Se io fossi Emmanuel Macron
di Pietro Di Muccio de Quattro
Se io fossi Emmanuel Macron, prima di ritentare la chiamata al centralino di Vladimir Putin, darei una ripassata ai fondamenti della civiltà, i quali, essendo il ‘prodotto inintenzionale’ della triade Libertà, Giustizia, Diritto, evolvono senza stravolgersi. Sì, lo so, il presidente dei Francesi è uscito dalla loro migliore scuola d’amministrazione, l’Ena. Aver trafficato a lungo fuori dei posti dove la giustizia e il diritto vengono professionalmente esercitati, ha tuttavia finito per ammorbidire pure il senso macroniano della liberté. All’Ena, visto ch’è la scuola d’eccellenza per i politici transalpini, gli avranno certamente insegnato che gli Stati, nei reciproci rapporti, si comportano come gl’individui. Che accade, dunque nelle nazioni libere, dove ha corso la giustizia sulla base del diritto? Se Tizio, pretendendone la proprietà, s’impossessa di parte del terreno del confinante Caio, il giudice reimmette immediatamente Caio nel possesso, incurante delle ragioni vere o presunte accampate da Tizio, il quale soltanto in un successivo giudizio separato potrà farle valere e dimostrare che la proprietà gli spetta di diritto. Questa è tutt’oggi l’azione possessoria, codificata dai Romani ma esistente anche altrove dagli albori della “legge” e basata sul principio ‘spoliatus ante omnia restituendus’, il latinorum che forse non insegnano all’Ena ma alla facoltà di giurisprudenza sì. Il diritto civile d’origine romana, che permea anche la Francia, non si chiama civile per distinguerlo dal diritto penale, ma soprattutto perché attiene alla civiltà e dunque plasma anche il diritto internazionale che applicano le nazioni civili. È vero che, nei rapporti tra Stati, il diritto funziona principalmente tra eguali. Nondimeno, in via di principio, il fondamento è lo stesso. La comunità internazionale si sforza di adeguarvisi con molteplici istituti.
Pertanto, se io fossi Emmanuel Macron, a capo dell’unica potenza nucleare rimasta nell’Ue, la smetterei di tempestare Putin con telefonate quotidiane come una teenager infatuata. Anche la più innamorata delle ragazze capisce quando il maschiaccio concupito è distratto da altre passioni. Stare lì ad insistere fino al punto da costringerlo a farsi negare, non è dignitoso nonostante l’infatuazione comprensibile. L’insistenza, poi, pare addirittura inescusabile, perché accompagnata da sdolcinate professioni sentimentali per ingraziarselo in pubblico. “Non umiliate il mio Putin”, dichiara il tenero Macron. Chi sono i cattivi che tentano di umiliare l’amor suo? Fuori i nomi! E, però, che dirà la gente di un Macron che disvela impudicamente così esagerate preoccupazioni per l’innamorato?
Se io fossi Macron, rifletterei bene sul discredito gettato sulla Francia, sull’Europa, sulla civiltà occidentale affermando che Putin non debba essere umiliato, essendo quello che è ed avendo fatto quello che ha fatto. Penserei che le umiliazioni inflitte da Putin debbano essergli inflitte e che costringerlo a rimangiarsele a forza significhi tutt’altro che umiliarlo quanto piuttosto far pagare il malfatto al malfattore. Come Caio, facendosi rimpossessare, non umilia lo spossessante Tizio, ma ottiene giustizia, così Volodymyr Zelensky con Putin.
Se io fossi lo svagato Macron pensoso della faccia e della figuraccia di Putin, immediatamente condannato già il 24 febbraio 2022 dalla triade della Civiltà (Libertà, Giustizia, Diritto) prima ancora che dal tribunale della Storia, dovrei vergognarmi di Winston Churchill che per l’ostinata insensibilità personale e politica fu granitico sulla ineludibile necessità di eliminare, altro che umiliare, Adolf Hitler. Lo odiava “professionalmente”, come ebbe a dire. Se io fossi un resipiscente Macron, invece, sarei sensibilissimo agli insegnamenti della Seconda guerra mondiale e all’esempio di Churchill. Non dimenticherei che, se Hitler fosse stato fermato, cioè umiliato, appena incominciò ad impossessarsi di terre altrui con la stessa scusa di Putin (la lingua parlata), i Francesi non sarebbero stati umiliati, loro sì, e non avrebbero dovuto vedere il Führer vincitore sfilare a Parigi sotto l’Arco di Trionfo.