NIENTE È PEGGIO DEL SILENZIO DELLE ISTITUZIONI
di Roberto Tumbarello
Come mai, onorevole Premier, adesso che Lei ha la maggioranza, cominciano le aggressioni squadriste della destra neofascista? Non si era detto che non eravamo più fascisti? Qual è il vantaggio per il suo partito e per il Paese che vi ha votati? Se Lei tollera questi episodi di teppismo politico – spero che non li consideri atti di patriottismo, come il suo ministro – continuerebbe a ottenere il consenso di chi finora le ha dato fiducia? Avrà l’approvazione dei suoi alleati e dell’Europa? C’è un rapporto razionale tra il suo sostegno all’Ucraina aggredita da Putin e il silenzio sulle aggressioni davanti alle scuole di ragazzi inermi?
E se si passasse poi alle redazioni dei giornali e alle procure, dove c’è chi ha diritto di pensarla diversamente? A tutte queste domande che possono decidere del suo futuro politico e della libertà degli italiani, non è necessario che Lei risponda, ma Le suggerisco di riflettere sulla convenienza di tollerarle o sull’utilità di non consentirle. Alla violenza, inoltre, c’è chi, poi, risponderà allo stesso modo. Ed è un circuito che sarà difficile interrompere.
Che non cali il silenzio sul passato né sul presente.
Lei non può ricordare gli anni ’80, quando il terrorismo, da una parte e dall’altra, fece tante vittime e nessuno ebbe la soddisfazione della vittoria. Solo lacrime e lutti. Se lo faccia raccontare da chi ha vissuto quel periodo buio o magari da chi ne è stato attore. Fu la politica, unanime e compatta, a sconfiggere quei moti ispirati alle dittature e ai regimi dei secoli scorsi, quando era la forza e la prepotenza a decidere la supremazia. Cerchi di farlo capire ai suoi simpatizzanti, che la danneggiano, prima che gli altri si organizzino e reagiscano. Per ora sono scaramucce tra giovani. Cerchi di evitare che intervengano gli adulti.
Perché, allora, sarà difficile prevedere dove si andrà a finire. Se ha ascendente su questi tipi esuberanti gli faccia capire che in guerra non ci sono vincitori. Non c’è più alcuna morale, ma solo paura e reazioni inconsulte. Poi ci chiediamo perché le foibe e le vendette, anche quelle dei deboli. Bisogna fermare quei picchiatori.
Ciò che è più preoccupante è il silenzio delle istituzioni
Non si stupisca, poi, se Macron e Scholz non La invitano. Non si masturbi con le moine di Zelensky che per ora ha bisogno delle armi italiane. Il successo è come la verginità. Ci vogliono anni per conquistarlo e un attimo per perderlo. Tanto più facilmente in Italia, data la volubilità degli elettori. Lei dovrebbe saperlo bene. Lo predichi ai suoi correligionari che nutrono rancori sbagliati, che il successo dovrebbe spegnere. Gli ripeta la conversazione tra Vittorio Foa e un ex gerarca fascista dopo il 1948. È anche una questione di stile che fa la differenza: “Se aveste vinto voi, io sarei ancora in carcere. Siccome abbiamo vinto noi, tu sei senatore”.
Ecco perché Lei è cresciuta nel benessere di un paese libero. È arrivata al potere senza essere mai molestata né picchiata all’uscita da scuola. E se qualcuno avesse osato, sarebbe stato punito, non la preside. In questa atmosfera di sicurezza e libertà Lei ha raggiunto livelli che nessuna donna aveva sperato in questa Italia maschilista. Non è solo merito suo, ma anche della democrazia. Che non diventi anche un paese violento. Faccia in modo che si continui e che anche altre donne possano imitarla e raggiungere il suo stesso successo. Così non torneremo indietro.
Silenzio anche su un gioco che dovrebbe essere di tutti
Questa è solo la Sua prima e prestigiosa tappa. Non la sprechi assecondando quei facinorosi o girandosi dall’altra parte credendo che siano suoi sostenitori. Sono quelli che la danneggeranno. Un errore, però, gentile signora, Lei lo ha già commesso quando nella legge finanziaria ha inserito un miliardo di euro per aiutare le squadre di Calcio di Serie A a diluire i loro debiti. Aiuti, invece, lo sport puro, quello dei dilettanti o delle donne o delle scolaresche. Gli altri sono sanguisughe che non meritano ciò che guadagnano e Lei gli facilita pure l’indebitamento.
