LA TROMBA D’ARIA*

LA TROMBA D’ARIA*

di Guido Di Massimo

Fu un inferno. La tromba d’aria fu spaventosa e letale. Dove passò lasciò morte, distruzione e macerie.
Intervenne subito lo Stato per valutare i danni e promettere di indennizzare chi li aveva subiti. E intervenne l’inflessibile procuratore che aveva sempre sostenuto che ovunque ci fosse un danno lì c’era un responsabile, e che lui lo avrebbe trovato sempre. E si mise subito al lavoro.
Convocò immediatamente Polizia Giudiziaria, Carabinieri e Guardia di Finanza e li istruì sul da farsi: i danni erano stati causati dalla tromba d’aria, ma la tromba d’aria di chi era? Chi l’aveva realizzata? Bisognava trovarlo; bisognava individuare tutti i fabbricanti di trombe del Paese e poi domandare e metterli alle strette. Chi sapeva doveva parlare e, direttamente o indirettamente, chi aveva prodotto o creato o usato in modo così irresponsabile quella tromba sarebbe venuto fuori.
Obbedienti e rispettosi Polizia Giudiziaria, Carabinieri e Guardia di Finanza setacciarono tutto il Paese e elencarono diligentemente tutti i fabbricanti di trombe ma nessuno sapeva nulla dei fabbricanti e dei possessori di trombe d’aria. Molto irritato per la loro inettitudine il procuratore si rivolse allora al RIS – Reparto di Investigazione Scientifica dei Carabinieri – che a sua volta, sospettando che la tromba non fosse un oggetto ma un fenomeno fisico, si consultò con il Centro Nazionale delle Ricerche. Lì impararono che questo fenomeno è favorito dalla “presenza a bassa quota di una massa di aria calda e umida”.
Finalmente un indizio! Il procuratore ne fu felice: trovato il bandolo della matassa il resto sarebbe stato un gioco da ragazzi.
Chi aveva procurato quella massa d’aria calda e umida a bassa quota? Sicuramente un fuoco a bassa quota, in particolare il bruciare di cose umide. E chi brucia cose umide a bassa quota? Chi se non i contadini che bruciano le stoppie quando è umido perché quando il clima è secco non possono bruciarle per il pericolo di non poter tenere il fuoco sotto controllo e per le multe che subirebbero?
Il procuratore era orgoglioso: in men che non si dica aveva individuato l’iter logico per arrivare ai colpevoli della tromba d’aria. Ora si trattava solo di individuare chi, subito prima della tromba d’aria, aveva dato fuoco alle stoppie là dove la tromba d’aria si era manifestata.
Della nuova ricerca fu incaricata la Guardia Forestale che è sempre particolarmente attenta a chi accende fuochi in campagna. In breve tempo la Guardia Forestale fece un dettagliato rapporto su chi aveva acceso fuochi nel luogo e nei tempi indicati. Il Procuratore, che non stava più nella pelle per aver individuato i colpevoli e per aver dimostrato che un colpevole esiste sempre e che lui era in grado di trovarlo, rinviò a giudizio per procurato disastro doloso una famiglia di incoscienti contadini che fu subito condannata in blocco alla prigione e al risarcimento dei danni; con gran plauso della stampa e gran lode all’inflessibile procuratore che fu subito nominato dal CSM Procuratore Capo con notevole salto di carriera e incremento di stipendio.
Giustizia era fatta!

 

*tratto dall’ultima opera di Guido Di Massimo, “Il cane col papillon” (edizioni Robin), per gentile concessione dell’Autore

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