Restiamo il paese del “tengo famiglia”

Restiamo il paese del “tengo famiglia”

di Roberto Tumbarello

È sempre più prepotente in Italia e anche in politica il legame tra il potere e la famiglia. Sembra una buona cosa, invece è un privilegio che penalizza gli altri, soprattutto la società che regredisce, non essendo sempre i familiari adeguati ai ruoli che occupano. Berlusconi, seppure fosse proprietario di Forza Italia e di mezzo Parlamento, era il leader che dal punto di vista politico e aveva pochi rapporti con mogli e figli. Solo negli ultimi anni inserì alla Camera la quasi moglie Fascina. Le altre donne che lo attorniavano erano badanti, infermiere, governanti, che lo avevano accudito, oltre alle amanti e al “ciarpame politico”, come le definì la moglie Veronica Lario, prima che si separassero. La lite con la Meloni – la definì supponente, prepotente e qualcos’altro, forse ingrata aggiungo io, ma lui non lo scrisse perché sottinteso – scoppiò proprio perché lui chiedeva che venisse affidato il ministero della Sanità a una sua fedelissima a cui non bastava essere già senatrice.

Se la famiglia litiga
La Meloni concluse il diverbio aggiungendo Io non sono ricattabile, lasciando spazio a brutte supposizioni sulle intenzioni di Berlusconi. Questo inopportuno bisticcio con un uomo cui avrebbe dovuto gratitudine eterna per avere sdoganato la destra qualche anno prima e adesso portata al potere, finì con una grave decisione di Berlusconi. Fece votare scheda bianca ai senatori di Forza Italia all’elezione di La Russa alla Presidenza del Senato. Fratelli d’Italia, che hanno in Gasparri il loro uomo in Forza Italia, si erano preparati e, invece, di stare al gioco – alla votazione successiva Berlusconi lo avrebbe votato – si rivolsero al terzo polo per avere i voti che mancavano, in modo da non fare emergere che la maggioranza non era compatta e far capire a Berlusconi che i suoi voti non erano indispensabili.

La volta in cui la famiglia non gli fu riconoscente
Non fu un bel capitolo, proprio all’inizio della legislatura, nei confronti del fondatore del centro destra, che l’aveva fatta ministra quando aveva trent’anni. Ma ora era in vista della Presidenza del Consiglio e si era montata un po’ la testa. Il litigio si compose per l’intervento immediato della figlia Marina e di Fedele Confalonieri che scrissero un biglietto a Berlusconi per ricordargli che “Non è conveniente per le nostre aziende litigare con la maggioranza”.
Questo ovviamente a discapito del prestigio del padre, che, però, per amore dei figli, ma forse perché sentiva già di essere in prossimità del terminal, non rispose “Non preoccupatevi, la maggioranza è in mano mia”, ma si umiliò, anziano e malandato, a chiedere scusa alla Meloni, che non era ancora Premier. Lo era in pectore e lo attese nella sede politica di via della Scrofa a Roma. Lui non era abituato a recarsi, mai, in un ufficio altrui ma a ricevere sontuosamente nella sua villa sull‘Appia Antica.

Il gioco di far entrare (in un modo o in un altro) un membro della famiglia
Sia da destra che da sinistra è prepotente al giorno d’oggi l’istinto di favorire un familiare. Cominciarono nella prima repubblica le coppie comuniste, che, però, marito e moglie facevano entrambi politica. Si erano conosciuti frequentando il partito e ognuno/a – i casi di Togliatti, Occhetto, Fassino e altri – sarebbe diventato parlamentare anche se non si fossero sposati. Non era ancora nata la moda odierna di coniugarsi con un avversario politico in modo da risultare protetti chiunque prevalesse. Né nella DC né nei partiti laici c’era quest’usanza. La moglie lavorava o stava a casa a occuparsi dei figli, a quel tempo numerosi.
Si può dire che nella seconda repubblica l’iniziatore fu Bossi, che fece eleggere il figlio Renzo al Consiglio Regionale della Lombardia. Quando gli chiesero se fosse il suo delfino, cioè il successore della sua politica, il padre stesso lo definì sinceramente “più una trota che un delfino”. Infatti, si rivelò talmente mediocre, che Bossi onestamente – caso finora unico, e senza neppure precedenti – lo fece ritirare dalla politica. Da allora Renzo fu per tutti “Il Trota”. Poi arrivarono tanti altri figli. I vantaggi personali non sono eccezionali. Solo per vanità e un po’ di denaro. Per la politica, nessun beneficio. Però, vista la mediocrità di chi non è parente, per il Paese il disagio è minimo.