Gli italiani vogliono recuperare la poesia del Calcio, che l’eccessivo denaro in cui sguazzano calciatori, allenatori, procuratori e dirigenti ha distrutto. Non c’è più il sano agonismo. Si gioca durante due o tre giorni la settimana e a qualsiasi ora per soddisfare le esigenze delle reti televisive che pagano fior di milioni alle società per avere l’esclusiva. Tanti soldi, alla fine, sono i tifosi a doverli pagare con gli abbonamenti alle pay-tv. Anche la povera gente ne ha diritto. E per spendere quei soldi si priva di necessità più impellenti. E lo fa in silenzio. Senza alzare la voce. Perché si fida delle Istituzioni.
Bisogna tornare alla partita della domenica pomeriggio, quando tutti gioivano e socializzavano. Io andavo allo stadio con mio padre per mano. C’erano tanti bambini e famiglie perché, quand’era bel tempo, la partita allo stadio era una festa. Adesso i tifosi si guardano in cagnesco, s’insultano e si picchiano perché sono avversari. Anzi, sono nemici e talvolta si accoltellano pure. Non è più sport, c’è solo business e astio. Come davanti alle scuole, non c’è politica, solo teppismo. I campioni non sono più un esempio di comportamento. Sa Lei, Presidente, quanto guadagnano? I loro stipendi non hanno alcun rapporto con quelli dei comuni mortali.
L’assurdo che passa come una cosa normale
Mbappé e Ronaldo intascano 17 milioni di euro al mese. Gli altri un po’ meno, ma sempre nell’ordine di milioni. Mentre lo stipendio mensile di un medico di base, che ha in cura 1500 pazienti, è appena di 4.375 euro lordi. La gente si scandalizza anche per il suo stipendio, Signora, con tutte le responsabilità che l’alta carica comporta. Ma non per quelli dei calciatori. Non solo in Italia, in tutta Europa. Ora anche in Cina e nei paesi del Golfo, cui abbiamo dato un pessimo esempio.
Grazie al petrolio che dal loro territorio sgorga a fiumi, vogliono comprare le squadre dei campionati europei per il piacere di chi detiene il potere. Con tanto denaro in circolazione, sono fisiologici truffe, imbrogli, raggiri, menzogne, intrighi. Ha seguito la vicenda della Juventus? È finita con soli 15 punti di squalifica e nessuna sanzione penale per rispetto alla famiglia Agnelli. Non può continuare così. Non è più lo sport di De Coubertin.
Se il silenzio colpisce i nostri ragazzi
Le nostre creature – anche Sua figlia, Signora – crescono con questa morale deviata. Mentre quella che le famiglie sane gli impartiscono sarà considerata desueta e superata, persino ridicola. Oggi si gioca per vincere, non per competere e misurarsi, perché in palio non c’è solo la vittoria, ma milioni di euro., cioè la ricchezza Le ragazze aspirano a diventare stelle della TV, i ragazzi campioni di calcio, per accumulare denaro che non sapranno spendere se non per inutili Rolex o auto sportive su cui, poi, qualcuno purtroppo si sfracella. Ecco perché non si studia più. I più furbi che falliscono nello spettacolo o nello sport, si rifugiano nella politica dove non è necessaria la competenza né il talento.
Non è tollerata solo l’ignoranza ma anche una condanna penale. Anzi, è una benemerenza perché si giustifica come inflitta da giudici faziosi, definiti di parte che fanno uso politico della giustizia. E Lei ne sa qualcosa dato che anche nel Suo partito c’è qualche pregiudicato. E li candidate pure come se vi mancassero le persone probe. In questi paradigmi d’immoralità – come, studiare è una perdita di tempo – c’è la complicità del cittadino perbene che vuole far parte del gruppo vincente e ci si accoda.
Così, si comporta male anche lui. Se dall’Argentina, dal Brasile e da certi paesi africani arrivano tanti campioni è perché lì si gioca ancora per divertirsi, per misurarsi, per sano agonismo, per dimenticare le guerre e la carestia. Non ci sono milioni. Solo qualche dollaro per un panino da Mac Donald. Invece, in Italia e in Europa, l’opulenza e la libertà impediscono che nascano campioni, solo brocchi. Ecco perché dobbiamo comprarne altrove a caro prezzo.
