MELONI PROMOSSA ALLA PROVA DELL’EUROPA
di Giuseppe Gullo
Alla prima vera prova di grande rilievo europeo, la Presidente del Consiglio del Governo di destra che guida l’Italia ha dato un’importante dimostrazione di duttilità e di capacità schierandosi apertamente contro i nazionalisti e rompendo una solidarietà che sembrava essere una vera palla di piombo della sua politica. Lo ha fatto, occorre dargliene atto, in un’occasione formalmente e sostanzialmente solenne e cioè il Consiglio europeo che si è appena concluso e su un argomento, la regolamentazione dei flussi migratori, che è fondamentale per il nostro Paese. La condivisione della linea di collaborazione e di solidarietà della Commissione e dei principali Stati membri e la contestuale opposizione dei Paesi sovranisti, Polonia e Ungheria, ha schierato l’Italia nello schieramento di maggioranza che ha dato vita all’elezione della Von der Leyen alla quale, come è noto, non avevano partecipato né FdI né la Lega. Questa scelta ha un valore e un’importanza che si riverbera in modo chiaro sulla politica italiana e sul giudizio che viene dato sull’europeismo del Governo in carica. Uno degli argomenti più forti, e fino ad ieri più fondati, dell’opposizione alla Meloni era la sua collocazione in Europa accanto agli esponenti della destra autarchica e sovranista e dei Paesi nei quali essa era al Governo. Di colpo, con molta abilità e con altrettanta spregiudicatezza, la Presidente ha fatto in modo di far cadere completamente questo argomento schierando l’Italia sul fronte opposto ai sovranisti, accanto a Germania, Francia, Spagna e molti altri. Nello stesso tempo non ha rinunziato al suo ruolo di leader della destra europea mantenendo il legame con i Paesi che ne fanno parte, Polonia in testa, con i cui dirigenti si incontrerà in questi giorni proprio in coincidenza dell’annuncio della chiusura dei confini, probabilmente a seguito delle decisione del vertice UE. Se i giudizi politici vengono dati con obiettività e in modo sereno, non possono essere disconosciuti l’importanza ed il significato di quanto è avvenuto ed è in corso.
In questa stessa occasione il club dei dieci Paesi più rappresentativi dell’Unione ha esaminato il problema molto rilevante dell’ingresso dell’Ucraina e di altri Paesi dell’Est tra i quali alcuni che hanno fatto parte, fino alla sua dissoluzione, dell’Impero dell’Unione Sovietica. L’ingresso dei Paesi dei Balcani, della Moldavia e della Georgia, oltre che dell’Ucraina, che darà vita ad una Europa costituita dal 35 nazioni, pone problemi di grande rilievo per i quali, tra l’altro, l’interesse di Polonia e Germania, per ragioni geografiche e culturali, è maggiore rispetto a quello dei Paesi mediterranei. Basti pensare che cosa può significare la libera circolazione delle persone in termini di passaggio da uno Stato a un altro in un’area distante migliaia di chilometri da Roma, Madrid e Atene, e vicinissima a Varsavia e Berlino. Per non dire poi delle questioni di natura economica e dei conferimenti verso l’Unione con Stati che cambieranno la loro condizione da beneficiari in contributori con saldi di svariati miliardi di euro. Questa è la ragione della cautela della Francia che parla di una politica europea a cerchi concentrici, con Paesi a diversa velocità, e del tema della capacità di assorbimento dell’Unione che era al centro del vertice di questi giorni.
I tempi sembrano abbastanza stretti se si considera la data di fine anno come quella in cui saranno concretamente avviate le trattative per l’adesione e l’allargamento. I tempi appunto hanno un grande rilievo se si tiene a mente il fatto che a giugno 2024 i Paesi dell’Unione saranno chiamati ad eleggere il nuovo Parlamento e che l’esito del voto sarà determinante per la composizione della nuova Commissione e la nomina del suo Presidente. Meloni ha ribaltato a suo favore la situazione della campagna elettorale che la vedeva in condizione di obiettiva difficoltà se avesse dovuto affrontarla in compagnia di Orban, della Polonia , di Le Pen e della destra spagnola. In questo momento l’argomento più forte ha perso il suo vigore essendo stato smentito da una manovra di riallineamento fatta con eccezionale tempismo, grande determinazione e apprezzabile lucidità e lungimiranza.
Tutto questo pone all’opposizione un problema politico non secondario per il quale le risposte non possono essere preconfezionate, né sarà possibile fare riferimento a ciò che è stato, che conta certamente e non va dimenticato, ma che rappresenta il passato rispetto alla realtà che è quella emersa dal vertice di Bruxelles.
Le carte sono scoperte e debbono essere lette con molta attenzione. Il bluff può essere esiziale se i giocatori più abili e accorti lo dovessero scoprire.