O LA BORSA O LA VITA! BISOGNA RISPONDERE SUBITO?
di Roberto Tumbarello
Guerra ovunque nel mondo, persino in casa Meloni, che è tornata single. Giambruno, che ha esagerato nel montarsi la testa, deve trovarsi un’altra sistemazione perché espulso da casa. Da first gentleman, come impropriamente lo chiamavano, a Signor Nessuno. La separazione, di cui si vociferava da qualche giorno, è la stessa premier a comunicarla. Ammette che le loro strade si erano divise da tempo e signorilmente lo ringrazia – forse anche un po’ troppo – per gli splendidi anni trascorsi assieme e soprattutto per averle regalato la gioia più importante della vita, la figlia Ginevra. Un messaggio insolito per Palazzo Chigi e per altre cancellerie. Non era mai accaduto prima d’ora, dove gli inquilini di destra e di sinistra – a parte Berlusconi – si accompagnavano a partner migliori. Nella coraggiosa dichiarazione mi è piaciuto pure il post scriptum in cui Meloni non esita ad alludere a chi, approfittando delle continue gaffe del compagno, ha voluto colpirla in casa, facendo capire che si tratta di fuoco amico. Ma, come mai, conoscendo l’arroganza e la volgarità di Giambruno, ha permesso che Mediaset gli concedesse un programma televisivo, addirittura quotidiano? È sempre dai più vicini e fidati, da Cesare in poi, e certamente anche prima, che si annida il tradimento. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, dopo tante inappropriate esternazioni che mettevano continuamente in imbarazzo la Premier, è stata la mancanza di rispetto subita nell’ultima puntata dello show su Reta 4, quando Giambruno arrivò al punto – in un fuori onda – di corteggiare un’ospite con un comportamento sessista di inciviltà inaudita.
Decisione dura, amara, coraggiosa e ammirevole, che rende la Premier ancora più grande di quanto fosse apparsa finora. Una donna che merita rispetto perché sa conquistarselo, proprio da femminista. Mediaset ha subito sospeso il cafone che è stato sostituito da un altro conduttore. Ciò significa che in futuro continuerà forse a lavorare in TV, ma con ruoli minori e in ombra. I pettegoli cercano nel passato esempi analoghi che, invece, non esistono né in Italia né all’estero. È accaduto che mariti tradissero le mogli e viceversa, e per la superiore ragion di Stato il partner più debole abbia taciuto. Non è mai accaduta, però, una tale offesa pubblica, rivelata da Striscia la notizia, sempre Mediaset. È un caso unico nella storia. In casa Meloni si rivaluta il ruolo maschile di Lollobrigida, che, almeno, è un marito fedele e rispettoso. Mentre Arianna sfila senza di lui sul red carpet della Festa del Cinema di Roma. Certo, è uno smacco per un capo di governo. Comunque è stata brava a recuperare dignità e a trasmettere alle italiane come si comporta una vera donna, che non è ricattabile, come ricordò a Berlusconi. Complimenti, onorevole Premier!
Si teme un’espansione della guerra perché secondo i paesi arabi e anche Cina, Russia, Iran & C, Israele sta esagerando nell’autodifesa. Dovrebbe ascoltare gli appelli della comunità internazionale e limitare l’assedio alla Striscia di Gaza, quasi totalmente distrutta nel proposito di sgominare Hamas. L’Iran minaccia Israele intimando di avere rispetto per i palestinesi il cui diritto ad avere uno stato indipendente è dimenticato da troppo tempo. Il ministro degli esteri di Teheran rassicura gli USA di non auspicare un’escalation del conflitto “ma dovremo intervenire – aggiunge l’iraniano – se la distruzione di Gaza continua”. Sono ormai migliaia i palestinesi uccisi dai bombardamenti – donne, bambini, anziani, ammalati e medici – e tanti altri moribondi perché prigionieri di ospedali semidistrutti e senza farmaci necessari alle cure. Per ora sono usciti dalla Striscia un milione di civili, quasi la metà della popolazione, che vagano senza meta in cerca di acqua, vitto e sistemazione. È uno spettacolo pietoso di esseri umani, ancora vivi, ma ridotti molto male. Un esodo raccapricciante di povera gente scampata ai bombardamenti che, a piedi o su mezzi trainati da animali deboli, anche loro denutriti e allo stremo delle forze, non sanno quale sarà il loro destino. Al Sisi teme che svuotandosi Gaza sia poi Israele a occuparne il territorio e a impossessarsene per ampliare il proprio. L’Egitto ospita già nove milioni d’immigrati, in gran parte profughi delle guerre in Libia, Sudan e Yemen, e non può accoglierne altri. C’è, invece, il progetto umanitario, se Israele lo concederà, secondo cui potrebbero essere l’ONU e la Lega Araba ad amministrare il paese quando sarà liberato dalle macerie.
