IL RESTO È SILENZIO
di Giuseppe Buttà
Due cose saranno sempre ricordate dell’azione politica di Silvio Berlusconi.
La prima è l’avere sconfitto, forse in maniera definitiva, la “gioiosa macchina da guerra’” che aveva messo in campo il PDS di Occhetto. Sconfitto dalla storia, il PCI stava tentando la spallata che non gli era riuscita nel 1948 e nei decenni successivi, e che ora gli sembrava a portata di mano dopo che i partiti democratici, dalla DC al PSI, erano stati messi fuori gioco sul piano giudiziario.
Una sconfitta forse definitiva perché i comunisti italiani, che dopo la caduta del muro e dell’Unione sovietica avevano pensato bastasse cambiare il nome del partito per offuscarne l’antica fedeltà leninista-stalinista, sono stati costretti in questi ultimi trent’anni a tentare di fare i conti con la loro storia, a dovere accettare – non so quanto convintamente e sinceramente – di dirsi socialdemocratici e poi, addirittura, anche un po’ liberali.
Comunque è un processo ancora in corso e forse, spes ultra spem, in vista del traguardo.
L’altro grande risultato dell’azione politica di Berlusconi è stato l’avere svelato la necessità di mettere mano a qualche riforma, prima fra tutte quella della magistratura e poi quella dello statalismo immanente nella nostra società: due grandi riforme liberali che non gli sono riuscite.
Forse non ne aveva le capacità; sicuramente non ne ebbe la forza poiché gli mancò quel sostegno pieno delle sue “composite” maggioranze – spesso invischiate in lotte sotterranee di potere – necessario per battere l’alleanza di interessi costituiti che usarono ogni mezzo per “arrestarlo” e che ancora oggi è in campo per ‘vilipenderne’ il cadavere.
Il resto è silenzio.
Fonte Foto: Wikimedia Commons (author paz.ca) – Origine https://www.flickr.com/photos/pazca/8366737971/ – Creative Commons Attribution 2.0 Generic