De Luca e il figlio…sempre affari di famiglia
Più recenti sono l’avvento del figlio del governatore della Campania, l’on. Piero De Luca (PD), quello dell’on. Trantino (MSI), il cui figlio Enrico è da qualche settimana, a furor di popolo, sindaco di Catania. Il caso più clamoroso è il ministro Lollobrigida, cognato della Premier, all’Agricoltura, pilastro dell’economia italiana. Ma anche la giovane moglie di Franceschini (PD), che è stata consigliere al Comune di Roma e poi alla Regione Lazio, ora è deputata e il marito senatore. Mentre Fratoianni – Sinistra italiana – fresco di matrimonio, ha fatto il regalo di nozze, che la moglie ha molto apprezzato, candidandola alla Camera in un collegio sicuro, dove ovviamente è stata eletta.

Il Papa lavora nell’ombra (con Kirill) per la pace in Ucraina
Non credo che fare entrare l’Ucraina nella NATO sia una buona idea. Forse non lo è stato nemmeno l’ingresso di Finlandia e Svezia, tutti paesi che confinano con la Russia. Qual è il vantaggio per l’Europa? E per gli stessi paesi? Non è il momento di sfidare Putin, che non vuole il controllo degli USA alle costole. Si rischia, senza alcun vantaggio, di ampliare il raggio della guerra, coinvolgendo altri soggetti nell’escalation del conflitto. In questo momento sarebbe più saggio prendere provvedimenti che possano agevolare il processo di pace. L’esito di questa iniziativa sembra più una provocazione che una saggia mediazione. Come cambierebbe il rapporto di forza tra Russia e Ucraina se il paese aggredito entrasse nell’alleanza di difesa atlantica o nell’Unione Europea?

Se la Chiesa si unisce è una grande famiglia capace di portare la pace
Alacremente in fermento, certo più degli altri, è la diplomazia vaticana, seppure lavori in ombra e in silenzio. In queste ore è atteso in Vaticano – se non è già arrivato – il braccio destro di Kirill, patriarca di Mosca e di tutte le Russie, che un tempo era sostenitore della guerra di Putin. Sembra che Papa Francesco sia riuscito a portarlo alla ragione. È la persona più vicina a Putin e la più influente sull’opinione pubblica. Essendo prevista una guerra lampo, che invece dura ormai da 16 mesi, Kirill non aveva pensato che morissero tanti innocenti, persino dalla parte dei russi. Nazionalista e sostenitore della politica imperiale del Cremlino, l’arcivescovo cristiano ha capito che Putin sta esagerando e sembra deciso a calmarne i bollori.
Sarà un altro merito del Papa argentino, ma di origine italianissima, che la curia contesta e che, invece, gran parte dell’umanità apprezza. In un angolo della mia memoria conservo l’avvertimento di Henry Kissinger che, nell’intervista concessa in occasione dei suoi cento anni, spiegò che bisogna in tutti i modi evitare la guerra e, se iniziata, smetterla il più presto possibile. Però, ci sono guerre che non si possono evitare ed è conveniente combattere perché le conseguenze sarebbero ancora più gravi. Credo che una di queste sia la guerra che Putin ha scatenato senza motivo all’Ucraina, per dimostrare la sua potenza o chissà che cos’altro. Certamente se n’è pentito, ma ormai non può tornare in dietro.