La tensione che si è creata in Medioriente fa prevedere una lunga guerra. Si sono, infatti, aperti anche il fronte del Libano e quello della Siria da cui arrivano missili e droni su Israele, che risponde. Infatti, è stata colpita in Libano una base dell’ONU con mille militari italiani, per fortuna senza vittime. Se dovesse entrare in guerra l’Iran – dove il capo dei servizi segreti ha subito un grave attentato, non si sa da chi, ma ovviamente si sospetta di Israele – sarebbero coinvolti gli Stati Uniti e, quindi, tutta la società occidentale. Ecco perché – spiega Zaky in una lunga intervista di Aldo Cazzullo sul Corriere – i giovani intellettuali americani sembrano antisemiti. Pensano, invece, alle conseguenze dell’aggressione di Israele ai palestinesi che non c’entrano con Hamas, di cui, anzi, sono vittime. Fino a sabato 21 ottobre, secondo il Ministero della Sanità di Gaza, i palestinesi deceduti sotto i bombardamenti israeliani sono 3785, di cui 1524 bambini e 1007 donne, oltre a 12500 feriti. Sono state distrutte 98mila abitazioni, cioè il 25%, e anche alcune chiese, dove hanno trovato la morte molti palestinesi cristiani che ci si erano rifugiati.
Si prevede che a guerra finita i palestinesi deceduti a Gaza potrebbero essere più di diecimila, mentre per la ricostruzione della città non basteranno 50 miliardi di dollari. Le vittime israeliane sono 1400, di cui 306 militari. Gli ostaggi in mano a Hamas sono 203, alcuni dei quali sono morti durante i bombardamenti. “Finché Hamas non li rilascerà – dice il ministro oltranzista e messianico Ben Gvir – a Gaza devono entrare solo centinaia di tonnellate di esplosivo, non un grammo di aiuti umanitari”. Grazie alla mediazione del Qatar, per cercare di evitare l’invasione di Gaza, Hamas ha liberato due ostaggi americani, due donne di Chicago, Judith e Natalie Ranaan, madre e figlia. I terroristi chiedono un cessate il fuoco in cambio del rilascio di donne e bambini. Ma Israele avrebbe rifiutato. Per lo storico Tom Segev, 78 anni, figlio di uno dei fondatori dello stato, Netanyahu è politicamente finito, per tutti gli errori e le catastrofi che il suo inetto governo ha commesso. Ha persino sottostimato l’astuzia e la pericolosità di Hamas, nonostante tutti gli avvertimenti dei servizi segreti americani ed egiziani. “Occupare Gaza sarebbe un grosso errore”, ha affermato il Presidente USA recatosi in Israele per poche ore, e si è detto fiducioso che Netanyahu rispetti il diritto bellico e l’incolumità della popolazione civile. Proprio nel giorno dell’arrivo di Biden è stato bombardato un ospedale di Gaza e forse 500 pazienti e sanitari sono morti. Hamas e Israele si accusano a vicenda. Ma la Giordania, dove Biden doveva incontrare il re Abdullah II, il presidente egiziano Al Sisi e Abu Mazen, presidente dell’Autorità palestinese, ha annullato il vertice.
