LA BUROCRAZIA ITALIANA ALLA PROVA DELL’ALLUVIONE E DEL PNRR

LA BUROCRAZIA ITALIANA ALLA PROVA DELL’ALLUVIONE E DEL PNRR

di Giuseppe Gullo

Il Re è nudo! In un editoriale sul Corriere della Sera il prof. Sabino Cassese ha gridato con forza all’opinione pubblica la sua verità sulla condizione della pubblica amministrazione paragonandola a una macchina con il motore ingrippato che non è in condizione di rispondere ai comandi di chi guida, sia che si chiami Leclerc, sia che si tratti di un neo patentato privo di esperienza.
L’affermazione è devastante per varie ragioni. Intanto per l’autorevolezza della fonte. Cassese è da tempo il massimo studioso di diritto pubblico, vero maestro di generazioni di pubblicisti. È stato Ministro e membro della Corte Costituzionale; pochi possono vantare nel nostro Paese un tale curriculum. La sua affermazione significa senza possibilità di fraintendimenti che, su questo versante, la coalizione che governa, sul piano dei risultati, è indifferente. Centro-destra o centro-sinistra, giallo-verde o giallo-rosso, nulla cambia. La capacità di spesa dello Stato sarà sempre molto ridotta e inadeguata rispetto alle disponibilità effettive e alla velocità degli interventi che vengono programmati.
Corollario di ciò è il modo in cui i diversi esecutivi che si sono succeduti alla guida del Paese hanno cercato di affrontare le emergenze che vi sono stati nei decenni passati fino a quella di questi giorni in Emilia Romagna. E’ avvenuto in Belice, in Irpinia, all’Aquila, ad Amatrice, e accade oggi a Ravenna. Sono stati stanziati miliardi di lire o di Euro e gran parte di essi non è stata spesa o è stata sperperata, e sempre dopo moltissimi anni dal momento in cui i fondi sono stati reperiti. In tutti questi casi si è ritenuto che ampliando gli organici e assumendo nuovo personale il motore della macchina amministrativa potesse funzionare meglio tranne poi, a distanza di anni, a rendersi conto che non era così e che aggiungere benzina per fare funzionare un motore arrugginito non è sufficiente a farlo funzionare.
Accanto a queste ricorrenti e inevitabili calamità vi è in questi mesi l’urgenza di predisporre i progetti per spendere i fondi del PNRR dei quali, per unanime opinione, lo Stato ha una grande necessità. Siamo anche su questo fronte in grandissima difficoltà e con un ritardo sui tempi previsti dalla UE, che fanno temere di potere perdere quelle ingenti somme se non dovessero essere accordate proroghe e se la Commissione bonariamente non dovesse chiudere un occhio o forse entrambi.
Ebbene anche in questa occasione la risposta del governo è contenuta in un DL di trenta articoli, con l’obiettivo è di assumere nell’anno in corso 170.000 persone che si aggiungeranno alle 157.000 assunte nel 2022, ”Allo scopo dichiarato di aumentare la capacità amministrativa dello Stato, non fa altro che aprire le porte dei ministeri a nuovo personale”, dice Cassese. Si ripeteranno inevitabilmente gli effetti accaduti in precedenza. Organici elefantiaci, spesso sovra dimensionati, mancanza di un adeguato numero di personale tecnico qualificato di cui la PA è fortemente deficitaria, procedure complesse e farraginose che continueranno a bloccarsi continuamente e a ritardare la realizzazione delle opere.
Ciò che impressiona è il fatto che chi vince le elezioni e viene chiamato a responsabilità di Governo vi giunge impreparato senza un programma reale di riforma, modernizzazione e semplificazione della Pubblica Amministrazione. Il Governo in carica non fa eccezione e continua a procedere a colpi di DL, cercando di tappare falle gigantesche con le classiche e inadeguate  pezze improvvisate. Negli anni passati si cercò di varare un piano organico di riforma legato ai nomi di Ministri quali Bassanini e Brunetta, ma i risultati sono stati veramente modesti se ancora oggi non si è in grado di spendere i fondi disponibili.
Il vero problema del ponte sullo Stretto di Messina non è, ad avviso di chi scrive, se farlo o meno, ma di accertarsi preventivamente, prima di sperperare centinaia di milioni di euro, se lo Stato è in condizione di realizzarlo e in quali tempi, per evitare di lasciare tra Scilla e Cariddi i segni materiali dell’inefficienza e della sprovvedutezza.

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