Zelensky e la grande famiglia del suo popolo. Si ammorbidirà?
Certo, Zelensky sostiene che l’Ucraina oltre alla pace ha diritto alla Giustizia per i crimini contro l’umanità che ha subito. Quindi, un accordo di pace non è facile perché Putin dovrebbe ammettere di essersi comportato male e sottoporsi al giudizio della corte penale europea o, comunque, del mondo intero. Questo non sarà possibile, trattandosi di un dittatore. Nei sistemi democratici, chi sbaglia è messo sotto accusa e finisce col dimettersi. Il dittatore non può accettare sconfitte, preferisce morire. Comunque, morirebbe la sua leadership. Non sa nemmeno lui come uscire da questo ginepraio e ogni tanto comunica di avere spostato alcuni ordigni nucleari in Bielorussia con l’evidente messaggio che qualcuno, magari per errore, potrebbe essere spedito sul territorio nemico.
Tanto più che le truppe russe che hanno invaso l’Ucraina controllano il territorio circostante la centrale nucleare di Zaporizhzhya e un incidente ai reattori può sempre succedere creando un disastro radioattivo con conseguenze imprevedibili. Quindi, sarebbe più saggio rinunciare alla giustizia e accontentarsi solo della pace, che è già una grande conquista. Però, non si può ottenere se non si dà qualcosa in cambio a Putin. Ma sembra che nessuno sia disposto a concedergliela. Anzi, gli si vuole dare la lezione che merita, ma a spese dell’umanità che rimarrebbe coinvolta nella sua immancabile reazione.

Il Mondo: una grande famiglia che vuole a intervenire
Continuano le riunioni per valutare i danni in Ucraina e la possibilità di ricostruirla prim’ancora che la Russia finisca di distruggerla. L’ultima fu convocata a Roma in aprile e si era calcolato che servivano più di 400 milioni di euro per la ricostruzione. Nei giorni scorsi c’è stata un’altra riunione a Londra e i danni sono schizzati a oltre un miliardo di dollari. Per ora sono disponibili solo i 50 milioni messi a disposizione dalla banca mondiale. Non sarà facile trovare i 950 cha mancano, oltre agli altri che nel frattempo occorreranno, visto che la distruzione continua e aumenta a vista d’occhio. Sono più solerti gli sciacalli, pronti a sfruttare le disgrazie per arricchirsi alle spalle di chi non ha più niente che coloro cui è affidata la missione di pace.

In Inghilterra il politico che mente se ne deve andare
Come spesso è accaduto nella storia recente, l’Inghilterra dà lezione al mondo politico di comportamento e lealtà nei confronti del parlamento e, quindi, dei cittadini. Nonostante la maggioranza alla camera dei Comuni ce l’abbiano i conservatori, il Primo ministro Boris Johnson, che era il loro primo ministro, fu sfiduciato e adesso costretto pure a dimettersi da parlamentare per fallacia. Non perché si sia appropriato di beni della comunità, come avviene ogni tanto da noi, ma per avere mentito. Nella cultura inglese la bugia è considerata il reato più grave per un uomo politico perché chi è senza scrupoli, tanto da mentire, può commettere qualsiasi altra azione riprovevole e illecita. Per di più la commissione che ha indagato sul comportamento dell’ex Premier – quattro membri conservatori, due laburisti e uno dei nazionalisti scozzesi – propone di privare Boris Johnson persino del privilegio concesso gli ex membri del parlamento di continuare a frequentare Westminster.

Famiglia inglese e famiglia italiana
Da noi, invece, il 5 aprile 2011 la camera dei deputati votò a larga maggioranza che la ragazza marocchina conosciuta come Ruby per lo stato italiano era la nipote di Mubarak e che le telefonate alla questura di Milano perché fosse affidata a una consigliera regionale, anziché a una struttura di ricovero di minori senza fissa dimora, furono telefonate di Stato. Invece, Boris Johnson è stato messo sotto accusa solo per avere organizzato una festicciole tra amici nella residenza di Downing Street durante le restrizioni per l’epidemia di Covid. La commissione accusatrice – formata a maggioranza da parlamentari conservatori, come il Premier – spiegò al parlamento che il Primo ministro era affetto da fallacia costante, quindi persona inaffidabile perché inattendibile.
Del resto quando faceva il giornalista era stato licenziato dal Times per avere inventato una notizia. La commissione propose al Parlamento una sospensione di Johnson di 90 giorni. È una punizione molto pesante, che indusse l’ex Premier a dimettersi da deputato. Però, gli inglesi lo reputano indegno di frequentare le aule di Westminster come continuano a fare – anche in Italia – tutti gli ex parlamentari e chiedono al parlamento di ritirargli la concessione.