Il silenzio del calcio
Dove c’è tanto denaro, che non si sa nemmeno da dove provenga, c’è anche mancanza di scrupoli e disonestà. Ha mai sentito uno scandalo? Meno ancora un processo? Tutto viene soffocato sul nascere nel paradiso del Calcio. Dirigenti, arbitri, tifosi e le istituzioni – UEFA, FIFA, CONI – sono complici di malefatte perché ormai nessuno si diverte più a guardare il bel gioco. Piace solo se si vince e se ne ricava più denaro. Ma la politica sta a guardare o si volta dall’altra parte. Metta il Suo potere a disposizione di una giusta causa, Signora Premier. Faccia in modo che Sua figlia – anche Lei ne ha una sola, ma non basta per dare l’esempio agli italiani quasi tutti genitori di figli unici – cresca in un’epoca sana in cui lo sport sia ludico e anche educativo.
Tanta immoralità solo la politica può fermarla. E non in silenzio. Ma gridando!
Bisogna intervenire sulla FIFA e convincerla a interrompere per qualche anno il calcio in Europa. E poi, ricominciare daccapo a cifre normali. So che non sarà facile perché anche quei pianeti sono irrorati di soldi e di potere. Inoltre il Calcio è il più potente sonnifero del popolo. Ma per un onesto governante che vuole rivoltare la società come un calzino, questo è il traguardo. È giusto che il campione guadagni un po’ di più, ma sempre in rapporto al reddito di professionisti, studiosi, di chi salva la vita della povera gente, di impiegati e operai. Bisogna ripristinare la morale che i milioni hanno alterato. Tutto il resto sono chiacchiere di cui ormai la società è stufa e prima o poi, tirerà le monetine che le sono rimaste, come fece con Craxi, nel momento in cui era l’uomo più potente del paese.
Un viaggio da evitare. Non era Kiev la destinazione ma Mosca. Evitiamo che questo silenzio inizi a urlare
Il suo viaggio a Kiev, gentile Premier, è stato definito “un grande successo”. Per chi? Che cosa ha concluso? Ha fatto progressi la prospettiva di pace? O il suo prestigio personale? Berlusconi, leader di grande esperienza, le aveva suggerito di non andarci e aveva ragione. Non per i motivi che adduceva. Ma perché rischioso, inutile e dannoso, come quello di Biden e di tanti altri leader. È a Mosca che si deve andare. È lì che si può raggiungere il vero successo, se è questo che cerca. La pace non dipende da Zelensky, ma da Putin.
È con lui che bisogna parlare per capire che cosa vuole per smetterla di aggredire l’Ucraina e minacciare l’occidente. Perché continuare a stuzzicarlo con l’inutile solidarietà per Zelensky? Gliela dimostriamo già con le armi che da un anno gli mandiamo, con i suoi profughi che ospitiamo e con i proclami quotidiani. Non è difficile, ma nessuno sembra capirlo. Cerchi almeno lei, che sembra intelligente, di capire qual è la via d’uscita. Putin è uno degli uomini più potenti del mondo e soprattutto colui che possiede l’armamento atomico più ricco e vasto di tutti, persino degli USA e della Cina. Siccome ha aggredito un paese innocuo, vuol dire che il suo problema non è l’Ucraina. Ma nessuno cerca di individuare quale sia. Ci beiamo di correre in aiuto del povero Davide aggredito dal gigante. E questo sentimento ci fa onore. Accusiamo Putin di crimini contro l’umanità. Ma non lo si doveva portare a questo punto.
In guerra prima o poi tutti diventano criminali e possono perdere la testa
Qualcuno poteva mai sospettare che Mussolini scappasse con una divisa tedesca addosso? È la guerra che induce gli uomini a commettere gesti inconsulti. Dove ci conducono tutti quegli omaggi a Zelensky – seppure, per la verità, li meriti – se non ad aizzare Putin? Il ministro degli esteri cinese va a Mosca, non a Kiev. Non perché dia ragione a Putin, ma perché è lui il personaggio che ha in mano la chiave della pace. È questo il solo obiettivo al quale si deve mirare. È mai possibile, Signora, che tra tutti gli yesmen che la circondano e i meno saggi che formano il suo governo, nessuno sappia suggerirle la strada giusta? Vada a Mosca, magari con Berlusconi, o ci mandi lui se è ancora in condizioni di viaggiare. È legato da qualche ragione a Putin, ma farebbe gli interessi dell’Europa perché è un italiano. Lei, Signora Premier, ha la fortuna di avere dissidenti tra i suoi alleati. Perché non li sfrutta? Si serva dell’autorevolezza di Berlusconi, se è davvero in grado di contattare Putin.
