UNA STRADA COMUNE PER I TRE PARTITI LAICI DEL CENTRO
di Giuseppe Gullo
Si ha l’impressione che le relazioni politiche tra i partiti siano determinate dai rapporti personali tra i loro leaders e solo marginalmente dai programmi e dai contenuti delle rispettive proposte. In questa lunga vigilia delle elezioni europee di giugno, le cronache riferiscono giornalmente di incontri, veti, aperture e chiusure in preparazione delle liste con l’obiettivo di superare lo sbarramento del 4% che per i partiti minori rappresenta uno scoglio. Mentre i partiti maggiori discutono e si dividono sulle candidature dei loro esponenti più importanti, gli altri guardano con apprensione i sondaggi ben sapendo che restare sotto la soglia può essere esiziale per la loro sopravvivenza.
Quest’ultima preoccupazione vale in modo particolare per le formazioni laiche che si oppongono al Governo. Due di queste, Azione e Italia Viva, hanno fatto liste comuni alle politiche del 2022 ottenendo il 7% dei consensi, mentre + Europa, che alle elezioni politiche si è presentata col PD e ha così avuta una rappresentanza parlamentare, in occasione delle votazioni per il Parlamento europeo non intende replicare la scelta fatta in quell’occasione. Le formazioni di cui parliamo hanno programmi molto simili e per quanto riguarda la politica d’integrazione europea sono da sempre schierate, senza tentennamenti, dalla parte di chi sostiene convintamente il rafforzamento dell’Unione e la creazione degli Stati Uniti d’Europa. Peraltro, due dei leaders di quei partiti, e cioè Bonino di + Europa e Calenda di Azione, hanno ricoperto importanti incarichi a Bruxelles, la prima come Commissaria e il secondo, su designazione di Renzi, come rappresentante del nostro Paese.
Queste premesse avrebbero comportato come naturale corollario un accordo tra i tre partiti per fare liste comuni alle elezioni di giugno. Tutto ciò, se non prevalesse il risentimento personale, la ripicca all’insegna di “te lo avevo detto che me l’avresti pagata!” Apprendiamo infatti che Calenda pone una pregiudiziale assoluta nei confronti di Renzi e di Italia Viva dicendosi pronto a fare accordi con tutti tranne che con il suo ex alleato. E’ inutile chiedersi a quali “ logiche” ubbidiscano simili affermazioni e se abbiano un substrato politico o siano solo l’effetto di malanimo simile, mutatis mutandis, a quello del fidanzato che ritiene di essere stato ingiustamente abbandonato.
La politica non può oscillare sulla spinta di umori personali. È una realtà troppo importante, dalla quale dipendono i destini e il futuro di milioni di persone, per essere ancorata a stati d’animo. Se si verificano convergenze e se esse sono confermate da posizioni chiare e univoche, tutto il resto passa in seconda o terza linea e deve prevalere la visione strategica e la forza delle idee. Vi è un’area abbastanza vasta di opinione pubblica che non si identifica nella destra nazionalista né nell’europeismo tiepido dei 5S, che alcuni giorni fa hanno votato in Parlamento contro il sostegno militare all’Ucraina, mentre non persuade la politica del PD che oscilla tra la subalternità ai grillini e il ricorrente desiderio di sposare posizioni della sinistra antagonista, che a sua volta chiede di essere rappresentata.
Chi crede nelle idee e nei valori del liberalismo, della socialdemocrazia e della tradizione delle battaglie libertarie non violente e umanitarie dei radicali auspica unità d’intenti e d‘impegno. Dividersi per provare a primeggiare è come scegliere di morire pur di conquistare per qualche giorno la ribalta del dibattito politico. Non vale scomodare i padri dell’Europeismo da Spinelli a Delors, basterebbe buon senso e un ego un po’ meno smisurato per scegliere la strada comune che sarebbe apprezzata dagli elettori.
Fonte Foto: PublicDomainPictures.net – Ken Kistler – CC 1.0 Deed