In famiglia non si dicono bugie…o si pagano
 Ignominia massima. Solo per avere mentito. Nemmeno per avere organizzato la festicciola, ma per avere negato che fosse avvenuta. Come per Clinton, che rischiò l’impeachment non per la relazione con la stagista, ma per aver negato di averla avuta. Pensate alla differenza di civiltà tra Westminster e Montecitorio, dove i mascalzoni sono solo gli avversari. Mentre gli amici si difendono a spada tratta. Dovremmo raccontare questo episodio nelle scuole, in famiglia, tra amici perché cominci a germogliare anche da noi educazione e civiltà. Dulcis in fundo, è venuto recentemente alla luce che una segretaria precaria ma giovane e di bell’aspetto è stata elevata al rango di baronessa dal funambolico premier. Il suo incarico nello staff del primo ministro era di accogliere le personalità in visita a Downing Street.
Da un giorno all’altro e senza particolari meriti, ora fa l’ingresso nella Camera dei Lord, di cui diventa il più giovane membro della storia d’Inghilterra. Si chiama Charlotte Owen, ha trent’anni e una laurea in scienze politiche all’università di York. Lo avevano dissuaso dal fare Sir il padre perché allungava le mani sul sedere delle giovani signore. Ma questa è definita una nomina ancora più oltraggiosa che Boris Johnson potesse lasciare in eredità alla sua gestione di governo. Una beffa. Chissà se riusciranno a rimediare a tutte le sue intemperanze. Magari se ne scopriranno pure altre.

La vedova scaltra e la riforma della Giustizia
Da ragazzo ero un assiduo lettore del Travaso, giornale satirico, che mio padre comprava tutte le settimane. Non era solo divertente, faceva soprattutto riflettere sui problemi della vita e soprattutto sulla politica. Non so se fosse di destra o di sinistra. Allora non c’erano queste nette differenze, né tanta rivalità neppure tra la DC e il PCI. Il Travaso era contro le inadempienze del governo e di chi era al potere. E tutti i cittadini erano d’accordo. Non come adesso che la critica viene solo dall’opposizione e dai suoi elettori. Perché le storture colpiscono tutti, non solo gli avversari. Se un sindaco era inefficiente, erano gli stessi elettori che lo avevano votato a farlo decadere. Nemici erano i delinquenti, non gli avversari politici.
Oggi, invece, chi ha votato per un partito difende la propria scelta anziché i propri figli. Ricordo una vignetta intitolata La vedova scaltra. Era una donna che ogni settimana si recava sulla tomba del marito e, evocando un problema irrisolto, chiedeva di farle vedere la soluzione prima di richiamarla accanto all’anima santa del coniuge. Era scaltra perché era sicura che quei problemi non si sarebbero risolti. Non è cambiato nulla. Oggi, come allora, i problemi sono sempre gli stessi e non solo non si risolvono, ma non si affrontano nemmeno. Oggi per di più si aggravano e mi chiedo che cosa chiederebbe la vedova scaltra sulla riforma della giustizia di Nordio. Come mai questo ministro improvvisato alla politica in tarda età è così ideologizzato? Perché ce l’ha tanto con i suoi ex colleghi magistrati? Forse li conosce meglio di altri?!

Per superare certi problemi bisogna governare come una famiglia unita
Siccome non sappiamo risolvere il problema della lungaggine dei processi, che è il vero problema della giustizia, aboliamo i reati. L’abuso di potere non è un provvedimento che viene cancellato nell’interesse del cittadino, ma per consentire all’amministratore di privilegiare amici, familiari e complici – cosa che fa già – d’ora in poi senza essere neppure rimproverato. Limitare le intercettazioni non è un vantaggio per la ricerca della verità, ma un aiuto a chi cerca di imbrogliarla. Secondo Busia, presidente dell’Anticorruzione, questa riforma viola i trattati internazionali. È molto probabile, quindi, che saremo sottoposti a sanzioni. Secondo altri è anticostituzionale perché apre le porte all’illegalità. C’è pure chi è convinto che con l’abolizione del reato d’abuso d’ufficio 3623 condanne saranno cancellate. Ecco perché molti sindaci di sinistra sono favorevoli alla riforma. I sindaci non solo politici, ma amministrativi, che, come la destra, vogliono abbassare il livello dei controlli. Chi si vuole proteggere?