La siccità è uno dei gravi problemi del giorno. Non può passare sotto silenzio
Non è di facile soluzione – dovrebbe piovere abbondantemente per 50 giorni di seguito – ma con la buona volontà da parte dei cittadini si possono attenuare le conseguenze. I fiumi sono quasi tutti asciutti, soprattutto al Nord. Si ricorda, Signora, quando prendevamo in giro Greta perché si recò negli Stati Uniti con una barca a vela? Ci dava fastidio la sua petulanza. Voleva risolvere i problemi ambientali imponendoci sacrifici cui non siamo più abituati. Anche a Lei credo che stesse antipatica perché la collocava a sinistra, mentre il problema del cambiamento climatico dovrebbe essere bipartisan.
Però, è sempre stata la sinistra a occuparsi di problemi che a noi sono sempre sembrati marginali. Dobbiamo riconoscere che noi dei problemi dell’ambiente – variazioni climatiche, riscaldamento del pianeta, scioglimento dei ghiacciai – non ci siamo mai interessati molto, ritenendo erroneamente che non potessero fruttarci voti. Ma forse anche per pigrizia. E abbiamo fatto male. Oggi, infatti, è diventata un’emergenza che affligge l’intera Pianura Padana e persino i grandi laghi. Oltre alla produzione agro-alimentare, è a rischio anche quella energetica perché le dighe non si riempiono. Ed è già il secondo anno che si presenta l’emergenza. Deve essere perentoriamente vietato sprecare acqua.
Non si può calare il silenzio su un problema come la siccità
Bisogna responsabilizzare i cittadini perché limitino l’uso della doccia o altri sprechi e ridurre l’afflusso nelle case In agricoltura e nei cicli industriali è necessario il riutilizzo delle acque. E, seppure manchino ormai le adeguate precipitazioni, si cerchi di recuperare la poca acqua piovana con ogni sistema possibile. La mancanza d’acqua rende più arido il suolo che, poi, è meno capace di assorbire le piogge future. Aumenta così il rischio di frane e alluvioni.
Nelle scorse settimane Le ho prospettato la preoccupazione per l’intasamento di auto sul territorio. Bisogna pensarci già adesso perché, con l’aumento continuo di veicoli sulle strade, quando non ci si potrà più districare nel traffico, sarà troppo tardi. È un problema che va studiato con grande attenzione da pensatori, non dai soliti fedelissimi cui, per amicizia e solidarietà, Lei deve trovare una poltrona. Sono certo che avrà la saggezza di guardare al di là del suo partito.
Nel silenzio anche il caos cittadino
Mi consenta di darle un suggerimento non richiesto e probabilmente non gradito. Ma, se ci pensa bene, lo apprezzerà e nei prossimi anni diventerà il suo cavallo di battaglia perché cambierà la vita degli italiani. È da parecchio tempo che studio il traffico stradale e sono giunto alla conclusione che il nostro cattivo comportamento – l’abitudine di non rispettare le regole, la trasgressione che è diventata modo di vivere, anche la corruzione dilagante e persino il reato di evasione fiscale – dipendono dalla circolazione caotica che governo e amministratori locali non sanno controllare né regolare. Questa permissività è diventata un diritto.
Ormai l’automobilista ritiene di essere libero di comportarsi come crede sulla strada – tanto, nessuno gli dice niente – dove trascorre la maggior parte della giornata e di conseguenza della vita. Ormai la viabilità dipende solo dalle autorità locali che raccolgono soprattutto contravvenzioni per divieto di sosta, che sono le più comode e facili da appioppare. Ma nessun altro controllo né sanzione. Guidano gli ubriachi e i drogati. I pedoni muoiono anche sulle strisce pedonali e persino sui marciapiedi.
