LA POLITICA ITALIANA IN ORDINE SPARSO ALLA VIGILIA DEL NUOVO ANNO
di Giuseppe Gullo
Il clima delle festività di fine anno è propizio per consentire a FdI e PD di organizzare convegni nazionali nei quali si mescolano eventi mediatici e discussioni politiche. Per la verità l’aspetto maggiormente “scenografico” è appannaggio del Partito della Presidente del Consiglio che è stato in grado di fare intervenire alla sua festa Musk, uno dei protagonisti della finanza mondiale che ha acquisito recentemente il controllo di twitter ora X e che è impegnato economicamente sul fronte della realizzazione dell’intelligenza artificiale. FdI celebra così la sua apoteosi e si crogiola al sole del Potere finalmente conquistato e gestito.
Sul versante dell’opposizione, il PD ha organizzato un convegno sul tema “L’Europa che vogliamo” in preparazione delle elezioni del Parlamento di Strasburgo del prossimo mese di giugno. I protagonisti di questa manifestazione sono stati Prodi, che in materia ha titoli che nessun altro possiede in Italia quale unico italiano ad avere presieduto la Commissione Europea, l’ex Segretario Letta e la rediviva Mogherini, già alto Commissario per gli Affari Esteri, di cui si erano perse le tracce, oltre Gentiloni e la Bindi e l’economista Reichlin, molto impegnata sul fronte del commento sulle scelte delle politiche di bilancio della UE. Discutere di politica europea ad alto livello fa certamente bene al PD e al Paese e contribuisce a rendere chiare alcune posizioni dei Democratici su temi che erano rimasti in ombra. Il sottotitolo dell’incontro: “Un’Europa sociale, verde, giusta” contiene due aggettivi giusta e sociale, oltre al richiamo del tutto condivisibile ai problemi climatici e della transizione ecologica, che danno una chiara impronta alla discussione sebbene richiedano, com’è inevitabile, specificazioni e indicazioni di cui si occuperà il dibattito. Una forza politica convintamente e sinceramente europeista è un riferimento sicuro in un quadro interno nel quale gli euro scettici palesi o semi occulti sono molti.
Parallelamente la Segretaria del PD, in un’intervista su Repubblica, ha allargato la discussione alla politica interna facendo alcune affermazioni che meritano attenzione. Schlein introduce il tema nuovo della necessità di prepararsi ad elezioni politiche ben prima della scadenza della legislatura nel 2027. Afferma in modo risoluto che i disastri che il Governo delle destre sta facendo, sia in politica interna sia in quella estera, disastri tali per cui presto gli elettori saranno chiamati a votare. È del tutto legittimo, e sarebbe molto strano il contrario, che il leader del maggior Partito di opposizione auspichi la crisi del Governo in carica, espressione di una maggioranza ad esso ostile. Ciò che è meno comprensibile è che nel momento in cui prevede il ritorno alle urne, non spenda una sola parola per dire con quali regole, e cioè con quale legge elettorale, dovrebbero svolgersi le nuove elezioni. Com’è evidente questa indicazione non è tecnica ma ha un grande valore politico.
A parole tutti o quasi sono contrari all’attuale legge elettorale che non consente all’elettore di scegliere il candidato che ritiene più idoneo a rappresentarlo in Parlamento. Gli eletti vengono indicati in liste bloccate predisposte a loro piacimento dai capi partito col duplice effetto di rendere ininfluente, sotto questo profilo, l’espressione del voto e di diminuire di riflesso la qualità degli eletti la cui selezione avviene solo in base ai rapporti di varia natura con chi gestisce le liste. Votare nuovamente con il sistema elettorale vigente, potrebbe causare un ulteriore aumento dell’astensionismo e confermare l’idea di un tacito accordo trasversale tra tutti i Partiti più importanti per mantenere lo status quo. Il silenzio della Schlein sull’argomento qualche dubbio lo fa nascere.
