UN CONSUNTIVO MODESTO, DOPO DUE ANNI DI GOVERNO
di Giuseppe Gullo
La Presidente del Consiglio, a fine estate, ha scelto la trasmissione di Del Debbio per fare una sorta di consuntivo dell’attività del suo Governo a due anni dall’insediamento. Come avviene quasi sempre in questi casi, la Presidente ha messo in evidenza i risultati raggiunti, ha omesso di indicare quelli falliti o solo parzialmente conseguiti e ha del tutto ignorato l’ampio spettro di quelli sui quali la maggioranza è divisa o ha assunto posizioni non in sintonia con le richieste che provengono dai cittadini.
È vero che l’economia ha avuto nel post COVID una crescita eccezionale che ci ha collocato al primo posto in Europa. È altrettanto vero che, almeno negli ultimi anni, la crescita è stata determinata dai fondi del PNRR che per il 2023 ha contribuito per lo 0,8 su un incremento totale dello 0,9%. È chiaro che, a breve, gli effetti delle imponenti risorse finanziarie europee finiranno e le regole economiche riprenderanno il loro corso normale. In quel momento, che è molto vicino, il Governo dovrà fare i conti col debito pubblico, che ha raggiunto la stratosferica cifra di 3000 miliardi, e con un fabbisogno annuo extra di circa 500 miliardi che dovranno essere reperiti sul mercato con l’emissione di nuovi titoli di Stato. Il circolo vizioso, che ha rappresentato un oggettivo freno a una maggiore crescita, riprenderà vigore soprattutto se il nuovo credito, com’è accaduto frequentemente, sarà destinato a finanziare la spesa improduttiva. Su questo aspetto la Presidente ha glissato promettendo genericamente sostegno alle imprese che assumono.
Ovviamente, nessun accenno alla pressione fiscale giunta a livelli assolutamente insopportabili ormai da anni, già prima del Governo in carica, mentre è vero che il contrasto all’evasione ha dato risultati eccellenti nel 2023, assicurando entrate ulteriori che consentiranno di varare una finanziaria relativamente leggera e la possibilità di gestire un tesoretto stimato in quattro miliardi.
Una forte sottolineatura la Presidente ha fatto sui risultati raggiunti nel contrasto all’immigrazione clandestina. Il dato è eloquente e non vi è dubbio che gli sbarchi siano notevolmente diminuiti. Ciò che la Presidente non dice è che il nostro Paese ha bisogno degli immigrati per fare fronte alla domanda di manodopera non specializzata che viene dalle imprese del nord e che possa coprire il fabbisogno in settori nei quali i nostri giovani non intendono occuparsi: agricoltura, badanti, addetti ai servizi di ristorazione, calzolai, fabbri, muratori e altri.
Recentemente il Governatore della Banca d’Italia, nominato dall’attuale Governo, ha dichiarato esplicitamente che l’Italia ha bisogno degli immigrati. Il problema non è pertanto quello di impedire l’accesso nel nostro territorio quanto quello di regolamentarne il flusso, controllando generalità e provenienza, fissare il numero massimo annuo di persone da accogliere, programmare le partenze con i paesi d’origine e garantire al meglio un percorso di integrazione e di accoglienza. L’immigrazione è una risorsa e come tale deve essere considerata e trattata con la maggiore attenzione che richiede la sua peculiare natura di essere costituita da uomini e donne che chiedono lavoro e comprensione.
Le maggiori manchevolezze del Governo alle quali corrispondono il silenzio della Presidente riguardano il vasto e fondamentale settore dei diritti civili. Su questo piano la maggioranza di destra è indietro di molte miglia rispetto alla società civile. La polemica sullo ius scholae è vacua e stucchevole. Sembra di ascoltare persone che vivono in un altro pianeta. Forse nessuno di loro è mai andato ad acquistare delle pile o un caricatore di telefonino dal cinese vicino casa trovandovi una cinesina che parla un italiano fluente e che alla tua domanda, ingenua e sprovveduta, di sapere dove ha imparato così bene l’italiano ti risponde prontamente che ha studiato da noi e tra qualche anno concluderà il ciclo di studi. Subito dopo si rivolge al padre in cinese per chiedergli chissà cosa. C’è qualcuno che ragionevolmente potrebbe negarle la cittadinanza?
Ci sono poi altri settori che chiedono con urgenza di essere regolamentati. Il vuoto legislativo in materia del fine vita è ingiustificabile. Leggiamo ogni giorno appelli drammatici e dolorosi di ammalati che sentono il loro corpo come una tortura insopportabile e che chiedono di potere porre fine a sofferenze indicibili. Hanno diritto ad avere una risposta dal Parlamento in una materia nella quale deve prevalere il rispetto della dignità dell’individuo e della sua libera volontà. La materia è delicatissima ma richiede e impone alla politica risposte tempestive e adeguate.
La società moderna, nella quale l’accesso alla conoscenza è diventato planetario e la scienza sembra travolgere ogni barriera, ha bisogno di regole certe che abbiano l’uomo al centro di ogni interesse. Ha scritto recentemente Vito Mancuso “Quando una persona decide di voler rimanere desta, vigile per giungere all’ora della morte, concederglielo è il massimo della cura“. Ovviamente è un’opinione e come tale discutibile. Una risposta tuttavia è doverosa. Il vasto campo dei diritti civili è per la destra minato per la sua mancanza di sensibilità nei confronti di temi che sono di crescita e di maturità della nostra società. Non comprenderlo è sintomo di chiusura e inadeguatezza.
Last but not least, silenzio totale sulla legge elettorale che è invece fondamentale e urgente anche per chiarire e delimitare le finalità del Premierato da molte parti giustamente contestato. Neppure un accenno ai quesiti referendari per i quali è in corso la raccolta delle firme, che mira ad abrogare gli aspetti più deleteri del Rosatellum. Incredibile e inspiegabile, ma purtroppo è così!
Fonte Foto: PxHere.com – Mohamed Hassan – CC0 1.0 Universal