Seppure anche esperti indipendenti mettano in dubbio la responsabilità di Israele nel disastro e accusino Hamas dell’errore nel lancio di un razzo diretto in Israele, ma caduto a Gaza, molte capitali arabe si sono infiammate con manifestazioni di protesta in favore della Palestina. Strade e piazze di tutti i paesi arabi del circondario sono colme di gente, un numero impressionante di persone che bruciano bandiere israeliane e americane. Chiunque sia il responsabile, la strage ricorda che tra i belligeranti c’è la popolazione innocente. La Mezzaluna Rossa palestinese, definisce il popolo di Gaza “relitti umani, macerie” come le loro case, i negozi, le strade, le scuole, le chiese, gli ospedali. Tutto distrutto dai bombardamenti degli ultimi giorni. “Nessuno può immaginare che cosa stia succedendo in quei pochi chilometri quadrati di mondo. Né i video, né le testimonianze possono descrivere l’orrore e il disastro umanitario”, dicono i medici sopravvissuti. “Il trasferimento forzato delle persone in condizioni catastrofiche e in un territorio continuamente bombardato è un crimine di guerra”.
Ma a Will County, nello stato dell’Illinois, il proprietario di un appartamento affittato a una famiglia di americani di origine palestinese, ha bussato alla porta della loro casa. Quando l’inquilina, dallo spioncino l’ha riconosciuto, gli ha aperto. Al grido “voi musulmani dovete morire”, l’uomo l’ha ferita con un coltello da cucina e ucciso il figlio di 6 anni. Invece a Bruxelles un arabo che, prima di fuggire in moto, si è proclamato membro dell’ISIS, ha ucciso a coltellate due cittadini svedesi, in gita per la partita di calcio Belgio-Svezia, poi interrotta sull’uno a uno. In una sparatoria la polizia l’ha ucciso. Non è stata un’azione dell’ISIS, ma l’iniziativa criminale di un lupo solitario. Probabilmente un esibizionista, dato il modo vistoso con cui era vestito, con un giubbotto rosso, proprio per attirare l’attenzione, anziché mimetizzarsi come fanno i terroristi.
C’è qualcosa che non quadra nel comportamento dei giovani intellettuali USA nei riguardi di un terrorismo che non vuole solo la fine di Israele, ma di tutto l’occidente. Ormai è uno scontro di civiltà. Ma nelle università americane la maggior parte degli studenti – la futura classe dirigente del paese leader della civiltà occidentale – sono in favore di Hamas. Sono tutti antisemiti, filo nazisti e autolesionisti? O ritengono che ci sia qualcosa di sbagliato nella politica di sostegno a Israele che i giovani contestano e che noi interpretiamo male? La questione è determinante per il destino degli USA, di Israele e della democrazia nel mondo. Come mai questi giovani intellettuali, che predicano la libertà e il rispetto dei diritti umani, giustificano il terrorismo di Hamas, che rappresenta tutti i paesi che vivono male e danno la responsabilità alla politica USA e contestano la supremazia americana?
Leggendo le loro motivazioni si capisce che sono idealisti, che, pur amando il proprio paese e la sua leadership, ritengono sbagliato il comportamento degli israeliani nei confronti dei palestinesi. Vorrebbero che un paese illuminato come gli Stati Uniti, pur sostenendo Israele, gli rimproverassero gli errori. L’establishment sottovaluta il fenomeno perché la politica è gestita dal mondo della finanza, non dalla cultura né dall’interpretazione dei diritti umani. Ma l’America non è d’accordo e ha reagito. Accusa i giovani dissidenti di antisemitismo e vuole punirli. Infatti, assieme alle loro opinioni, sul web circolano pure i loro nomi, che vengono additati come indegni di rappresentare la libertà e la democrazia. Ci sono appelli alle istituzioni e alle società di non assumerli e non dargli lavoro quando finiranno gli studi. Gran parte di Wall Street ha aderito all’appello. Anche, questo, però, è giudicato dagli studenti di Harvard, che non avevano previsto tante reazioni contrarie, un esempio di odio che inquina la società. “La lista del terrore nei college” è, secondo gli studenti di Harvard, un sistema spregevole per limitare la libertà di pensiero.
