
MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE IN ORDINE SPARSO
di Giuseppe Gullo
La Presidente del Consiglio in un video diffuso dai media, con orgoglio e compiacimento, celebra l’ingresso del suo Governo nella ristretta cerchia dei più longevi dell’era repubblicana. La Premier precisa che questa è soltanto una tappa intermedia, mentre l’obiettivo resta quello di durare per l’intera legislatura. Prosegue elencando sinteticamente gli obiettivi raggiunti e quelli in itinere e glissando, com’è naturale e perfino scontato, su quelli mancati in tutto o in parte.
In realtà non era affatto scontato, all’indomani delle elezioni, che il primo Governo di destra presieduto da una donna superasse indenne la boa di metà legislatura. Non lo era neppure il fatto che l’on. Meloni fosse in grado di dimostrare la capacità di tenuta che invece è riuscita ad avere. Tutto sommato, appare questa la novità di maggior rilievo di cui si sono improvvisamente resi conto commentatori di gran nome che avevano sottostimato le qualità politiche della Presidente.
La leader di FdI innegabilmente ha dimostrato abilità, duttilità, capacità di lavoro, prontezza nel giudicare gli eventi e nel decidere i comportamenti conseguenti, fermezza nel rivendicare la sua provenienza e il percorso politico che l’ha portata ad essere una protagonista indiscussa di questa fase difficile e travagliata della nostra storia. In verità, questo forte legame con le sue origini è a un tempo una ragione di forza e di debolezza del capo del Governo. Esso è la prova certa di un percorso che ha consentito a una militante proveniente dalla periferia della Capitale di percorrere con le sue sole forze tutto il cursus honorum all’interno di un partito di opposizione sostanzialmente marginale nel quadro politico portandolo a raccogliere quasi un terzo dei voti. A ben pensarci è un risultato eccezionale al quale hanno contribuito gli errori degli altri, ma il cui merito deve essere attribuito interamente alla Meloni che non ha sbagliato una sola scelta ed è riuscita ad essere credibile ed affidabile nonostante i compagni di cordata alcuni dei quali obiettivamente “impresentabili” o quasi.
Nello stesso tempo la volontà pervicace di non volere chiudere definitivamente pagine oscure e riferimenti storicamente imbarazzanti presta il fianco a giuste critiche e a riserve fondate sulla qualità dello spirito democratico della premier e del suo partito. Non mi riferisco alle polemiche fuori luogo sul c.d. “Spirito di Ventotene”, né a ipotetiche tendenze autoritarie, quanto piuttosto alla mancata e netta presa di distanze dalle posizioni antistoriche del fascismo delle leggi razziali e della violenza squadristica. La Presidente del Consiglio ha pronunciato parole molto chiare su molte questioni come, ad esempio, sulla responsabilità del delitto Matteotti e di ciò occorre dare atto. Ma proprio in ragione del suo percorso politico, delle sue origini e delle contiguità con movimenti nostalgici e violenti, la Presidente deve fare di più ed essere decisa e perentoria nel disconoscere qualunque prossimità con chi fa della violenza la sua arma migliore.
Una pessima legge elettorale, che tutti a parole dicono di volere cambiare e che nei fatti mantengono per la loro comodità, inopinatamente garantisce la stabilità dell’esecutivo a riprova del fatto che il sistema elettorale è importante ma ciò che è determinante è la coesione delle forze che compongono gli schieramenti contrapposti. Vi è di più. Ciò che sta accadendo è la prova più eloquente dell’inconsistenza del principale argomento che i fautori del premierato pongono a fondamento della necessità della riforma costituzionale e cioè la stabilità dei governi. Se il Rosatellum ha consentito al Governo di restare in carica dall’inizio della legislatura a oggi e di continuare la sua attività non si sa per quanto ancora, che necessità vi è di por mano ad una riforma costituzionale che altera obiettivamente l’impianto istituzionale della Carta introducendo una figura di Primo Ministro eletto direttamente e per ciò stesso in posizione preminente rispetto a tutti gli altri? Non sarebbe sufficiente intervenire con legge ordinaria per correggere le storture dell’attuale sistema elettorale senza alterare l’equilibrio tra le Istituzioni introdotta dal Costituente? Le risposte sono chiaramente nel senso che il premierato è un clamoroso e pericoloso errore della maggioranza e che rappresenta una forzatura che deve essere evitata.
La seconda considerazione complementare è che la durata dell’esecutivo dipende direttamente dall’omogeneità della maggioranza che lo sostiene e indirettamente dalla mancanza di una proposta politica alternativa che venga giudicata dall’elettorato credibile e affidabile. È ciò che accade sotto il cielo del Belpaese. Prendiamo a esempio un argomento di grande rilievo com’è quello della creazione di un sistema di difesa europeo. Nella maggioranza la Lega si è subito dichiarata contraria a questa proposta. Tutti però sono consapevoli del fatto che questa posizione diversa da quella di FdI e FI non sarà mai portata al punto di rottura della maggioranza. Qualunque cosa dovesse accadere a Strasburgo la Lega non lascerà la maggioranza e il Governo. Sul fronte opposto le posizioni sono molto più divaricate. Il PD è diviso tra un gruppo sostanzialmente d’accordo con la proposta Von der Leyen e un altro di cui fa parte la Segretaria che ne chiede il “radicale” cambiamento. L’effetto è stato il voto favorevole alla risoluzione di appoggio alla proposta Von der Leyen e il voto contrario all’ipotesi riarmo. Come dire bianco e nero ad un tempo.
Vi è poi la posizione dei 5Stelle contraria alla proposta così come i verdi e la sinistra antagonista dichiaratamente pacifista. Posizioni opposte, non conciliabili e pronte a scontrarsi in tutte le sedi. Con in più il ricorso alla piazza per sostenere la contrarietà totale alla spesa militare e l’utilizzo di quei fondi per apprestare e migliorare servizi sociali. Vi è una sola persona di buon senso che sceglierebbe le armi piuttosto della sanità e della scuola? Il fatto incontrovertibile è un altro e cioè che se l’Europa continua a restare priva di uno scudo militare serio nel momento in cui l’ombrello Usa viene chiuso, l’intera Unione sarebbe alla mercé di chiunque volesse espandere il proprio controllo su territori di stati del vecchio continente. È accaduto, sta accadendo e se non si corre ai ripari sollecitamente, accadrà nuovamente. Una tale posizione significa essere contro l’ampliamento della spesa sociale a favore di quella militare? O piuttosto significa dovere scegliere tra la difesa delle democrazie occidentali e dei valori che esse rappresentano da pericoli reali e incombenti che intendono abbattere con l’uso della forza? Gli eredi del PCI hanno dimenticato le dichiarazioni di Berlinguer secondo le quali si sentiva molto più sicuro in un Paese che faceva parte della Nato rispetto ad un altro che aderiva al blocco contrapposto?
Il problema è solo ed esclusivamente politico e riguarda la capacità di maggioranza e opposizione di assumere posizioni coese su temi di grande rilievo sui quali nei prossimi mesi dovranno essere fatte scelte molto importanti per tutti e soprattutto per le giovani generazioni. Arrivare in ordine sparso a queste scadenze è il regalo più grande che può essere fatto a chi governa.
Fonte Foto: Flickr.com – Giulia van Pelt – Licenza