
L’osso
di Guido Di Massimo
Ogni tanto mi domando perché. E non so rispondermi se non con ipotesi del tutto incerte. Il “perché” è la domanda che mi faccio quando “a freddo” viene sollevato un “problema-provocazione” del tutto estraneo ai problemi correnti e sul quale poi ci si accapiglia per settimane e settimane. Questo sollevare a freddo un problema l’ho sempre visto come un gettare un osso a un branco di cani per farli litigare (spero mi sia scusata l’immagine poco elegante). Quando questo avviene si discute poi a lungo su due piani: l’argomento stesso – cioè l’“osso” – e il perché l’osso sia stato lanciato. Un interessante terzo argomento di possibile discussione consistente nel perché si “abbocca” e ci si mette a litigare non viene invece mai affrontato, forse perché riguarda la psicologia delle masse, argomento di non facile trattazione.
L’ultimo argomento-provocazione posto ha riguardato il “Manifesto di Ventotene”, e una delle ipotesi sul perché ci sia stato gettato questo “osso” è che esso doveva provocare una aggregata compatta risposta alla manifestazione pro-Europa del 15 marzo in piazza del Popolo a Roma. Manifestazione che è stata vista come “cosa di sinistra” e nella quale si è parlato anche del manifesto di Ventotene.
Quella manifestazione è stata fatta diventare qualcosa di moderatamente di sinistra solo per la scarsa presenza di persone non di sinistra. Per quel che vale poi questa rozza divisione “sinistra-destra”, dove a destra c’è molto di sinistra e a sinistra non poco di non sinistra. In realtà la manifestazione del 15 marzo è stata una semplice grande festa che ha espresso un sentimento generale che ha accomunato persone di orientamento diverso. La quasi totalità delle bandiere erano europee, tra queste quelle del Movimento Federalista; c’erano poi bandiere ucraine, bandiere arcobaleno e bandiere della Georgia. Si è vista anche una bandiera palestinese, come si sono visti cartelli per la pace, la testa di cartapesta di un Trump che teneva banconote tra i denti e un signore che portava una maglietta con su scritto “Make Russia Small Again”.
Quello che personalmente penso sia stato un errore è stato lo sgradevole eccesso di inutili e noiosi interventi, uno giustificato, come quello di Michele Serra che ha avuto il merito di proporre la “festa”, altri “sentiti”, come quelli della ragazza afgana e della signora ucraina che hanno ringraziato l’Italia per averle accolte, e altri, invece, di politici ed equilibristi della parola, del tutto evitabili. Sarebbe stato preferibile – e ottimo – far prevalere della buona musica appropriata all’evento e la lettura di brani di chi nel passato ha sognato e scritto sull’Europa. Purtroppo, come al solito, prevale la voglia di parlare, di mostrarsi. Prevale l’antica abitudine e voglia di pulpiti, balconi da dove arringare o parlare o far prediche al popolo.
Altro errore è stata l’assenza di rappresentanti della maggioranza o della cosiddetta destra: se fossero venuti, anche signorilmente ringraziando Michele Serra per l’iniziativa, la festa sarebbe stata completa, nessuno avrebbe visto quella festa come manifestazione di sinistra e a nessuno sarebbe venuto in mente di gettare poi un “osso” al popolo per accentuare divisioni proprio sull’Europa che dovrebbe essere la cosa più coesiva di quante siano immaginabili.
Fonte Foto: Wikimedia Commons – Yug – CC BY-SA 4.0