Pianeta Giustizia, 2650 giorni non bastano
di Peppino Gullo
Finalmente qualcosa si muove nel disastrato e accidentato mondo della Giustizia. La sferzata del Presidente della Repubblica davanti al Parlamento ha colpito un nervo scoperto. Il dibattito è partito con interventi spesso di alto livello che apportano contributi importanti in una materia nella quale non esistono ricette già pronte.
Il Guardasigilli ha indicato tre settori nei quali intervenire con urgenza per raggiungere l’obiettivo che ci viene imposto dall’Unione Europea e cioè la riduzione del 40 % dei tempi nel settore civile e del 25% in quello penale. Il Ministro indica le priorità nel reclutamento di personale, nell’informatizzazione e nel potenziamento dell’edilizia.
Al momento, i dati disponibili indicano che l’organico dei Magistrati è carente per il 9% mentre quello del personale amministrativo, dopo le recenti assunzioni, si è ridotto a circa meno 24%.
Debbo dire che, leggendo alcune osservazioni che vengono fatte al riguardo, mi viene il dubbio che coloro che sostengono che le carenze di organico sono la causa principale del malfunzionamento della Giustizia, non abbiano mai messo piede in un Tribunale. Chi conosce la vita quotidiana dei luoghi nei quali si amministra la Giustizia sa che le cose stanno diversamente. Il 9% di vuoto di organico dei Magistrati è fisiologico. I meccanismi di reclutamento, su cui vi sarebbe molto da dire, sono tali per cui necessariamente tra il momento in cui si forma la disponibilità del posto e quello della sua copertura debbano passare almeno due anni tranne i casi in cui, come è avvenuto recentemente, l’esito di un concorso consenta solo il 10% della copertura dei posti disponibili, con conseguente ulteriore dilatazione dei tempi di definizione della selezione. Ciò significa che una percentuale vicina al 10% di scopertura vi sarà sempre.
Come si giustifica allora il fatto che l’Italia è all’ultimo posto tra i grandi paesi europei per la definizione dei processi civili? I dati sono eloquenti e preoccupanti.
2650 giorni, in media, per la definizione dei tre gradi di un giudizio civile sono moltissimi, senza eguali in Europa. Il dato, come sempre, riferisce una media dentro la quale vi sono realtà tra loro molto differenti, alcune virtuose, al passo delle tendenze europee, altre, troppe, disastrose, a livello di terzo mondo giudiziario. Se non è un problema di organico, cosa è possibile fare a costo zero? Alcune indicazioni, senza ordine di priorità, è possibile darle.
A) Abbattere in modo significativo il numero dei magistrati distaccati tra Ministero, uffici della Cassazione, Segreterie e staff di alte cariche istituzionali. Non sono riuscito a sapere esattamente il numero dei fuori ruolo. I dati disponibili (fonte Csm) dell’aprile 2021 indicano il numero complessivo in 221. Al momento, secondo dati ufficiosi, sarebbero circa 300. Penso che se i due terzi tornassero a fare il lavoro per il quale sono stati assunti non vi sarebbe nessun contraccolpo negli uffici presso i quali sono distaccati e ne trarrebbe beneficio l’amministrazione della Giustizia.
