LA CRESCENTE ASTENSIONE PORTERA’ ALLA FINE DELLA DEMOCRAZIA? *

LA CRESCENTE ASTENSIONE PORTERA’ ALLA FINE DELLA DEMOCRAZIA? *

di Antonio Foccillo

Ad ogni elezione, nel valutare la quantità dei votanti, ci si domanda se siamo alla fine del modello democratico? Anche le ultime elezioni in Liguria hanno confermato il calo sensibile dei votanti.
Spesso ho scritto sullo stato della democrazia e ho svolto analisi in cui ho messo in evidenza la crisi della democrazia. Oggi voglio partire da alcune domande: perché le persone dovrebbero partecipare ai momenti elettorali? Cosa offre la politica per stimolare le persone a impegnarsi nuovamente?
I motivi dell’astensione al voto sono tanti, a parer mio. Però, la cosa più importante è proprio stimolare le persone a riprendersi lo spazio vitale della politica, perché è venuta meno anche la passione e la partecipazione alla vita politica.
I cittadini non si sentono più rappresentati né tutelati e sono sempre più soli nella gestione dei loro problemi. Per questo non hanno fiducia nella politica che possa risolverli, anche perché sia le forze di destra che quelle di sinistra propongono le stesse cose. Non c’ è alternativa, quindi non c’è scelta e, pertanto, viene meno qualsiasi fiducia di poter cambiare e invertire la tendenza.
La crisi parte da lontano, solo che, negli ultimi tempi, sta progredendo in modo molto preoccupante.
Spesso negli anni si è posto il problema di come rafforzare il modello democratico. In tal senso, voglio ricordare Pietro Nenni che già nel 1960, anno drammatico per la Repubblica (Governo Tambroni, sostenuto dai voti determinanti dei fascisti), affrontò la probabile crisi della democrazia[1]. Nello stesso volume Craxi scrisse: “La democrazia può essere salvata e sviluppata solo dall’alleanza delle forze democratiche su un programma di riforme sociali[2]”.
Non è certamente la situazione di oggi!
Ancora, in una epoca più recente, Luigi Ferrajoli, quando ancora non eravamo arrivati a questo livello di astensione, fece un’analisi molto dettagliata della crisi della democrazia. Nella presentazione di un suo libro[3] è scritto: “I poteri, lasciati senza limiti e controlli, tendono a concentrarsi e ad accumularsi in forme assolute: a tramutarsi, in assenza di regole, in poteri selvaggi. Di qui la necessità non solo di difendere, ma anche di ripensare e rifondare il sistema delle garanzie. Solo un rafforzamento della democrazia costituzionale, attraverso l’introduzione di nuove e specifiche garanzie dei diritti politici e della democrazia rappresentativa, consente infatti di salvaguardare e di rifondare sia l’una che l’altra. L’idea elementare che il consenso popolare sia la sola fonte di legittimazione del potere politico mina alla radice l’intero edificio della democrazia costituzionale. Ne derivano insofferenza per il pluralismo politico e istituzionale; svalutazione delle regole; attacchi alla separazione dei poteri, alle istituzioni di garanzia, all’opposizione parlamentare, al sindacato e alla libera stampa; in una parola, rifiuto del paradigma dello Stato costituzionale di diritto quale sistema di vincoli legali imposti a qualunque potere”. È difficile non concordare con l’analisi di Ferrajoli.
Rischierò, purtroppo, di ripetermi rispetto ad altri miei articoli, ma le cause sono sempre le stesse, anche perché non esistono ricette adeguate, analizzate e proposte dalla politica, né dalla cultura o dalle altre forme di rappresentanza. Tutto scorre nel disinteresse generale e nell’apatia popolare.
Nella maggioranza dei paesi della democrazia liberale, il sistema di rappresentanza sta attraversando una crisi di legittimità, che si esprime nell’astensione elettorale, nell’apatia, nella non partecipazione politico-sociale e nei bassi indici di adesione ai partiti.
Le cause variano tra i diversi paesi, ma in generale si può affermare che i principali risiedono: nella mancanza di scelta e di controllo degli elettori sugli eletti; nei sistemi elettorali che distorcono la rappresentanza, frodando la volontà popolare, attraverso dei meccanismi e/o sbarramenti che ostacolano i partiti minori; nei cambi di schieramento senza perdita di mandato; nella distorsione sistematica dei fatti e dei loro significati per opera della demagogia e della propaganda, o la verità celata dalla ragion di Stato, o il perseguimento d’interessi spesso illegali o egoistici ed, infine, il trionfo dei dogmi della finanza rispetto alla politica, inducono una violenza psicologica nei cittadini.
