LA PORPORA E IL GIUDIZIO
di Pietro Di Muccio de Quattro
“Il caso Becciu” di Mario Nanni
“È stato un processo sui generis (finora arrivato al primo grado con la sentenza del 16 dicembre 2023, depositata il 30 ottobre 2024, ottocento pagine!) anche per le cifre: 86 udienze, durata di due anni e mezzo, compresa la pausa per il Covid, circa due milioni e mezzo di file prodotti dal Promotore di Giustizia, decine di migliaia da parte delle difese e delle parti civili.” Questa la “dimensione quantitativa” monstre del processo giudiziario (intendo: non canonico) al cardinale Giovanni Angelo Becciu, che Mario Nanni, giornalista di professionale qualità, ha narrato con acribia e passione nell’urticante saggio-inchiesta intitolato “Il caso Becciu. (In)giustizia in Vaticano. Dizionario delle omissioni, anomalie, mistificazioni, misteri e veleni”, Media&Books, 2024, pag. 234.
Ma la “dimensione qualitativa” del dirompente affaire è viepiù estesa e inquietante, perché nella forma e nella sostanza si tratta di un caso più unico che raro pur negli annali millenari dei fatti riprovevoli che la storia ascrive sia alla Chiesa cattolica che allo Stato pontificio, prima costituito come Regno dell’Italia centrale, poi come Monarchia elettiva, spirituale e temporale, della Città del Vaticano. Infatti, domanda l’Autore, “Che cosa c’è dietro questo processo a un principe della Chiesa, dopo cinque secoli che non accadeva?” E risponde che, “tra le altre, la singolarità di questo processo è che per la prima volta un cardinale viene giudicato non da altri cardinali, insomma da una giurisdizione interna e speciale della Chiesa cattolica, ma da un tribunale composto da laici e istituito entro le mura vaticane. Giudici che rispondono al Papa, chiede lo storico Alberto Melloni, al Capo dello Stato della Città del Vaticano?”
Il cardinale Becciu non era un cardinale onorifico, ma titolare di importantissimi incarichi di curia. Nato nel 1948, origini sarde, arcivescovo, nunzio apostolico, sostituto della Segreteria di Stato, prefetto della Congregazione per le cause dei Santi, si dimette perché accusato di truffa e peculato di centomila euro dirottati alla diocesi di Ozieri, in Sardegna. Percepisce l’accusa come ingiusta e infamante e rassegna le dimissioni nelle mani del Papa. Cionondimeno, per il cardinale Becciu, il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi chiede una condanna a sette anni e tre mesi di reclusione. Il Tribunale decide cinque anni e sei mesi, derubricando alcune accuse, negandone altre. La difesa di Becciu ha proposto appello. Stessa cosa ha fatto il Promotore, “non per ‘ostilità alla sentenza’ (sic!) ma perché vuole far ‘rivivere’ le accuse (si augura) e le condanne che aveva chiesto.”
“Il caso Becciu”, il fatto e il libro, riguarda dunque la vicenda di un principe della Chiesa processato quasi fosse uno dei volgari “barattieri” (‘coloro che trafficano i pubblici uffici’), dannati da Dante nel Canto XXI dell’Inferno. Il cardinale Becciu, secondo le accuse, avrebbe “trafficato” l’ufficio ecclesiastico per fini così disonorevoli da configurare reati comuni perseguibili davanti al tribunale penale della Santa Sede. Ma, come documenta l’Autore, “la forte impressione di una sentenza già scritta” è avvalorata da almeno due circostanze: le troppe anomalie del procedimento, tra le quali il cambio (per quattro volte!) delle regole procedurali durante lo svolgimento del processo e la svalutazione, quando non addirittura l’accantonamento, delle risultanze favorevoli al cardinale e comprovanti la sua innocenza.