B) Non mi è mai stata chiara la ragione per la quale, in media, un magistrato tenga udienza un giorno a settimana; qualche volta l’ho chiesto informalmente e ho ricevuto risposte assolutamente insoddisfacenti. Qualcuno mi ha detto che oltre alle udienze, deve occuparsi di tante altre cose. I decreti ingiuntivi e i provvedimenti d’urgenza, ordinariamente, per una persona di normali capacità richiedono un impegno limitato; lo scioglimento delle riserve assunte all’udienza è più impegnativo, in quanto il magistrato di solito non conosce il fascicolo e deve quindi studiarlo. Vi è da dire che, con le dovute eccezioni, l’ammissione di mezzi istruttori e/o la concessione di provvisionali o altri provvedimenti in corso di causa, è un lavoro che ci si ritrova quando si tratta di decidere la causa se si ha cura di segnarsi le cose più importanti. L’attività collegiale è molto limitata e richiede quasi esclusivamente lo studio dei procedimenti di cui si è relatori e per i quali si ha già una pregressa conoscenza. In sostanza, a mio giudizio, in considerazione del fatto che la causa ha uno svolgimento quasi esclusivamente scritto e che con l’uso dello strumento informatico le occasioni di discussione in presenza sono limitatissime, un Giudice potrebbe benissimo tenere tre udienze settimanali riducendo così di molto i tempi di differimento delle udienze.
C) La modifica della competenza per valore del Giudice di Pace, ad esempio a 10.000 euro per i giudizi ordinari e 50.000 euro per quelli relativi alla circolazione di mezzi, potrebbe essere un ulteriore elemento di alleggerimento del carico dei Tribunali. Il provvedimento più importante tuttavia è un controllo serrato da parte dei Dirigenti degli uffici giudiziari sulla produttività dei singoli magistrati con l’applicazione di sanzioni disciplinari, influenti sullo sviluppo della carriera per coloro che non rispettano i parametri, e l’introduzione di incentivi premiali per coloro che li superano. E’ vero che alcune cause presentano difficoltà maggiori di altre e che talvolta occorre districarsi in vicende complicate, ma non è questa la regola. La gran parte dei giudizi ha un andamento lineare e se chi giudica non consente deragliamenti, può giungere a conclusione senza intoppi. Chi ha pratica di Tribunale sa che se il Giudice rispetta il ruolo delle parti, ma non consente a nessuna di esse comportamenti dilatori o poco lineari, e da parte sua non rinvia a uno o più anni di distanza attività che possono essere effettuate in poche settimane, le cause si definiscono sollecitamente senza alcun dubbio. Se questo non avviene, o l’atteggiamento del Giudice è di assoluto disinteresse o distacco o fastidio o altro, le cause avranno una durata indefinita. Alcuni Dirigenti di Uffici giudiziari alla domanda del perché alcuni fallimenti non siano stati definiti dopo cinquant’anni hanno risposto che la mancata definizione di alcune cause a essi collegati lo impedisce. E’ come dire che il ritardo incredibile è dovuto al mancato funzionamento dell’ascensore che serve tutto lo stabile!
Non sono affatto convinto che il preannunciato ingresso della figura del collaboratore del Giudice risolverà il problema. Credo che la creazione di un’ulteriore vasta fascia di precariato non sia una buona idea e, in prospettiva, farà nascere una quantità di questioni analoghe a quelle che riguardano il Giudice di Pace e i magistrati onorari, sempre alle prese con una stabilizzazione difficile da ottenere e anche da dare. Meglio, secondo me, l’ufficio stralcio con incarico a tempo e retribuzione collegata allo smaltimento del contenzioso. I nuovi strumenti informatici di cui tutti disponiamo, riducono notevolmente la difficoltà delle ricerche giurisprudenziali che, prima delle banche dati, portavano via molto tempo e richiedevano fatica e impegno. Chi è stato alle prese con ricerche complicate prima della rivoluzione informatica sa che cosa significava maneggiare e sfogliare pesanti volumi di raccolte giurisprudenziali, passando da una articolo all’altro alla ricerca affannosa di ciò che serviva e che stavi cercando. Adesso i tempi sono infinitamente minori e chi ha pratica dello strumento informatico sa come e dove cercare quasi in tempo reale.
Forse il collaboratore potrà svolgere un lavoro proficuo nel sostituire il Giudice nell’assunzione delle prove testimoniali e in sede di comparizione personale, ma nel complesso non mi pare che potrà essere questa la svolta.