Non si può lasciare che questi sentimenti diventino generalizzati, altrimenti aumenta sempre di più la volontà di ritornare ad un passato deleterio con il rafforzamento di movimenti e partiti di carattere nazista o fascista, come sta avvenendo nei momenti elettorali a livello europeo.
Tutto ciò ci dovrebbe portare a ricordare i grandissimi sacrifici di uomini e donne che hanno realizzato in Europa ed in Italia un livello di democrazia, partecipazione, tutele e diritti garantiti per i cittadini e per i lavoratori, e com’è oscuro affrontare il futuro senza tenerne conto e senza seguire il loro esempio in un momento in cui si è messo tutto in discussione, modificando profondamente le istituzioni, diminuendo le tutele delle persone e contemporaneamente si è anche limitato il diritto alla partecipazione ed al confronto. La causa principale sta nella progressiva privatizzazione della politica messa in atto dai poteri finanziari internazionali.
Mai, come in questo periodo, la democrazia appare, nelle sue diverse tipologie costituzionali, vulnerabile e incline alle oligarchie, strutturate in poteri anche non politici, economici, sociali, mediatici, o verso governi personali. Non ultimo il ritorno allo spionaggio informatico!
Nel nostro Paese assistiamo anche, sempre più, ad una violenza verbale, alla delegittimazione reciproca di maggioranza e opposizione, che alimentano intolleranza e scontro tra i cittadini. La democrazia è colloquio in ogni luogo, come nella sua istituzione fondamentale che è il Parlamento.  Ma questi assunti sono sempre più delegittimati o negati.
Cosicché oggi, viviamo in una società in cui esistono troppe apatie, troppe deleghe, fino all’abbandono della militanza politica, che rende insufficiente la partecipazione democratica!
Tutto questo avviene, anche, perché non ci sono più strumenti di partecipazione in cui impegnarsi, autorità morali e ideali che svolgono la funzione di stimolo ed esempio.
Le regole classiche della democrazia, infatti, esigono il dialogo, la salvaguardia dei diritti delle minoranze, il riconoscimento e la tutela effettiva dei diritti umani, che spettano a ogni essere umano, indipendentemente dalla nazionalità e dalla cittadinanza, ai diritti civili e politici, che rappresentano una convivenza pacifica, coesa e solidale.
Come pure la trasparenza della vita pubblica è condizione delle scelte libere e responsabili delle persone. Se queste scelte non sono né libere né responsabili, la democrazia diventa finzione di riti e procedure formali con il vizio originario di una coscienza violata e offuscata.
Per rilanciare e rafforzare la democrazia, oggi, ancora più di ieri, bisogna essere in grado di cogliere fino in fondo i processi che quotidianamente avvengono nella società per impostare l’attività politica in modo più funzionale alla realtà in atto e quindi svolgere la funzione più ampia, veramente politica, di aver cura degli interessi generali del Paese.
Si deve essere capaci di far crescere nuove forme di dialogo e di partecipazione. Si deve, con molta umiltà, riprendere il cammino per stimolare la partecipazione e comprendere a fondo le trasformazioni, quelle avvenute e quelle in atto.
Bisogna ridare motivazione alle persone, dimostrare loro che possono essere proprietarie del loro futuro, attraverso l’impegno personale. A volte basta anche l’impegno di uno, anche quello più piccolo, per smuovere gli altri, per rimettere in moto l’intera società. Non si può lasciare che tutto svanisca nel nulla e allora riprendiamoci il futuro prendendo lezioni dal passato!

 

[1] Nella raccolta dei discorsi parlamentari di Nenni – Camera dei deputati, 1946-1979

[2] B. Craxi – Prefazione alla Raccolta dei discorsi parlamentari di Nenni – Camera dei deputati 1983

[3]  L. Ferrajoli, “Poteri selvaggi”, Edit, Laterza.

 

*Foto e Articolo tratti da Nuovo Giornale Nazionale del 01.11.2024 – http://nuovogiornalenazionale.com/

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