La famiglia unita non mette il bavaglio alla stampa
Senza contare il bavaglio alla stampa, che è sempre stato un pallino dei governi Berlusconi e che, invece, è una garanzia per i cittadini, anche per quelli di destra. Perché il ministro vuol vietare ai giudici di criticare le leggi? Il loro diritto-dovere è solo di applicarle? Non sono cittadini come gli altri che hanno il diritto di critica? Anzi, sapendone più di altri, le loro critiche possono aiutare il legislatore eventualmente a correggerle. Ma il legislatore non ha l’umiltà necessaria, quindi non vuole critiche. Non si tratta di essere di destra o di sinistra, ma dalla parte dei cittadini onesti o degli imbroglioni. La vedova scaltra si chiederebbe che vantaggio ha il governo ad aiutarli. Non credo che sia stato questo il mandato degli elettori, né che le persone che hanno votato la Meloni siano d’accordo su questa riforma.
Un tempo di destra o di sinistra erano i partiti e la politica. I cittadini erano vittime o tutt’al più spettatori, mai complici. E i giudici erano imparziali. Perché io, che non sono di sinistra, dovrei essere d’accordo con questa riforma? Perché dovrei dimenticare che Cesare Previti, ministro della Difesa, e lo stesso Berlusconi, assieme a tanti altri della stessa corrente di pensiero, furono espulsi dal Senato per indegnità? Chi non c’è più merita pietà e misericordia, ma il principio è ancora vivo e non bisogna approvarlo e meno ancora esaltarlo.

Perché nessuno pensa ai nuovi reati?
Non sono queste le riforme che servono a un Paese che pullula di ladri e corrotti, che si gira dall’altra parte ogni volta che scoppia uno scandalo. Mentre ci sono bande di criminali che truffano gli anziani. E scalmanati che guidano per 50 ore di seguito per alimentare il loro blog. È stato ucciso un bimbo di 5 anni in un incidente stradale. La colpa non è solo di chi, alla guida, andava a folle velocità, ma dell’incoscienza di tutti gli occupanti. Cosa che avviene quotidianamente. La mamma e la sorellina sono in codice rosso in ospedale e cinque giovinastri che giocavano a fare gli influencer, filmando mentre viaggiavano in città a 124 km/h, sono denunciati a piede libero in modo che possano uccidere ancora. È stato classificato erroneamente omicidio stradale perché non esiste ancora una fattispecie del reato. Questa la riforma che servirebbe. Individuare i nuovi reati e incrementare le pene in barba a Cesare Beccaria che è rimasto indietro. Ci sono nuove attività che sfruttano la dabbenaggine della gente.
Il gruppo dei Borderline di cui stiamo parlando è composto da cinque giovani ventenni, quattro ragazzi e una ragazza, che si definiscono Youtuber. Per ora hanno 600mila follower e guadagnano appena 200mila euro l‘anno. Ma se continuano a piacere, aumenteranno i seguaci e di conseguenza i guadagni. La loro specialità consiste nell’offrire video di smargiassate e di avventure pericolose, come quella di filmare andando a 120 km/h per 50 ore di seguito senza dormire. Erano talmente immedesimati nella loro gara contro i pericoli e gli incidenti, che continuavano a filmare anche dopo avere investito la Smart for two e ucciso il bimbo. Tutto ovviamente condito con sostanze esaltanti che aggiungono eccitazione al brivido. E ci sono per ora 600mila idioti che si collegano a questi banali blog. Ma ce ne sono altri ancora più idioti, le aziende che pagano per pubblicizzare i loro prodotti su queste imprese dannose oltre che inutili.