Ma l’America potrà fare a meno della migliore gioventù che esce dalle più prestigiose università solo perché di idee contrarie a quelle dell’establishment? Anche molti ebrei illuminati, infatti, riconoscono e biasimano Israele per il comportamento nei confronti della Palestina e non possono essere antisemiti. Non giustificano che Netanyahu stipuli accordi con i ricchi Sauditi e non con i poveri vicini di casa. Come mai – si chiedono i giovani americani – la Palestina è una colonia israeliana e non uno stato indipendente? Se lo chiedono anche molti intellettuali ebrei e persino il quotidiano di Tel Aviv Haaretz. Lo ribadisce pure la nostra Premier: ”Bisogna tornare alla decisione di due popoli e due stati”. Brava Presidente! Faccia intervenire l’Europa, che in questo marasma sembra in castigo e non dice una parola, per sostenere questa tesi che è l’unica vera e saggia soluzione del problema. Mentre Salvini, che ha assunto una posizione totalmente anti palestinese, potrebbe fare la stessa fine di Giambruno. Esagerato, per la dignità del governo, convocare per il 4 novembre a Milano una manifestazione in cui si alzeranno certamente i toni islamofobi e faranno emergere un dissenso nella maggioranza. La medesima posizione sembra avere la Germania. Infatti, la Fiera del Libro di Francoforte ha cancellato la cerimonia di premiazione della scrittrice palestinese Adania Shibli con la scusa che “c’è la guerra in Israele”. L’Associazione degli scrittori arabi e molti editori indipendenti hanno ritirato la loro partecipazione dalla Fiera. I giovani americani ed europei sono sostenitori della scrittrice.
Netanyahu si serve delle foto raccapriccianti dei bambini sgozzati – dicono i giovani intellettuali USA – per impietosire il mondo, ma non ne ha mai mostrato delle condizioni in cui crescono i bimbi palestinesi, che vivono in miseria e che vedono le terre in Cisgiordania continuamente espropriate. Queste sono le accuse di chi giustifica il terrorismo e la crudeltà di Hamas, che ritengono il solo movimento che può cambiare il ritmo di una politica che dura da 80 anni. Si chiedono che fine hanno fatto gli accordi di Oslo, che prevedevano l’autogoverno dei palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Come mai non si è alimentata l’amicizia tra Rabin, Shimon Peres e Arafat che nel 1994 furono insigniti del Premio Nobel per la Pace, proprio per il tentativo di vivere tutti in amicizia? È più umano – si chiedono – l’atteggiamento di Netanyahu nei confronti dei profughi da Gaza, che non sanno dove rifugiarsi? È lui ad avere sulla coscienza la strage apocalittica compiuta da Hamas, che per due anni ha preparato indisturbato l’assalto, all’insaputa del Mossad e dei servizi segreti militari. Adesso deve fare il cattivo per recuperare dignità e consensi. Gli studenti di Harvard, Berkeley, Columbus, Stanford, George Washington, Duke, Yale, Chicago e altri prestigiosi atenei americani, che non sono antisemiti, plaudono Hamas, che, seppure con una strage, che ognuno in cuor suo piange, ha messo, però, in evidenza un problema umano, non meno crudele che la società occidentale ha consentito per tanti anni. Basterà cambiare politica e rispettare i diritti dei più deboli – ecco che cosa auspicano gli americani junior – perché diventino sostenitori di un establishment più giusto e umano. Anche loro vogliono che Israele esista.