La carenza di organico dei collaboratori del Giudice, Cancellieri e collaboratori, è un falso problema. L’introduzione degli strumenti informatici ha modificato sostanzialmente il lavoro delle cancellerie, rendendolo molto più semplice e di più facile evasione. Da tempo immemorabile nei Tribunali i Cancellieri o i collaboratori di cancelleria non partecipavano alle udienze e non redigevano i verbali. Questa attività veniva svolta dagli avvocati e non solo questa. Spesso anche le prove testimoniali venivano verbalizzate dai legali e il teste si limitava a giurare davanti al Giudice e a confermare il contenuto di quanto riferito. La principale attività delle Cancellerie era costituita dagli adempimenti successivi alle udienze, che adesso si comunicano via pec in tempo reale. Un collaboratore di normali capacità è in condizione di fare in un paio d’ore quanto deve, e di essere sempre al pari con il lavoro sempre che il Magistrato gli fornisca il materiale su cui lavorare. Peraltro, recentemente sono stati immessi in ruolo un certo numero di cancellieri e/o collaboratori , per la maggior parte provenienti dall’avvocatura, di età tra i quaranta e i sessant’anni, con ampia esperienza e in grado di mantenere le cancellerie al passo, non sempre spedito, dei Giudici. Il fatto è che gli organici sono parametrati a una realtà che non è più quella attuale e che i nuovi strumenti hanno modificato in meglio. Mi auguro che il beneficio della nuova occupazione diventi anche vantaggio per i tempi della Giustizia e non solo un’occasione, per altro giusta, di occupazione.
L’edilizia giudiziaria ai fini del miglioramento dei tempi di risoluzione dei giudizi è ininfluente. Dovrebbe essere fatto un piano per la costruzione di nuove carceri per migliorare la condizione dei detenuti e disinnescare la bomba di ribellione, malattie, promiscuità, mancanza di umanità e dignità che vi è negli istituti di pena. Affermare che la costruzione di nuove città giudiziarie possa accorciare i tempi della Giustizia non è conforme alla realtà dei Tribunali. E’ frequente il caso che gli Uffici del Giudice di Pace o della sezione lavoro o della sezione specializzata in materia d’impresa sia distante dagli uffici centrali o che l’udienza collegiale della Corte d’Appello sia in un luogo lontano dalla Cancelleria, ma questo disagio è tutto a carico degli avvocati e delle parti e non incide in nulla sui tempi del processo. Certo, se vi fossero tutti gli uffici concentrati in un unico luogo ben servito dai trasporti pubblici, con ampi posteggi, con sale per avvocati e luoghi per ospitare le parti, tutto sarebbe più agevole e anche più dignitoso, ma dal punto di vista tempo non si guadagnerebbe un minuto che sia uno.
Da ultimo, due righe sull’informatizzazione. Il processo civile telematico è stato introdotto da anni. Tutti pensavamo che il deposito telematico di tutti gli atti potesse veramente rappresentare una svolta e forse nel tempo lo sarà. Al momento i benefici sono limitati, tranne quello, certo importante, di avere eliminato qualche fila e qualche ora di attesa per adempimenti burocratici. Come mai per ottenere un decreto ingiuntivo depositato telematicamente occorre attendere più o meno lo stesso tempo di prima? Il blocco è successivo e consiste nei tempi di assegnazione e di esame da parte del Giudice.
Torniamo a quanto abbiamo detto prima: le pratiche vanno evase in tempi certi fissando sanzioni o premialità rispettivamente per chi non rispetta o abbrevia i tempi. La prima e fondamentale riforma consiste nell’introduzione di criteri di produttività e di efficienza di chi opera nel settore. Non è possibile che accada, non è un evento eccezionale, anzi, che si debba attendere molti mesi per la pubblicazione di una sentenza o lo scioglimento di una riserva istruttoria.
Se accadesse nel settore sanitario il paziente rischierebbe di morire; nel settore giudiziario finisce quanto meno in coma!