
L’ITALIA DI FRONTE ALLA CRISI DI UE E NATO
di Giuseppe Gullo
Quando i segnali che provengono simultaneamente da molte parti vengono ignorati, inevitabilmente i Governi e l’intera classe politica che non hanno inteso quello che andava maturando, entrano nel panico, annaspano e sostanzialmente non sanno cosa fare. Per quanto riguarda il nostro Paese a causa delle debolezze endemiche del sistema istituzionale, amministrativo ed economico le nuove emergenze preparano uragani dalle conseguenze difficilmente prevedibili.
Senza tornare molto indietro nel tempo, già l’esito delle elezioni europee del Giugno 2024 aveva dato indicazioni abbastanza chiare che avrebbero meritato risposte ben diverse da quelle che sono state date. Il centro destra, vittorioso nelle urne, si è presentato in ordine sparso e con posizioni fortemente differenziate. FdI, partito di maggioranza relativa in Italia e nel voto per il Parlamento Europeo, è stato critico nei confronti di Von der Leyen e della maggioranza che l’ha sostenuta, astenendosi ufficialmente nella votazione che l’ha rieletta e fornendo probabilmente un aiutino nel segreto dell’urna. FI, da sempre membro del PPE, ha dato invece subito un convinto sostegno alla rielezione della Presidente uscente. La lega, che ha perso due terzi dei voti rispetto alla precedente elezione del 2019, ha votato contro la Presidente e la sua Commissione al fianco della destra ungherese, francese e spagnola. Tre partiti, tre differenti posizioni molto distanti tra loro. La Presidente del Consiglio, in corso d’opera, ha modificato la posizione del suo partito aderendo alla maggioranza per garantire al rappresentante italiano una delega importante oltre alla vicepresidenza che ha un valore più formale che sostanziale.
Sul fronte opposto la situazione non è stata migliore con il PD, maggior partito della sinistra, schierato con il PSE a sostegno della maggioranza e 5Stelle e verdi con la sinistra antagonista, euroscettici e all’opposizione. Tutto questo in un gioco tattico di mero posizionamento, senza che venisse tenuta in conto l’unica proposta realmente innovativa contenuta nel rapporto Draghi che ha lanciato un accorato e inascoltato appello per cambiare marcia, introdurre il principio delle deliberazioni a maggioranza e agire per non morire.
L’elezione di Trump a novembre 2024 e il suo insediamento all’ inizio di quest’anno hanno accelerato l’emersione della crisi e messo ancora di più in evidenza l’incapacità della UE di decidere e operare con l’urgenza necessaria. La crisi della Nato innescata dalle dichiarazioni di Trump di non volere più garantire la copertura militare e nucleare e i fondi erogati negli anni passati, oltre alla minaccia di ridurre o annullare i finanziamenti all’Ucraina, hanno trovato l’UE totalmente impreparata e divisa. Sia all’interno della maggioranza che dell’opposizione non vi è unità d’intenti su nulla, e in particolare sul se e come creare un esercito europeo, con quali fondi e con quali regole condivise, come comportarsi con la NATO anche per la richiesta di adesione dell’Ucraina.
Per quanto riguarda l’Italia, il problema di un esercito europeo romperà gli schieramenti e creerà forti divisioni tra i partiti e al loro interno. La lega si è già dichiarata contraria mentre FdI e FI sembrano orientati verso il sì. Con quali fondi? Come si potrà sostenere una spesa del 2,5 % del Pil? Con l’aumento della pressione fiscale già più alta di un punto nell’ultimo anno? O destinando somme ancora disponibili del Pnrr con l’effetto di dovere abbandonare progetti già in cantiere e di avere il problema del reperimento dei fondi per gli anni a venire.
Sul versante dell’opposizione italiana la situazione, se possibile, è ancora più difficile con il PD favorevole al riarmo ma diviso al proprio interno, 5Stelle, verdi e sinistra antagonista nettamente contrari. Intanto rischiamo che mezza Ucraina venga annessa dalla Russia e che Hamas aumenti ancora la richiesta di scambio degli ostaggi dall’attuale rapporto di un ebreo per 300 palestinesi a quello di uno ogni cinquecento.
L’UE, con la sua moneta unica ma divisa su politica estera, difesa, fisco, giustizia e diritti civili a chi serve? E soprattutto che possibilità ha di non implodere?