Sabato scorso l’inserto del Corriere sul terrorismo di Hamas in Israele titolava tutti gli articoli, ma proprio tutti, 16 pagine, col punto interrogativo. E credo che la maggior parte dei lettori non abbia saputo rispondere. Quindi, mi è tornato in mente un episodio che risale a 60 anni fa durante una riunione di redazione del Tempo di Roma, che allora, assieme al Messaggero, erano grandi giornali che facevano opinione. Nantas Salvalaggio, che poi divenne un grande scrittore, non sapendo se la notizia di cui si stava occupando fosse vera, la titolò come il Corriere, chiedendolo al lettore. Renato Angiolillo, editore e direttore del giornale, andò su tutte le furie e gli fece una ramanzina davanti ai colleghi. “Secondo te, quindi, i lettori spendono 30 lire – allora il quotidiano costava un centesimo e mezzo di euro di oggi – per rispondere alle tue domande?” Durante tutta la carriera – e suppongo anche i colleghi che erano presenti a quel singolare episodio – non ho più usato l’interrogativo in un titolo. Quei direttori erano grandi maestri e le loro osservazioni non si dimenticavano più. S’imparava a scrivere e anche a comportarsi bene. Il mio maestro Mino Doletti, critico televisivo del Tempo, mi raccontò un episodio che può definire superfluo anche il progresso informatico. Era l’epoca in cui non c’erano i tabulati che ora indicano con esattezza quante copie vende ogni singola edicola e qual è la tendenza di mercato, se in aumento o in diminuzione. C’era una squadra d’impiegati che andava in giro periodicamente per Roma per sapere quante copie venivano vendute e quante ne rimanevano in ogni edicola. Il capo di questa squadra partecipava alle riunioni di redazione, ma, ogni volta che cercava di intervenire, Angelillo lo zittiva con un gesto. Un giorno, Doletti osò chiedere al direttore perché non gli interessassero le osservazioni di un personaggio così importante per la diffusione del giornale. Angiolillo gli rispose: “Finché De Gasperi – allora Presidente del Consiglio – la mattina prima di recarsi a Palazzo Chigi – anche la sede del Tempo è a Piazza Colonna – passa a prendere il caffè con me, non m’importa nulla della diffusione”.
Salvini, molto deluso dal dovere rimandare la riforma delle pensioni e subire ancora la legge Fornero, continua a pretendere che si finanzi il Ponte sullo Stretto, di cui si può fare a meno in un periodo di crisi, anziché cercare di ridurre il debito pubblico che è uno dei più alti del mondo. Ma a lui questo non importa. Tanto, a doverlo pagare saranno gli italiani di domani. Per risollevare le sorti del paese, ai cittadini extracomunitari costerà duemila euro l’anno l’accesso all’assistenza sanitaria. Chi non ce li ha – cioè quasi tutti – non potrà curarsi. Però, contemporaneamente condanniamo il terrorismo che non è molto più crudele. Questa stupidità fa il paio coi cinquemila euro da pagare per non essere rinchiusi nei centri di detenzione. Brunetta e i suoi bravi hanno concluso che il salario minimo non risolve il problema della giusta retribuzione. I sindacati promettono un novembre di scioperi, persino quello generale, perché “la manovra finanziaria è sbagliata, inadeguata e insufficiente”, mentre in alcune famiglie numerose neppure lavorando entrambi i genitori, quindi con due salari, si arriva alla fine del mese. Il governo non ha altre soluzioni perché una larga fascia d’italiani viva dignitosamente? Qual è l’alternativa del governo al salario minimo che viene continuamente bocciato? Nella legge di bilancio, povera per mancanza di risorse, si tolgono contributi alla sanità pubblica e alla cultura, ma la Premier si dice orgogliosa perché ci sono tagli al cuneo fiscale e si aumentano di 260 euro l’anno i redditi più bassi, cioè 21,50 € al mese. Nel 2021 Meloni protestò contro l’arroganza del governo Draghi che aveva blindato la manovra finanziaria, espropriando il Parlamento dal diritto di discutere la legge più importante dello Stato. Oggi, dimenticando ciò che diceva due anni fa, è lei a privare l’opposizione della possibilità di emendare la manovra. Chissà se Mattarella ci farà sapere che cosa ne pensa. Da Bruxelles, intanto, arriva la notizia che gli eurodeputati italiani hanno raggiunto un altro Guinness: il 22% ha cambiato partito negli ultimi quattro anni.