Se la famiglia italiana è malata nascono mostri
Non sono i soli. Ci sono tanti altri gruppi. E la nuova attività di chi non ha voglia di studiare né di lavorare. La più famosa blogger, per fortuna innocua dal punto di vista della sicurezza, è Chiara Ferragni, che, con la sua offerta di moda, a 36 anni ha 28 milioni di follower, con un fatturato annuo di 10 milioni di euro. Famosa anche la blogger dei viaggi, Alessia Piperno, seppure con soli 67mila seguaci, arrestata lo scorso anno a Teheran e rilasciata dopo un mese trascorso nelle prigioni iraniane. Tutto questo avviene all’insaputa della politica e del governo. Nonostante i frequenti incidenti che provocano, si continua a ignorarli.
Adesso, per esempio, il gravissimo reato che hanno commesso non è omicidio stradale. È qualcosa di più che – ripeto perché il ministro Nordio capisca – coinvolge nelle responsabilità anche gli occupanti dell’auto oltre a chi era alla guida. Questi nuovi reati non sono compresi nella riforma, che è quella che Berlusconi ha sognato per 30 anni e, nonostante le maggioranze bulgare che aveva non riuscì mai a realizzarla. È dovuto morire per averla in omaggio alla memoria, anche se ormai non gli serviva più perché, anche lui che l’aveva sollecitata, aveva forse capito che era ingiusta. Mi chiedo perché se uno è di destra deve approvarne le storture e non essere d’accordo con chi è di sinistra nel condannarle.

L’Italia del “tengo famiglia”
E’ così che va l’Italia in questo momento, un tempo paese di poeti, eroi, santi e navigatori, oggi ospizio di ricchi mendicanti che senza dignità elemosinano continuamente prebende e privilegi, disposti a tradire per molto meno di trenta denari. Il mondo ci guarda ma non viene al funerale di Berlusconi – meritiamo solo Orban – perché non ci tengono in considerazione. Il problema più urgente e difficile, quasi impossibile da risolvere sono ancora i migranti che sbarcano in ogni spiaggia e più della metà annega. Per loro è meglio la morte che vivere nei paesi da cui provengono. I greci hanno risolto il problema lasciandoli annegare o addirittura provocandone il naufragio.
L’ultima tragedia si è verificata a Kalamata. A poche decine di meri dalla riva un’imbarcazione con 700 migranti, di cui un centinaio di bambini, si è capovolta. Erano siriani, pakistani ed egiziani. Solo in 104 sono riusciti a salvarsi e hanno raccontato che la guardia costiera greca ha risposto ai loro SOS. Una motovedetta ha lanciato loro una cima, ma nel trainarla lo strappo è stato così forte da fare capovolgere l’imbarcazione. Poi sono scomparsi. Quindi, sono stati i soccorsi a causare la tragedia? Erano veri soccorsi? Forse è proprio vero che non siamo ancora umani, ma molto peggio degli animali.

Se la Famiglia del Governo non vede al di là del proprio naso
Non bastano più le strette di mano diplomatiche, siamo passati a baci, abbracci, affetto e amicizia intima. Troppi baci per essere autentici. Persino a Elon Musk, 51 anni, imprenditore sudafricano con cittadinanza canadese e statunitense, già alla quarta moglie e sei figli. Secondo uomo più ricco del mondo, con un capitale di 187 miliardi di dollari, dopo il francese Bernard Arnault, che, però, non licenzia i dipendenti con altrettanta frequenza. La sua ricchezza nasce dalla miniera di famiglia di smeraldi in Zambia.
Non è un mecenate, ma un esaltato che si diverte a moltiplicare il denaro che ha ereditato. Tanto che, per ridurre il rischio di estinzione dell’uomo per eventuali catastrofi naturali, ha creato una stazione umana su Marte che gestisce Starlink, una costellazione di satelliti prodotti dalla sua SpaceX. Ovviamente ha fatto tappa in Italia ed è stato ricevuto con effusioni a Palazzo Chigi. Non certo per creare nuove iniziative, ché gli investimenti li ha fatti in Germania, ma perché ha bisogno di qualcosa. E noi lo riceviamo in pompa magna a furor di baci.