Mediamente sono 3500 gli incidenti mortali
Significa che ogni anno scompare un grosso paese, come Acquaviva o Caldonazzo, con tutti i suoi abitanti. Non sono i decessi a gravare sul bilancio dello stato, ma i 50mila feriti, molti dei quali rimangono storpi e disabili. Vengono risarciti e mantenuti per decenni dallo Stato. Nessuno ne parla ad alta voce. Solo silenzio. Le infrazioni sono continue e di tutti i tipi, dalle gimcane da una corsia all’altra, alla velocità eccessiva – in città è di 50 km/h, ma nessuno la rispetta – dalla disattenzione della segnaletica al controllo del cellulare quando si è in fila per i rallentamenti e persino durante la guida. Il parcheggio in seconda o terza fila e sui marciapiedi sono ormai diritti acquisiti.
Questa indisciplina si ripercuote sulla società e sulla vita della gente che si comporta allo stesso modo di quando è al volante. Allo stesso modo si ruba, si trascura la famiglia, si menano gli insegnanti dei figli pigri, come l’automobilista che ha usurpato il parcheggio o qualche centimetro di strada. Basta uscire dal confine di Ventimiglia o di Chiasso per trovarsi in un altro mondo. Basta recarsi persino in Marocco o in Bulgaria per vergognarsi del traffico di casa nostra. Riparare questo andazzo è meno complicato di quanto si crede. Se si ripristinano le regole e si fanno applicare, non senza le adeguate sanzioni. Nel giro di pochi anni l’Italia diventerebbe nuovamente un Paese esemplare. Ci si dedichi, Signora. È questo il vero problema. Se lo risolve sarà gratificata e ricordata.
Non faccia calare il silenzio su chi vive alle spalle degli altri
Se Lei fosse anche un po’ liberale aggiungerebbe ai suoi fedelissimi consiglieri, che, però, fanno più politica che altro, anche un Think Tank di pensatori che Le suggeriscano idee per la non facile soluzione dei tanti problemi che tormentano questo nostro Bel Paese. Lo sa, per esempio, che migliaia di giovani e meno giovani, che non studiano né cercano lavoro, vivono ancora a casa dei genitori, dove non manca un piatto di pasta e una fettina di carne? Grazie alla pensione dei nonni si concedono pure l’aperitivo all’ora della movida. Costoro sembra che non facciano male a nessuno, Invece, quando non ci saranno più genitori e nonni a mantenerli, peseranno sullo Stato. Sono questi i veri problemi sociali da risolvere.
Il Think Tank le può suggerire anche come evitare che i mafiosi si riproducano nella generazione successiva senza ricorrere all’intervento di polizia e carabinieri, che, come ha visto, neppure dopo trent’anni riescono a catturare un latitante se non si ammala gravemente e deve ricoverarsi in prigione per essere curato. Invece, la soluzione c’è, ma il suo ministro non può vederla perché è solo un poliziotto elevato al grado di politico cui non è adeguato. Accetti un altro suggerimento che di solito si dà ai bambini che giocano con i fiammiferi e col fuoco.
Intanto, la Cina ha presentato un piano di pace in cui – a differenza di quello dell’ONU, che non ha votato – parla di crisi ucraina non d’invasione né di ritiro delle truppe russe dai territori invasi. “Non si gioca con chi minaccia l’uso di armi nucleari”. Può partirne una e subito dopo chi l’ha spedita si scusa per un errore tecnico involontario. Per evitare il conflitto, bisogna, poi, accettare le scuse in silenzio. Intanto, lungo centinaia di chilometri muoiono migliaia d’innocenti.
Il PD si rinnova
A vincere le primarie è una donna che ha trascinato alle urne più di un milione di votanti. Sorprendente per un partito che sembrava agli sgoccioli, e Bonaccini, che era il favorito, non ce l’ha fatta. Adesso l’avversaria del governo è una giovane donna piuttosto combattiva e anche colta. Che di certo non sta in silenzio. La sinistra si è ricordata – con grande sforzo di memoria – che con Zingaretti, anche lui presidente di regione, come Bonaccini in Emilia Romagna, il PD era andato così male che dovettero chiamare da Parigi Enrico Letta con cui andò ancora peggio.
Ely Schlein è una giovane che, come la Premier, rappresenta il futuro del proprio partito. Appartiene a una famiglia d’intellettuali. Entrambi i genitori sono docenti universitari, un fratello è matematico, la sorella diplomatica. Lei, a 37 anni, laureata in giurisprudenza, è stata già Consigliere regionale, parlamentare europea e deputata al parlamento. Finalmente una segretaria alla guida del PD. Assisteremo a una bella contesa, speriamo che sia anche leale e produttiva per l’Italia.