LA SCHLEIN ESTREMIZZA IL PD E AL CENTRO SI APRE UNA PRATERIA.
di Giuseppe Gullo
Le vicende della politica, al pari degli avvenimenti che riguardano i comportamenti umani, sono imprevedibili. Esse seguono “logiche” del tutto particolari, spesso determinate da altri eventi che non erano stati considerati come probabili e che, una volta avvenuti, modificano programmi orientati in altre direzioni.
Il fatto che ha scatenato una serie di reazioni a catena è stata l’elezione della Schlein alla Segreteria del PD. I commenti e le previsioni che hanno accompagnato le fasi congressuali dei democratici, freschi reduci dalla sconfitta elettorale del settembre 2022, erano tutti orientati a dare quasi per certa l’elezione del Governatore dell’Emilia Romagna Bonaccini. La Schlein non era neppure iscritta al Partito fino alla vigilia del Congresso. Era andata via sbattendo rumorosamente la porta dopo essere stata eletta eurodeputata e componente della Direzione con la sinistra di Civati, del quale da molti mesi si erano perdute le tracce. Anche da un punto di vista formale-istituzionale sembrava soggiacere al predominio del Segretario in pectore, del quale era vice nella Giunta regionale emiliana prima di candidarsi al Parlamento nazionale. Eppure contro ogni previsione ha vinto confermando la secolare regola che vuole che chi entra da Papa in conclave ne esce da Cardinale.
Probabilmente chi l’ha votata ha optato per l’elettroshock rispetto a una massiva cura farmacologica. Vedremo presto sul piano delle proposte politiche se la cura darà i risultati sperati. Al momento si vedono solo alcuni segnali non del tutto intellegibili. Ma è troppo presto per stabilire se sono sortite estemporanee o corrispondono alla volontà di dare una connotazione movimentista al Partito. Sembra che l’opinione pubblica abbia accolto positivamente l’imprevista novità, se i sondaggi che danno il PD in ascesa moderata sono veritieri. Ciò che mi sembra certo è che i primi effetti si sono prodotti sulla sinistra e sulla destra del PD. Articolo uno e formazioni analoghe dichiarano di trovare una grande identità di programmi e sostanzialmente aderiscono alla linea Schlein ottenendo adeguata rappresentanza nella direzione del Partito . A breve si vedrà come questo possa essere gestito sul piano politico su almeno due importanti questioni: la guerra in Ucraina coll’invio delle armi e quella ecologista-ambientale con riferimento in particolare alla costruzione degli inceneritori e all’avvio dei degassificatori e alla ricerca di gas e petrolio.
Guardando altrove, in particolare al c.d. Terzo Polo, quanto è avvenuto in questi giorni è effetto del riposizionamento dei democratici. Non vi è dubbio che lo spostamento del PD su posizioni movimentiste e la crisi di Forza Italia aprono una vasta prateria in un’area che va dall’ala moderata di FdI fino a coloro che qualche decennio fa si definivano cattolici democratici e a quella parte di elettorato laico di orientamento liberale e socialdemocratico che qualche volta ha votato PD ma con sofferenza.
Renzi ha colto la novità e ha fatto in modo di farsi sganciare dall’Azionismo di Calenda. La scelta ha una sua precisa ragione politica. Renzi si sta muovendo in queste settimane in direzione di una nuova collocazione sua e del suo Partito. La prima indicazione in tal senso è stata data dalla scelta di assumere la direzione del Riformista, che, a quanto se ne sa, ha fatto infuriare Calenda. Da questa nuova posizione Renzi potrà di giocare a tutto campo, scegliendo i terreni su cui confrontarsi o scontrarsi con particolare attenzione ai temi della Giustizia e dei diritti civili, che sono patrimonio del giornale. Qualcuno ha già avvertito il significato di quest’opzione cercando argomenti del tutto pretestuosi per condannarla. Ho letto di presunti conflitti d’interesse per la sua posizione di senatore, e di dubbi sulla proprietà della testata. Argomenti risibili se si guarda agli editori dei maggiori quotidiani e delle emittenti televisive e radiofoniche e se si considera il fatto che alcuni tra i maggiori leader italiani del dopoguerra, da Macaluso a D’Alema, da Moro all’attuale Presidente della Repubblica, hanno diretto i giornali editi dai rispettivi partiti.
Il fatto è che il senatore toscano crea preoccupazione in coloro che temono che possa essere in grado di intercettare il voto dei moderati che non condividono del tutto le proposte della destra e che sono sinceramente schierati in difesa dei valori repubblicani e liberali. Questa prospettiva politica richiede duttilità, capacità di cogliere immediatamente le opportunità che di volta in volta si presenteranno per mettere in evidenza le contraddizioni degli opposti schieramenti che sono spesso molto condizionati da spinte populiste. Renzi è stato il principale artefice della caduta del Governo Conte due e del conseguente ridimensionamento del M5S, che sarebbe stato ancora più consistente se le scelte del PD fossero andate nella stessa direzione. Potrebbe essere proprio Renzi il riferimento politico di questa vasta area rispetto alla quale il contributo di Azione e quello personale di Calenda si sono rivelati infruttuosi per le sue eccessive rigidità di principio, ma anche per una sorta di opzione pregiudiziale verso sinistra che inevitabilmente scoraggia elettori che vorrebbero abbandonare il centro-destra.
Il Governo Meloni non cadrà per l’azione di opposizione del PD, che vedo molto incerta come sulla riforma della Giustizia, quanto piuttosto per la crescita di una nuova area di centro-sinistra che potrebbe materializzarsi alle europee. Le accuse, obiettivamente del tutto pretestuose, su legami dell’ex premier con il mondo arabo e sulla gestione delle quote di finanziamento pubblico ai partiti e ai gruppi parlamentari sono, a mio avviso, come i fischi delle tifoserie allorché alla squadra avversaria viene assegnato un rigore sacrosanto: pura e semplice preoccupazione di prendere un goal. Ovviamente sarebbe stato meglio se il c.d. terzo polo fosse rimasto unito su una linea politica chiara, alternativa ma non pregiudizialmente ostile alla destra, aperta ai moderati e in forte contestazione rispetto al populismo qualunquista dei Cinque Stelle.
Quanto alla Schlein sta pensando da sola a farsi del male con dichiarazioni davvero poco comprensibili. Mi riferisco al problema dell’inceneritore di Roma. Cosa significa che è stato deciso prima della sua elezione a Segretaria? E’ favorevole o è contraria? Se dovesse dare un’indicazione ai suoi sull’argomento per Palermo, Napoli o Venezia direbbe di farlo o no? I “NI” servono solo agli avversari. Per non dire poi delle elitarie consulenze normo cromatiche. Inseguire l’elettore su quel piano mi pare puro autolesionismo. O no?
Fonte Foto: Wikimedia Commons – Maury3001