Un patchwork di iniziative scoordinate prive di visione unitaria, che condanna ancora una volta il sud
di Giovanni Mollica
Responsabile di Democrazia Liberale per un Nuovo Meridionalismo
Martedì 15 febbraio, l’Agenzia AdnKronos ha comunicato che il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e per lo Sviluppo Sostenibile (CIPESS) ha dato il “via libera all’anticipazione di 4,7 miliardi del Fondo di Sviluppo e Coesione ( 2021-2027) per opere infrastrutturali immediatamente cantierabili … più altri … 1,6 miliardi per interventi strategici programmati … Le risorse, che per l’80% vengono assegnate al Mezzogiorno, finanziano interventi in continuità e coerenza col PNRR e con il Piano Nazionale Complementare (PNC) …”.
Il comunicato così prosegue: “La scelta operata dal Governo è quella di potenziare la dotazione infrastrutturale del Paese e soprattutto del Mezzogiorno, al di là di quanto già previsto con il PNRR e il PNC …”.
Leggendo questa notizie, l’anima meridionalista di Democrazia Liberale si riempie di gioia, nella convinzione che “potenziare la dotazione infrastrutturale del Paese e soprattutto nel Mezzogiorno” si traduca nel dotarsi di una visione organica e sistemica della rete trasportistica e logistica del Sud, in coerenza con ciò che l’UE sollecita da oltre vent’anni.
In concreto, ci aspetteremmo che queste risorse contribuiscano a dare continuità trasportistica alle tratte colpevolmente non completate della parte più meridionale dell’AV/AC (pur se farlocca) SA-RC-PA/CT a ovest, e BA-TA/LE a est. Continuità sostanzialmente ignorata nel PNRR – o rimandata a tempi incompatibili con le finalità del Next Generation Plan EU – con la motivazione di una presunta impossibilità di rispettare la data di termine lavori del 2026.
Sta di fatto che, ancora una volta, le speranze sono andate purtroppo deluse.
La lista delle opere elencate nel comunicato, mostra infatti che, ancora una volta, si dà la precedenza a una pletora di opere “minori”, per lo più a carattere locale. Un patchwork di interventi scoordinati che suscitano entusiasmo presso i politici e la popolazione del territorio – “Questo è un risultato storico … ringraziamo i Ministri Carfagna e Giovannini” – ma hanno conseguenze estremamente limitate sull’economia locale e nazionale.
Con incredibile protervia, si continuano a ignorare le indicazioni dell’Unione, gli insegnamenti dell’Economia dei trasporti e le esperienze consolidate nel mondo intero.
Democrazia Liberale si chiede se il Ministro Giovannini conosca lo studio pubblicato sul Sole 24Ore del 30 Gennaio 2020 che attestava il divario di crescita del PIL pro capite tra le città “con la TAV” (+10% nel periodo 2008-2028) e quelle “senza TAV” (+3%). E come mai un’interpretazione lungimirante e intellettualmente onesta – come dovrebbe essere quella di chi ricopre il ruolo di Ministro della Mobilità Sostenibile – rispettosa delle finalità del Next Generation Plan EU, non punti al completamento della Rete core entro il 2030. Come richiesto dall’UE da decenni.
Per l’ennesima volta, un Governo nazionale, nella sostanza, ignora le richieste di equità che vengono dal Paese e dal Parlamento europeo per accontentare le pretese dei centri di potere locali col risultato di ripetere il fallito modello di sviluppo a trazione settentrionale.
Vanificando ogni seria possibilità di crescita delle prossime generazioni di cittadini (?) meridionali.
Col rischio che la conclamata incapacità tecnico-amministrativa di Comuni e Regioni porti alla bocciatura dei progetti e alla restituzione dei finanziamenti previsti o già ottenuti.
Altrettanto incredibile è la constatazione che nessun’altra formazione politica – esclusa Democrazia Liberale – si faccia interprete di un cambio di rotta.
Lo sa tutto questo il Presidente Draghi? O finge di non vedere i gravi limiti di un’azione governativa che è anche e soprattutto sua? Sembra obbligato a tenere un basso profilo dalle pretese di partiti che appaiono incapaci di esprimere una visione unitaria dello sviluppo del Paese, resi ciechi dall’ossessione di andare incontro agli egoismi delle lobby cui fanno riferimento, e indifferenti alla sequela di fallimenti sociali ed economici causati negli ultimi decenni; in definitiva, incapaci perfino di comprendere che proseguire su questa strada implica la moltiplicazione degli interventi assistenziali al fine di evitare ribellioni che non potranno essere per sempre mantenute nell’alveo della legalità.