L’ATTENTATO SPINGE TRUMP VERSO LA PRESIDENZA DEGLI USA

L’ATTENTATO SPINGE TRUMP VERSO LA PRESIDENZA DEGLI USA

di Giuseppe Gullo

È difficile ipotizzare che Trump possa perdere le elezioni presidenziali americane di novembre. Veniva già dato in vantaggio su Biden prima dell’attentato, dopo quanto è accaduto sabato scorso il distacco è divenuto enorme, forse incolmabile. Già oggi alcune dichiarazioni del Presidente ucraino fanno pensare che questa possibilità sia talmente vicina alla realtà da consigliare riposizionamenti e correzioni di linea. Questo è certamente il primo effetto dell’attentato, ma certo non l’unico.
Un secondo aspetto attiene alla giusta riflessione sulla condizione del sistema democratico in USA. Dopo i drammatici e oscuri avvenimenti dell’assalto alla sede del Parlamento e i reiterati e inutili tentativi di escludere Trump dalla corsa elettorale per via giudiziaria, l’attentato alla vita di Trump, con le modalità che abbiamo visto, dà la misura molto preoccupante del livello di crisi della società americana e delle sue istituzioni. Senza indulgere a dietrologismi fantasiosi quanto inverosimili, non si può fare a meno di chiedersi come sia potuto accadere che l’attentatore abbia preso posizione, armato di ingombranti armi da guerra, in un luogo dal quale poteva colpire il suo bersaglio senza difficoltà e del tutto indisturbato. È mai possibile che un ex Presidente degli States, candidato alla rielezione, non abbia una protezione adeguata al ruolo che ricopre? È concepibile che un uomo armato di un grosso fucile si aggiri indisturbato nei pressi del luogo nel quale un candidato alla Presidenza USA sta per tenere un comizio? Tranne a non volere pensare male, la conclusione è che i servizi di sicurezza della più grande potenza militare del pianeta sono un’associazione di apprendisti stregoni, privi delle elementari conoscenze in materia di sicurezza.
A chi è capitato di vedere in azione i servizi speciali in occasioni analoghe, non può essere sfuggito che ogni cosa, dai cestini dei rifiuti ai tombini delle fogne, dai balconi alle terrazze fino agli androni, vengono sempre controllati fino a pochi attimi prima dell’evento, mentre i metal detector segnalano la presenza di un qualsiasi oggetto metallico nelle tasche e negli zaini delle persone. Altro che fucile da guerra! La sera dell’attentato il Presidente Biden avrebbe dovuto comunicare al mondo che i responsabili della sicurezza erano stati destituiti. Sarebbe stata la risposta più adeguata alla gravità di quanto accaduto.
C’è da chiedersi inoltre come mai il partito democratico al potere non si sia posto per tempo il problema della sostituzione del Presidente uscente con un altro candidato in condizione di competere con l’aggressivo sfidante. Le condizioni di salute di Biden sono note e ben visibili, tanto che la stampa americana lo definisce come “sleepy Joe” (Joe l’assonnato) che non è esattamente un complimento per chi si propone di Governare per quattro anni gli States. Inopinatamente i maggiorenti del partito hanno atteso l’antivigilia del voto per porsi il problema e così regalando a Trump un ulteriore vantaggio. Né vale l’argomento che la differenza d’età tra i due candidati è minima. Basta guardarli e ascoltarli per rendersi conto che il dato anagrafico ha inciso in modo diverso su di loro come capita frequentemente.
Al netto di eventuali novità in campo democratico, prepariamoci dunque a quattro anni di Presidenza Trump sui quali nessuno può fare previsioni che siano più di semplici congetture. Quello che si può dire con certezza è che l’apparato amministrativo del Governo federale è ovviamente influenzato dalle idee e dai programmi del Presidente eletto, ma mantiene una struttura e una capacità decisionale in certo modo autonoma e neutra rispetto all’orientamento politico. Si tratta di una moltitudine di centri nei quali maturano le scelte in economia, difesa e politica militare, esteri, servizi segreti e corpi speciali, tecnologia e nuove conoscenze che chiunque sia il futuro Presidente porteranno avanti i progetti già in corso.
L’altro elemento è rappresentato dalle elezioni di mezzo termine, nelle quali sarà possibile all’elettorato, se lo riterrà, di limitare e/o condizionare la politica presidenziale con i contrappesi parlamentari.
Resta integra la preoccupazione del modo e delle condizioni con le quali gli USA arrivano alla scadenza elettorale, mentre un rovello attraversa la mente come un flash: cosa sarebbe accaduto se il proiettile che ha ferito Trump lo avesse ucciso? Avrebbero retto le istituzioni americane davanti ad un simile tragico evento?

Fonte Foto: Flickr.comGage SkidmoreCC BY-SA 2.0

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