La convention di FDI e il progetto per il sud
di Giovanni Mollica
Abbiamo letto con attenzione e interesse il documento programmatico proposto da Giorgia Meloni alla Convention milanese del suo partito. Quindici punti che mirano a tradurre i valori fondanti di Fratelli d’Italia in obiettivi adeguati ai tempi. Certamente un sofferto e non facile sforzo culturale che merita rispetto e che Democrazia liberale si propone di esaminare in una visione critica e costruttiva al tempo stesso.
La prima impressione è che siamo di fronte a un progetto che marca una linea politica avanzata – condivisibile o meno -, culturalmente coerente e sostanzialmente diversa dalle iniziative frammentate, contraddittorie, estemporanee spesso clientelari che caratterizzano altre forze politiche.
È in tale ottica che abbiamo esaminato il punto 8 del programma, dal titolo “rilancio dell’economia nazionale partendo dal sud italia” dove, in una decina di righe, viene esposta la cura di quello che consideriamo uno dei mali storici del nostro Paese.
Da un partito da anni all’opposizione ci saremmo aspettati un’attenzione ben diversa sulla parte del Paese che si trova, da decenni, in condizioni di gravissimo disagio economico, sociale e culturale. A maggior ragione se tale parte è stata palesemente tradita dal partito – il Movimento 5Stelle – che ha ottenuto proprio in quelle regioni lo straordinario successo elettorale che l’ha condotto a essere la maggiore forza politica del Parlamento.
Invece, al punto 8 non vi è nulla o quasi di innovativo: nessuna idea originale e strategicamente strutturata in grado di mostrare una vera svolta. Come, a parere di Democrazia liberale, la dimensione e la drammaticità della Questione Meridionale meriterebbero.
È deludente constatare la mancanza di un’anima nelle proposte di FdI per il Sud. Quell’anima che, da molti anni, decine di esponenti neomeridionalisti hanno illustrato con estrema efficacia e alla quale Democrazia liberale guarda con grande interesse.
Il programma è generico, confuso, disorganico, inefficace e non risponde alla domanda fondamentale: quale deve essere il ruolo del Mezzogiorno nel panorama euro mediterraneo?
Secondo FdI, invece, ancora una volta il futuro del Sud dipende dalla ripresa del Nord.
Come se l’area più vasta a basso PIL pro capite e con la più alta disoccupazione dell’intera Ue non richieda – e imponga – soluzioni rivoluzionarie, più efficaci e adeguate ai tempi e alla dimensione del problema, dal punto di vista culturale, sociale ed economico e in piena sintonia con la politica di coesione dell’Ue e che rappresenta l’anima del Next Generation Plan EU.
Non basta titolare che il “Rilancio dell’economia nazionale” deve partire dal Sud Italia se, poi, si ricalcano vecchie, logore e scontate formule come “…lotta alla criminalità, controllo del territorio .. tasse al 10% per i pensionati italiani e stranieri che spostano la residenza nel Sud Italia ..” e analoghi banali pseudo-rimedi.
Per essere credibili bisogna spiegare quale debba essere il “… piano pluriennale per dare al Sud Italia le condizioni infrastrutturali, logistiche, economiche necessarie alla crescita e allo sviluppo del territorio” e, soprattutto, quali debbano essere le finalità di tale Piano.
Unica novità è l’appello mirato a indurre “le aziende del Nord” ad aprire “sedi secondarie nel Meridione” che, però, così formulato, pare solo un beneficio contributivo fine a sé stessopiuttosto che ciò che dovrebbe essere: l’ineluttabile necessità di dare nuove prospettive alla PMI manifatturiera italiana, troppo condizionata dall’andamento dell’ormai fragile mercato mitteleuropeo. L’attuale incombente crisi energetica e delle materie prime sembra non aver insegnato nulla.
In altre parole, nel rapporto tra FdI e il Mezzogiorno sembra mancare quella visione proiettata verso la creazione di un Paese che vuole (deve) crescere in modo coeso ed egualitario. Alla ricerca di una maggiore indipendenza da prevedibili condizionamenti esterni.
Nulla di nuovo, purtroppo, rispetto al modo di considerare il Sud degli altri partiti e dei governi nazionali degli ultimi decenni. Peccato. Speriamo che Meloni ci smentisca, correggendo e approfondendo le deludenti proposte per il Sud del suo pur coraggioso programma.