La vittoria di Tusk alle elezioni politiche e la conseguente sconfitta della destra, al potere dal 2025 in Polonia, restituisce un po’ di ottimismo all’Europa, che adesso ha un nemico in meno. È una svolta significativa, ma non ancora un cambiamento definitivo perché il governo illiberale di Morawiecki, ha cambiato la Polonia e ci vorrà del tempo per ristabilire la piena democrazia. Insieme alle elezioni si tenevano referendum sull’accettazione dei migranti, sul mantenimento di un nuovo muro al confine con la Bielorussia, sull’innalzamento dell’età pensionabile e sulla vendita di beni statali, che, però, non hanno raggiunto il quorum del 50% necessario per essere validi. Il risultato è stato ancora più significativo se si considera che le elezioni non sono state libere ed eque. Anche l’OSCE e altri osservatori internazionali sostengono che Il partito al potere ha goduto di un chiaro vantaggio grazie all’influenza sull’uso delle risorse statali e dei media pubblici. Il partito nazionalista ha imposto significative limitazioni ai diritti dei cittadini minato la divisione tra i poteri dello Stato, alla base del funzionamento della democrazia. La riforma più controversa è quella della Giustizia che ha subordinato la magistratura al governo. Il ministro della Giustizia, infatti, è anche procuratore generale. Presidente della Corte Costituzionale è persona di fiducia di Morawiecki. I magistrati che hanno criticato l’influenza del governo sulla Giustizia sono stati osteggiati o sospesi. La Corte di giustizia di Lussemburgo ha stabilito che sono stati violati i principi democratici fondamentali dell’Unione Europea, il che ha provocato una serie di procedimenti da parte di Bruxelles. Sono stati persino sospesi i finanziamenti alla Polonia e imposto multe per il mancato rispetto delle sentenze della Corte europea. La Polska Press, il gruppo editoriale più importante del paese, è stato acquisito dalla compagnia petrolifera statale, che così controlla 20 giornali locali, 120 settimanali e 500 portali online. Ai pochi media indipendenti rimasti, il governo ha tolto la pubblicità con cui si finanziano. Non parliamo, poi, della legge iper restrittiva sull’aborto, consentito solo nei casi d’incesto e stupro o se la gravidanza mette a rischio la salute della donna. Il Capo dello Stato ha il potere di porre il veto su qualsiasi legge del Parlamento.
In Italia. invece, si rispetta ancora la Costituzione, ma non s’interrompe il rancore nei confronti di Iolanda Apostolico, la cui vita e quella dei familiari vengono guardate al microscopio per avere considerato illegittimo il decreto legge sui migranti. Ogni giorno nelle dichiarazioni di qualche politico della maggioranza e sulle prime pagine dei giornali della cricca c’è un riferimento al comportamento anomalo della signora per convincere i lettori che i giudizi della magistratura sono prevenuti nei confronti delle azioni del governo. Invece, in questo caso, Il giudizio, è basato, per la verità, sulla legittimità del decreto e sul rispetto della Costituzione e della normativa europea. In una democrazia liberale il governo non contesta le prerogative della magistratura. L’accanimento tende a dissuadere altri giudici dall’imitarla e approvarne, per quieto vivere, tutti i provvedimenti. Però, la magistratura non sembra essere intimidita dalla sorte toccata all’Apostolico. Anche altri dichiarano illegittimo il decreto che probabilmente è davvero disapplicabile, ma lo stabilirà la Cassazione. Oltre agli elettori, che probabilmente sono d’accordo con la stampa governativa, a guardarci c’è l’Europa, ma anche il resto del mondo che nota quest’anomala aggressione alla magistratura, non molto civile né democratica. Forse qualcuno più illuminato dovrebbe far capire a chi dà gli ordini che a ogni azione, specie se esagerata, segue immancabilmente una reazione. Il risultato del conflitto tra poteri dello stato non è certo costruttivo per il Paese, né per il Governo che lo consente e che finora non ha prodotto risultati ammirevoli.
Entrando e uscendo di prigione, Fabrizio Corona è diventato un divo della TV. Ma non è finita qui, davanti a lui si apre un orizzonte politico, come talvolta capita in Italia a coloro che falliscono nella vita. Dopo Mara Venier e Belve, è Nunzia De Girolamo che lo invita per rimediare alla continua perdita di telespettatori. La conduzione dei programmi televisivi, ambita da chiunque perché molto ben remunerata, negli ultimi tempi ha visto il debutto di tanti esordienti incapaci. Il loro insuccesso, misto a presunzione e arroganza, fa discutere. Per non sprecare il mezzo più efficace di comunicazione si dovrebbe imporre un tirocinio prima di affidargli un programma. Non basta, infatti, essere amici della cricca per essere capaci. Gestire un programma TV è un’attività particolarmente difficile, che necessita di capacità ed esperienza. È vero che col trash aumenta l’audience, ma non è di buon esempio per il messaggio che invia. Corona è un caso a parte. Non è un buon ospite, seppure tutti lo invitino. Forse bisognava aiutarlo da giovane, ormai, cinquantenne, è troppo tardi. Comunque, non c’è da stupirsi della sua escalation televisiva. Con tanti pregiudicati in Parlamento perché non anche in TV? Per di più, per 15mila € a puntata, è diventato garante della legge, che prima ripudiava. È lui che denuncia i giocatori dediti alle scommesse clandestine e ne fa i nomi alla procura. Rivela che c’è chi punta un milione per volta. Insomma, c’è chi è peggio di lui. Che si debba fermare il calcio di serie A? Ce lo dirà lui in una delle prossime puntate. Lo vedremo prima o poi nei talk show e subito dopo, magari, candidato alla Camera o al Senato.
