MELONI NON PERDE COLPI E L’OPPOSIZIONE NON INGRANA LA MARCIA

MELONI NON PERDE COLPI E L’OPPOSIZIONE NON INGRANA LA MARCIA

di Giuseppe Gullo

        Il tema è: al giro di boa della Legislatura vi sono elementi tali da fare ritenere in modo sufficientemente fondato che il primo Governo della storia repubblicana espressione della destra, con la novità assoluta di essere presieduto da una donna, stia esaurendo quella che in politichese si definisce la sua “spinta propulsiva”? Se ci sforziamo di essere obiettivi, nei limiti in cui ciò è possibile, la risposta deve essere “No”. 
        Una tale affermazione deve essere motivata a maggior ragione se proviene, come in questo caso, da chi fa parte dello schieramento politico che non ha votato per il Governo in carica. La politica è un’ovvietà, è disseminata di mine vaganti, ognuna delle quali ha una diversa carica esplosiva ma che sono in condizione in diverso modo di incrinare l’edificio costruito dalla Presidente Meloni.
        Quella che ha la più alta probabilità di deflagrare è la scadenza referendaria che riguarderà la legge che ha provato a introdurre nella legislazione ordinaria la c.d. autonomia differenziata. In realtà nessuno sa oggi se e quando essa arriverà, ma è certo che, se si dovesse svolgere nella prossima primavera, il Governo rischierebbe moltissimo. Non sappiamo se i quattro nuovi componenti della Corte Costituzionale che il Parlamento dovrebbe eleggere a breve siano in grado di modificare l’orientamento della Consulta fin’oggi chiaramente e fondatamente “critico” nei confronti di una legge difficilmente difendibile. È improbabile che questo possa avvenire, ma è tra le cose possibili. Al momento sono alte le probabilità che il referendum si svolga e se mancasse il quorum l’esecutivo dovrebbe essere in grado di superare il mare in tempesta. La Presidente del Consiglio farà di tutto per evitare di contarsi ma il sentiero è stretto e sdrucciolevole.
        Fatta salva questa scadenza, si fa fatica ad individuare temi sui quali l’opposizione stia incalzando la maggioranza in modo serio e credibile. L’argomento delle riforme istituzionali è uno di questi. Il ddl costituzionale del Governo che propone di introdurre il c.d. Premierato non serve a dare stabilità ed è pericoloso per la tenuta delle Istituzioni. Le ragioni sono state chiarite molte volte e non serve ripeterle. È utile invece chiedersi qual è la proposta dell’opposizione in merito e soprattutto perché sia stato ignorato e in sostanza boicottato il quesito referendario che proponeva la parziale abrogazione del Rosatellum. Il dubbio che il mantenimento dello status quo piaccia anche dalle parti dei Democratici è molto forte.
        Il mantra della presunta stabilità garantita dal presidenzialismo o dal semi presidenzialismo è caduto miseramente. La Francia sta vivendo una crisi che sembra senza vie d’uscita. Il primo Governo dopo le elezioni è durato pochissimo e quello appena insediato è senza maggioranza precostituita. Macron naviga a vista pensando alla sua successione e al suo futuro politico. Il sistema tedesco è imploso e si appresta a vivere la stagione di elezioni anticipate che non conosceva. Il pericolo dello spostamento verso le formazioni politiche di estrema destra è grave e reale. La Spagna ha avuto crisi politiche continue e vive tuttora nell’instabilità sebbene l’economia iberica corra sopra la media europea. Il Regno Unito, dopo un lungo periodo di governi conservatori, ha visto la vittoria dei laburisti con poco più del 32%. Il sistema elettorale uninominale a turno unico ha assegnato la maggioranza assoluta dei seggi a una minoranza di elettori mentre è evidente che il sistema proporzionale italiano fino all’inizio degli anni 90 ha garantito meglio di qualunque altro, la continuità dei Governi, la rappresentanza diffusa e il rispetto del pluralismo sociale e culturale
        Gli Usa, definiti la più grande democrazia planetaria, sono attraversati da fortissime tensioni interne e tengono il mondo intero con il fiato sospeso in attesa della presidenza Trump, che ha promesso molte e inquietanti novità nei rapporti economici e militari con gli storici alleati occidentali. Nello stesso tempo assistiamo attoniti all’ingloriosa conclusione della presidenza Biden che pochi giorni prima di lasciare la Casa Bianca ha concesso la grazia al figlio, sotto processo per gravi reati, con un provvedimento talmente abnorme da fare pensare ad una democrazia in grave crisi, e che, quasi per giustificarlo, ha convertito in carcere a vita la pena di morte a 37 dei 40 condannati in via definitiva per reati federali. Anche quest’ ultima scelta è incomprensibile. Se il messaggio era quello di affermare la contrarietà di principio alla pena di morte, che senso ha escludere dal beneficio tre detenuti nel braccio della morte? La segretaria del PD, cittadina americana, non ha nulla da dire al riguardo?
        Molti altri argomenti potrebbero essere utilizzati su tanti aspetti importanti del programma, dalla politica estera con i paesi UE, gli Usa, la Cina, la politica interna e l’immigrazione, quella fiscale e altro. A ben vedere, fatti salvi incidenti di percorso sempre possibili, la risposta al quesito iniziale è che l’inerzia politica dell’opposizione non consente di prevedere per il 2025 novità di rilievo.
A questa osservazione deve essere aggiunta l’altra che viene fuori dall’atteggiamento “rosicone” degli oppositori di fronte a taluni risultati positivi ottenuti dal Governo e dalla Meloni in vicende delicate come quella della liberazione della giornalista arrestata in Iran. In alcuni casi, nei quali è in gioco l’incolumità e la vita stessa di nostri connazionali, ciò che conta è il risultato positivo al quale tutti hanno l’obbligo di concorrere. Atteggiamenti tiepidi sono del tutto sbagliati e i meriti debbono essere riconosciuti. È una regola che vale per tutti, sempre.

Fonte Foto: Pexels.comMateusz DatchLicenza Pexels

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