Problemi di famiglia anche per uno come Musk
Da ragazzo è stato vittima di violenti fenomeni di bullismo di cui ha incolpato il padre per non averlo difeso abbastanza. Infatti, ha tagliato da tempo i rapporti con lui. Ha compiuto gli studi universitari negli USA dove si è laureato in economia. È vero che questi miliardari in dollari creano molti posti di lavoro, ma licenziano pure con facilità. “Timeo Danaos et dona ferentes”, disse Laocoonte quando vide il Cavallo di Troia che tutti ritennero un dono dei greci prima di lasciare l’assedio di Troia. “Temo i greci anche se portano doni”. Adesso sono tutti affascinati da Musk. Figuriamoci se viene con propositi altruistici e di generosità.
Il suo primo interesse, dopo la Tesla è l’Intelligenza Artificiale che farà un’ecatombe di posti di lavoro nel mondo. Siccome nella ricerca siamo a buon punto, questo è – assieme a corruzione, violenza e razzismo – il pericolo più imminente per l’umanità. La sua corsa ad arricchirsi è una sfida alla società che da ragazzo fu cattiva con lui. Però, siccome è un bancomat ambulante, intanto, noi ce lo baciamo e lo abbracciamo come se fosse un vecchio amico. Dal punto di vista politico si definisce – quasi all’italiana – un po’ democratico e un po’ repubblicano. Però, in realtà è sostenitore di Trump.

Una famiglia al governo, l’altra all’opposizione
Intanto alla sbarra tutti i giorni, qualsiasi cosa faccia e decisione prenda, c’è Elly Schlein. Per il suo partito non ne fa una giusta, sia che non simpatizzi con gli altri partiti d’opposizione, sia che, invece, ci riesca. In occasione di una manifestazione contro il lavoro precario organizzata dal M5S, invitata da Conte, vi ha subito aderito, come Bonelli dei Verdi e Fratoianni della Sinistra Italiana. Viene accusata, come se fosse intervenuta a una manifestazione di Fratelli d’Italia. Il motivo è che il M5S non ha la stessa politica del PD sull’Ucraina. Se no, sarebbe un partito unico. Torniamo all’errore di giudicare chi era d’accordo o contro Draghi che ha causato la frattura tra i partiti che non fanno parte del centrodestra consentendogli di avere una maggioranza superiore al numero di voti.
Le alleanze si fanno tra chi non la pensa allo stesso modo. Il fatto è che nel PD e nel Parlamento c’è una grossa anomalia democratica. Il partito è pieno d’infiltrati che non sono di sinistra e che Letta non riuscì a individuare e li ricandidò. Sono rimasti nel PD proprio per cercare qualsiasi occasione per mettere zizzanie. Cottarelli e gli altri fuggiaschi, anziché abbandonarla perché in disaccordo con la sua politica, avrebbero dovuto aiutarla a smascherare un’anomalia che turba anche me che non sono di sinistra, figuriamoci chi ha avuto l’onore di essere candidato ed eletto, per poi andarsene.

Cosa ne sarà dell’eredità di Berlusconi e di Forza Italia?
Mentiamo a noi stessi quando ci illudiamo di essere un grande Paese. Perché dovremmo esserlo? Che cosa facciamo per essere tali? Che cosa lasciamo ai posteri? Mentre tutti i deputati e senatori di Forza Italia sono in contatto con altri partiti, mi chiedo se la Signora Chinnici, ultimo acquisto di Berlusconi, non rimpianga di avere lasciato il PD qualche settimana fa e intende tornarci o anche lei briga per trovare un’ennesima sistemazione, visto che l’ultima scelta non è stata oculata. Nella prima riunione del partito dopo 30 anni – quando c’era lui non se ne facevano perché non servivano a niente, tanto decideva tutto il padrone – Tajani è nominato successore di Berlusconi.
Persona tra le poche perbene che conosco in politica, ma come tanti altri forse inadatto alla guida di un partito. Ottimo esecutore di ordini, ma senza la minima iniziativa creativa. Purtroppo lui li aveva scelti così. Da quando il padrone non era più in grado di gestire Forza Italia Tajani si era ceduto interamente alla Premier, considerandola l’erede naturale del padrone. Anche Marina ha giurato fedeltà alla Meloni, snaturando la funzione del partito del padre. Berlusconi, infatti, non la stimava per niente.

