LA RICERCA DELL’ESSENZIALE PER UN LAICO

LA RICERCA DELL’ESSENZIALE PER UN LAICO

di Giuseppe Gullo

Ricercare l’essenziale, è questo il tema del Meeting di Comunione e Liberazione in corso a Rimini. È una manifestazione di coraggio mettere al centro del dibattito un argomento così impegnativo in una società nella quale l’apparenza e l’immagine sembrano essere i nuovi miti e il relativismo con la ricerca del successo e della ricchezza i nuovi totem ai quali sacrificare qualunque cosa sia fisica che etica. In questo contesto un’associazione che ha dichiaratamente radici cristiane e che fa riferimento all’insegnamento del suo fondatore don Giussani pone a se stessa, alla Comunità cattolica di cui fa parte, alla Gerarchia ecclesiale, alla società civile e alla politica un tema che sembra avere un sapore antico e, per molti, anche stantio, e che invece richiama i partecipanti ad affrontare il nocciolo duro delle questioni che, alla fine, viene sempre fuori e mostra la realtà nella sua crudezza spesso drammatica, violenta, spietata, senza regole né divine né umane.
Cos’ è l’essenziale per un laico? La domanda, così posta, potrebbe avere mille risposte, tutte quante insieme pertinenti e parziali ma anche paradossalmente inadeguate. In Ucraina qual è l’essenziale? E a Gaza? La risposta è scontata: la Pace, con la P maiuscola. Questo per noi è il bene irrinunciabile ancorché non con la stessa drammatica urgenza che vi è nei paesi nei quali si contano ogni giorno morti, feriti e distruzione. È così? Non in ogni tempo e non per tutti.
Senza andare indietro di molti secoli, basta rileggere il manifesto dei futuristi scritto da Marinetti e allora condiviso da un gran numero di intellettuali di altissimo livello, per rendersi conto che vi sono sempre state voci discordanti. Scrive Marinetti nel 1909: “Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria
.”
Frasi deliranti; eppure condivise da artisti del livello di Balla, Boccioni, Depero, Palazzeschi, Carrà, Severini, solo per citare qualche nome. Sono state sufficienti le due guerre mondiali successive a quel manifesto con le decine di milioni di morti che hanno lasciato sui campi di battaglia a seppellire definitivamente l’idea della guerra come “sola igiene del mondo“? Sicuramente no, se ancora oggi si combatte a Gaza con l’obiettivo della distruzione fisica degli ebrei, e in Ucraina con la Russia alla ricerca del suo presunto spazio vitale, e se in molte parti del mondo diverse etnie si combattono da decenni, se non da secoli, con l’obiettivo di distruggere quella nemica, e se in nome delle loro divinità fanatici religiosi uccidono ancora oggi chi ha una diversa fede.
Sulla guerra israelo-palestinese il meeting ha ospitato il Patriarca cattolico di Gerusalemme, il quale ha dato a chi lo ha ascoltato una lezione di realismo e di prudenza ancorata alla profonda conoscenza dei problemi. Il suo messaggio è stato importante se inteso da chi ha la possibilità di intervenire: è essenziale ascoltare le ragioni di tutte le parti per decidere la via più breve per una pace duratura, chiarendo che l’affermazione dell’eliminazione fisica dell’avversario è irricevibile.
Cos’è dunque essenziale, forse la sconfitta della povertà e della fame nel mondo? Sicuramente sì, sebbene in concreto tutte le grandi potenze e i paesi più ricchi agiscano per allontanare quell’obiettivo. La Cina ha acquistato enormi territori in Africa per fare fronte alle necessità di una popolazione di un miliardo e mezzo di abitanti, i cui bisogni crescono in modo esponenziale man mano che migliorano le condizioni di vita. Gli USA, da parte loro, antepongono gli interessi di politica estera e delle multinazionali rispetto a quelli delle popolazioni autoctone in moltissime aree depresse di vari Continenti.  Non dissimile il comportamento degli altri paesi sviluppati, di modo che il divario tra ricchi e poveri aumenti in danno di quest’ultimi.
È essenziale garantire la libertà individuale e quella dei popoli? Sicuramente sì, eppure secondo lo studio più accreditato in materia, il 35% degli Stati considerati hanno regimi autoritari nei quali le libertà fondamentali non sono garantite, e il 21,5% ha sistemi ibridi nei quali i diritti conculcati sono maggiori di quelli riconosciuti. La maggioranza assoluta dei 167 Stati esaminati non è democratico con tendenza ad aumentare. Se poi si tiene conto delle aree geografiche, si rileva che quasi tutto il continente africano e buona parte del Medio Oriente sono retti da regimi autoritari.
Quanto all’Italia, fa parte delle democrazie definite imperfette, nelle quali sono state individuati elementi di ridotta garanzia delle libertà fondamentali.
‌          Comunione e Liberazione non è un partito e non deve pertanto dare indicazioni sui limiti della nostra democrazia e sugli strumenti utili per migliorarla e renderla per quanto possibile di livello più elevato. L’unica strada percorribile in questa direzione è quella di realizzare attraverso le procedure che lo stesso sistema democratico prescrive quei cambiamenti nei settori che sono stati individuati come limitativi della piena fruizione dei diritti del cittadino. Tra questi di particolare rilievo sono la selezione e la scelta della classe politica chiamata a governare il Paese e l’enorme massa di leggi che hanno creato un ginepraio quasi inestricabile che ha finito con il costringere il cittadino in una camicia di forza fatta di commi, codicilli e prescrizioni di ogni tipo.
‌          Il cerchio metaforicamente si chiude riportando la ricerca dell’essenziale al compito naturale e specifico della politica nella sua accezione più alta e fondamentale nella vita di tutti. Forse è quello il nostro deficit di Democrazia.

 

Fonte Foto: wikimedia CommonsTenanCC BY-SA 3.0

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