LA LEGGENDA DEI “PARTIGIANI QUASI TUTTI ROSSI” E LA FESTA ROMANA DELLA RESISTENZA*

LA LEGGENDA DEI “PARTIGIANI QUASI TUTTI ROSSI” E LA FESTA ROMANA DELLA RESISTENZA*

di Pietro Di Muccio de Quattro

Sul Corriere del 15 aprile un lettore afferma che “nella Resistenza i comunisti furono la maggioranza”. Aldo Cazzullo gli risponde “non è così, è una leggenda che i partigiani fossero quasi tutti rossi” e lo dimostra con dovizia di nomi e fatti. Finalmente una risposta inoppugnabile e giusta.
Approssimandosi gli ottant’anni della Liberazione, desidero evidenziare al sindaco di Roma, presidente della Festa della Resistenza, che, se in passato avessi sentito nelle celebrazioni del 25 aprile un discorso storicamente onesto, con i concetti e le parole di Cazzullo, mi sarei dichiarato pure io ufficialmente antifascista come lo sono sempre stato intimamente e fattualmente da liberale e patriota “risorgimentale”.
Mio padre, ufficiale medico, dirigeva l’ospedale da campo di Bencovazzo (Croazia) allorché il 9 settembre 1943 fu catturato e deportato a Meppen, confini olandesi, dove restò prigioniero fino alla liberazione del 1945. Benché ufficiale, non fu tenuto negli ‘Offizierslager’ ma in uno ‘Straflager ‘, campo di punizione dove finivano “i prigionieri protagonisti di tentativi di fuga o di quelli che i nazisti consideravano atti di insubordinazione” (Rossella Ropa, in Storia fotografica della prigionia dei militari italiani in Germania, Bollati Boringhieri, Torino 2005, pag.55).
La vita nei lager si svolgeva in condizioni al limite dell’insopportabilità fisica e morale. Il premio per chi accettasse di tornare in Italia per servire i nazifascisti di Salò consisteva in un wurstel e un quarto di pane bianco. Spesso una scelta tra vivere e morire. Mio padre rifiutò. Non fu una forma di eroismo da essere ricordata, onorata, commemorata innanzi tutto dai partigiani veri, poi dalle autorità celebranti, infine da ogni sincero liberaldemocratico?
Solo negli ultimi 10/15 anni gli storici, compreso Cazzullo, non la Repubblica, rendono omaggio all’Altra Resistenza (Alessandro Natta, esemplare la sua vicenda del fallito tentativo di pubblicare le memorie con la casa editrice del Pci) e alla Resistenza senz’armi (Avagliano e Palmieri). Ecco perché, alla soglia dei miei ottant’anni, aspetto ancora di pronunciare i voti solenni di antifascismo. Ma non dispero.

*Articolo e Foto tratti da “L’Opinione delle Libertà” del 16.04.2025

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