Il libro non costituisce soltanto un meticoloso resoconto giudiziario e una cronaca processuale per appassionati del genere, ma anche il racconto letterario della temperie che accompagna l’inusitato evento di un cardinale alla sbarra, cioè il complesso dei moventi ecclesiastici e politici, che avviano e governano la macchina giudiziaria, e degli avvenimenti che concorrono a caratterizzarne l’ambiente interno ed esterno ai sacri palazzi nonché, più in generale, il momento storico in cui tutto vi ha luogo. Infatti, l’Autore tratteggia anche il profilo dei molteplici comprimari che colorano la vicenda e ne espone i ritratti in una vasta galleria di personaggi alla maniera di una minuscola Comédie humaine di Honoré de Balzac, “figure che mai ci si aspetterebbe di vedere aggirarsi negli ambulacri del Vaticano: non mancano infatti faccendieri, superpentiti, agenti segreti, millantatori, pregiudicati, affaristi…”
Ovviamente, nel libro di Mario Nanni prevalgono le dramatis personae, i protagonisti, a cominciare dal Papa, che secondo il diritto canonico è l’Organo supremo della potestà di giurisdizione. Il Pontefice assomma i poteri legislativo, esecutivo, amministrativo, e detiene perciò “i tre poteri teorizzati da Montesquieu”, come nota l’Autore. Ma bisogna aggiungere e sottolineare che, mentre la concentrazione dei tre poteri nella persona del Papa ne fa un monarca assoluto, il quarto potere esclusivo del Pontefice lo eleva a una posizione che sovrasta incommensurabilmente gli altri tre perché determinato dall’origine divina del “depositum fidei”. Scrive l’Autore che illustri giuristi ed esperti di diritto canonico hanno sollevato dubbi sulla legittimità di alcuni rescripta del Papa sul corso di svolgimento del processo, per i quali è stata perfino presentata all’ONU una denuncia contro il Papa stesso, e ne hanno tratto la conclusione che un processo siffatto, in quanto espressione della “suprema potestà giurisdizionale” del Papa, è “anticostituzionale”, per così dire, nel senso che viola i principi dello Stato di diritto, il giusto processo, i diritti umani, le convenzioni internazionali ratificate dallo Stato vaticano: roba da niente, soprattutto considerando le prediche quotidiane dei papi e del clero sul rispetto assoluto della persona umana, immagine di Dio in terra!
Gli altri protagonisti del dramma, perché autentico dramma è stato infatti per l’imputato Becciu il processo ingiustamente subito che l’ha ingiustamente condannato, non hanno dovuto sopportare le sofferenze aggiuntive procurate al cardinale da “una gogna mediatica di proporzioni mondiali” (parole dello stesso Becciu), la quale è servita pure ai detrattori del Vaticano per confermarsi nei loro giudizi e pregiudizi contro il Papato, la Curia, gli ecclesiastici. Il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi, cioè il procuratore dello Stato vaticano (la pubblica accusa del Papa, potremmo definirlo) ha fatto la sua bella figura, ottenendo la condanna dell’imputato, sebbene a una pena inferiore alla richiesta. A riguardo l’Autore annota: “Gli avvocati difensori, Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo, hanno accusato il Promotore di voler ‘mostrificare’ il Cardinale.” Per il Promotore di Giustizia l’impianto accusatorio “ha tenuto”. Per la difesa l’impianto è miseramente franato, alla luce delle prove testimoniali e documentali emerse durante il processo. Il tribunale, che ha emesso la sentenza, era presieduto da Giuseppe Pignatone, già procuratore della Repubblica a Roma, passato nei ranghi della magistratura vaticana.
Il pamphlet di Mario Nanni sul “caso Becciu” è cadenzato come un’inchiesta a vasto raggio, tali e tanti sono i personaggi e i fatti che si susseguono e s’intrecciano nelle pagine del libro. A beneficio del lettore maggiormente curioso dei dettagli dell’intricata vicenda, l’Autore ha corredato il volume di un preciso ed esauriente indice dei nomi, specialmente indispensabile per padroneggiare un caso così complicato e ricco di aspetti extra giudiziari implicati e connessi. Tutto il libro è “poliedrico” perché dei personaggi e dei fatti narrati mostra le varie facce che emergono dal dibattimento e dalle interlocuzioni, e perché è suddiviso in brevi paragrafi ordinati alfabeticamente (“Il Dizionario del Caso Becciu” li intitola brillantemente l’Autore) che evidenziano, anche problematicamente, i mille risvolti delle questioni in cui il caso viene frammentato e analizzato. La trattazione non ha nulla della pedanteria giuridica e degli oscuri tecnicismi che sogliono caratterizzare l’esposizione di casi giudiziari agli addetti ai lavori. Il libro è al tempo stesso una “requisitoria civile” e una “condanna morale”: l’una, contro le stimmate dell’errore giudiziario (Enzo Tortora e Alfred Dreyfus vengono appunto evocati dall’Autore); l’altra, contro l’etica immorale del moralismo.
I giudici dell’appello dovrebbero leggere “Il caso Becciu” di Mario Nanni. Soprattutto loro, per comprendere appieno il contesto. Infatti, il processo è pur sempre una tessera soltanto, benché fondamentale, del mosaico che il libro completa. Honni soit qui mal y pense?