Strani giri di accordi politici
Se non altro, perché cercava di imitarlo nei rapporti umani senza riuscirci. “Sembra facile per chiunque, ma bisogna sapere baciare la bandiera” – diceva il Presidente Pertini – “se no, sembra che ci si soffi il naso”. E così pure abbracciare un estraneo. Uomo di grande equilibrio e moderatezza politica Berlusconi era un imprenditore miliardario e quindi di destra, ma non era razzista né estremista. Senza di lui il governo andrà sempre più a destra perché nessuno ha la personalità necessaria a condizionare la Meloni e i suoi ispiratori. Per ora c’è il vuoto pneumatico. Che cosa ne sarà di Forza Italia? La famiglia continuerà a finanziarlo? A onorare i cento milioni di debiti che ci sono? Quali sono i progetti della quasi moglie, oggi quasi vedova, oltre all’intenzione di candidare il padre alle elezioni europee? Quali saranno i suoi rapporti con la famiglia?
L’abbiamo vista percorrere la navata centrale del duomo, all’uscita dal funerale, mano nella mano con Marina Berlusconi, ma è un legame che si può rompere al primo malinteso o divergenza personale. Che fine farà Mediaset? Sembra che l’intenzione sia di venderla, non essendoci più il fondatore e Confalonieri invecchia. Chiunque la compri non darà con tutte le sue reti il sostegno gratuito che hanno avuto finora la coalizione e il governo. La potenza e la longevità politica di Berlusconi consisteva nella protezione delle sue reti televisive e dell’enorme capitale in denaro liquido di cui disponeva. È stato un caso unico al mondo. Nessun leader ha mai avuto queste disponibilità nella società occidentale e credo neppure nelle altre.

Berlusconi, spiace dirlo, ma sta diventando un affare di famiglia
I canali Mediaset sono tanti e ognuno ha contribuito al successo del centrodestra. Anzi, l’ha determinato. Non esiste un caso analogo di pressione mediatica. Dipartito Berlusconi, Angelucci continuerà a editare i quotidiani e i settimanali che ovviamente sono in grande passivo e che finora hanno appoggiato la coalizione? L’idea più costruttiva finora è la proposta di candidare al Senato Paolo Berlusconi nel seggio uninominale di Monza e Brianza, lasciato libero dal fratello, che andrà presto ad elezioni, come prevede la legge elettorale. Se il fratello accettasse, prenderebbe l’impegno di sostenere finanziariamente il partito, che è il problema più urgente da risolvere.
Probabilmente il mantenimento dello stesso nome al comando aiuterebbe a mantenere la coesione del partito e anche degli elettori. Ma negli ultimi trent’anni Polo Berlusconi non ha mai dato segno di ambire a cariche politiche, né di averne le capacità. Può darsi, però, che sia stata sempre la sua ambizione e, per decisione del fratello, che era un mago degli equilibri, questo non gli fosse consentito. Ma può anche darsi che non si senta in grado di sostituire il fratello di cui è sempre stato il cadetto.

Non si può mai dire riguardo ai rapporti di famiglia
Sentimenti nascosti e contrastanti sono frequenti. Infatti, lo chiamano Berluschino perché in formato ridotto rispetto a Silvio. Ma è normale nelle famiglie in cui c’è intesa. Leader è il fratello maggiore, soprattutto se, come appunto in Silvio, c’è una genialità di cui beneficia l’intera famiglia. C’è antagonismo e competizione tra fratelli quando non c’è unione né rispetto. Ai Berlusconi si può dire di tutto tranne che manchi l’unità di famiglia. Quindi è probabile che anche Paolo si riveli leader capace e addirittura con maggiore saggezza data la sopravvenuta terza età anche per lui. Comunque, è certamente meglio di chiunque in questo momento nel partito.
Basta attendere qualche settimana per sapere come andrà a finire. Adesso che il capo famiglia è lui può darsi che riveli una leadership analoga a quella del fratello maggiore. Le elezioni nel collegio si terranno entro il 29 ottobre, quindi c’è ancora tempo. Bisogna sentire il parere di tutti. Ci saranno riunioni di famiglia, che forse sono già in corso. Tutto dipenderà dall’unità d’intenti, cioè dagli interessi economici che questa decisione comporta. In pratica, l’opposto del pensiero dell’augusto de cuius.

Commenta questo articolo

Wordpress (0)
Disqus ( )