L’intervista è stata rilasciata a Bruxelles durante una pausa della riunione del PSE nella quale, tra l’altro, pare che abbia preso consistenza la candidatura quale futuro Presidente della Commissione del Lussemburghese Nicolas Schmit, attuale Commissario al Lavoro, significativamente relatore al convegno di Roma del PD. La Schlein, in occasione della riunione del PSE, ha forse introdotto la discussione relativa alla candidatura Draghi proposta dal Presidente Francese? Se lo ha fatto non ne ha parlato forse per discrezione. Avrebbe dovuto farlo per molte ragioni la prima delle quali è che è un onore per l’Italia il fatto che uno dei più importanti Paesi europei abbia indicato un italiano per un incarico così prestigioso e importante.
La Segretaria PD affronta, invece, il problema delle alleanze in vista delle possibili elezioni politiche generali. Indica come possibile e auspicabile lo schieramento che si è formato in Parlamento in occasione del voto sulla proposta del salario minimo, quando hanno votato insieme PD, 5S, Azione, + Europa e Sinistra Italiana. Convergenza questa sicuramente significativa ma troppo limitata per potere parlare di un programma elettorale comune. Vi sono regole non scritte che hanno una valenza difficilmente derogabile. Una di queste è la necessità di individuare sui grandi temi di politica interna ed estera punti qualificanti sui quali assumere impegni vincolanti cogli elettori ai quali si chiede il consenso. Oltre a una nuova legge elettorale, che dovrebbe essere approvata prima del voto, sarebbe necessario, a titolo esemplificativo, specificare in politica estera la posizione sulle guerre in atto a Gaza e in Ucraina sulle quali, in particolare su quest’ultima, i 5S hanno assunto posizioni pubbliche, anche in occasione di votazioni parlamentari, fortemente in contrasto col PD e con la Commissione Europea. Parallelamente alla posizione di solidarietà occidentale all’Ucraina procede lo schieramento di lealtà e collaborazione con l’alleanza nordatlantica e i Paesi che la compongono, USA in testa.
In politica interna l’elenco è lunghissimo e tale da richiedere uno sforzo per trovare convergenze. Le posizioni dei 5S e di Sinistra italiana in tema di ecologia e tutela dell’ambiente sono in molti punti in contrasto con quelle del PD, così come in materia economica con riferimento alla gestione dei fondi europei del PNRR, alla politica di bilancio, al super bonus, alla fiscalità, alla giustizia, all’immigrazione e ai diritti civili, solo per indicare alcuni titoli. Un’alleanza elettorale può nascere solo dalla condivisione di programmi politici e di impegni comuni e non da necessità di cartello destinate a naufragare di fronte ai primi marosi. I primi segnali di una volontà reale dei 5S di muoversi in questa direzione sono negativi. La proposta di Prodi di incaricare la Segretaria del PD di federare le forze politiche all’opposizione del Governo di destra non ha avuto alcuna risposta da parte del principale destinatario, il Movimento 5S, mentre in vista delle scadenze elettorali amministrative e regionali di primavera, si procede in ordine sparso.
In Sicilia intanto prende consistenza una coalizione che avrebbe come leader il deputato regionale e Sindaco di Taormina Cateno De Luca, fondatore di “Sud chiama Nord” e di cui farebbero parte tutti gli oppositori della Giunta Schifani. Anche in questo caso il collante è solo quello di disarcionare l’attuale Governatore dell’isola, al quale si addebita di non affrontare gli immani problemi siciliani. Anche in questo caso manca del tutto la proposta politica e vi è, in aggiunta, l’aggancio di un personaggio che gioca sul fronte politico a 360 gradi trattando con tutti, forte di un consenso elettorale conseguito alle regionali e che fa gola a molti.
La lezione dell’esperienza politica dei Governi Prodi e dell’Ulivo dovrebbe avere dato precisi insegnamenti che non possono essere ignorati. Diversamente qualunque proposta avrà il fiato corto e non reggerà di fronte a stridenti contraddizioni e tatticismi esasperati.
Fonte Foto: Wikimedia Commons – JD Lasica – CC BY 2.0 Deed
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