Quello dei calciatori di serie A è un vizio ciclico che torna ogni tanto, perché, alla conclusione delle indagini, non ci sono penalizzazioni né biasimi ma solo brevi sospensioni. Si mette tutto a tacere perché il Calcio e i suoi miliardi non corrano rischi. Per ora la Nazionale è stata privata di due importanti elementi. Ma sembra che siano solo la punta dell’iceberg perché gli indagati sono almeno una ventina. Ci chiedevamo come mai Lega e Fratelli d’Italia non avessero ancora messo gli occhi sul Calcio dove si nuota nel denaro come un tempo nella piscina di Zio Paperone. Ora Salvini chiede le dimissioni di Gravina, per poterla commissariare, “perché il Calcio è marcio”. L’occasione sono le scommesse clandestine, o la sconfitta ignominiosa imposta all’Italia a Wembley dall’Inghilterra, o gli stipendi sconcertanti dei calciatori? Forse nessuno di questi problemi, ma solo la rete di potere. Volevano addirittura la direzione del museo egizio di Torino, dove è necessaria grande cultura e capacità manageriali che né Salvini né i suoi sodali posseggono. Figuriamoci il Calcio, dove al Bar dello Sport chiunque ne sa più degli altri. Assisteremo a un braccio di ferro o il presidente della Lega se ne andrà compiacente e impaurito?
Come al calciomercato, c’è un viavai di mercenari anche in politica. Infatti, vista la mediocrità che regna in Forza Italia, la vedova Moratti ha lasciato il terzo polo e, dopo il flop alle elezioni regionali, è rientrata nel partito, che aveva tradito. È sicura di emergere sugli altri pur non essendo parlamentare. È l’equivalente di Bonaccini nel PD, che ambiva alla segreteria non conoscendo neppure l’indirizzo della Camera e del Senato. Però, lei è benemerita del cognato d’Italia, e probabilmente di altri, perché, da ministro dell’Istruzione, legalizzò l’Università Niccolò Cusano e tante altre dello stesso livello, che hanno svalutato il titolo di studio, ma sono apprezzati da tanti che in un ateneo normale non avrebbero superato neppure un esame.
Come esempio di cultura e rettitudine morale, sono stati arrestati Carlo Medaglia – ex prorettore della Link Campus University, università privata e telematica maltese con sede in Roma, e già capo delle segreteria dell’ex ministro dell’Ambiente Galletti, prima nel governo Renzi e poi in quello Gentiloni – e la sua assistente. Avrebbero commesso una truffa di 24 milioni di euro per fatture false e maxi evasione fiscale. Altre 29 persone, tra cui un ex ministro degli Esteri DC e 20 società, sono indagate per complicità negli stessi reati. La società è assillata da problemi di tutti i tipi che la nostra stessa indisciplina crea, non solo quella degli italiani ma di tutto l’occidente. Bisogna cominciare a responsabilizzare i cittadini, abituati a essere coccolati e compiaciuti dalla politica per adescarne i voti, comunque agiscano. Ci stiamo comportando come i genitori che non si occupano dell’educazione dei figli ma, per dimostrargli affetto, se la prendono con gli insegnanti quando li giudicano insufficienti. Il benessere della società non dipende soltanto dall’efficienza del governo, ma soprattutto dal comportamento degli elettori.