IL PIACERE D’INDICARE UN COLPEVOLE
di Guido Di Massimo
Tra le varie cause di morte, la meno “accettabile” è quella per incidenti nei luoghi di lavoro. È la causa di morte che provoca reazioni emotive più forti e generalizzate. Forse perché in tutte le altre – anche in quelle per incidenti stradali – si vede un qualcosa di ineluttabile, casuale o comunque “non voluto”.
Per gli incidenti nei luoghi di lavoro invece “si sa” a priori che c’è sempre un colpevole, che l’incidente lo ha quasi preparato, e una causa unica, sempre la stessa: il profitto. E in un paese dove l’iniziativa privata è malvista e il profitto considerato come il massimo dell’egoismo, è immediata quella distorsione irrazionale per la quale di fronte a un incidente si preferisce cercare/indicare un colpevole ancor prima di cercarne le cause.
Sono distorsioni dannose perché l’indicare un “colpevole” dà sfogo e soddisfa immediatamente le aspettative irrazionali ma non quelle razionali della ricerca delle cause, che dietro la cortina fumogena delle reazioni emotive rischiano di essere sottovalutate e a volte quasi ignorate e dimenticate fino ai successivi incidenti.
Ci sono attività che comportano sempre dei rischi, in particolare le attività nelle quali il corpo dell’uomo, debole per natura, tratta materiali che sono invece per natura “duri” e pericolosi da manovrare e trattare, com’è il caso della attività edili e agricole. Anche se, poi, pure quei luoghi familiari e “amici” come le cucine delle nostre case possono essere causa di incidenti gravi.
La miglior reazione agli incidenti nei luoghi di lavoro sta da una parte in una indagine che ne individui le cause trasformandole in regole, attenzioni e modifiche di macchine e comportamenti, e dall’altra in una formazione adeguata e specifica per i luoghi di lavoro di chi in quei luoghi dovrà operare.
Di strada se ne è fatta da quando i muratori lavoravano nei cantieri coprendosi la testa con cappelli fatti ripiegando con maestria fogli di giornali, ma di strada da fare ce n’è molta ancora e non finirà mai perché la formazione dovrà sempre adeguarsi alle variabili necessità di luoghi, ambienti e macchine.
In occasione di incidenti i sindacati operai dichiarano scioperi. Sono utili a sottolineare il problema, ma sarebbe cosa più “provocatoria” se invece di scioperare “offrissero” l’equivalente economico dello sciopero alla formazione, e se all’interno delle aziende proponessero/pretendessero commissioni miste per individuare i punti deboli e pericolosi nel processo di produzione dell’azienda in cui lavorano. Chi meglio potrebbe individuare i punti deboli di un processo produttivo se non chi lo vive considerando in particolare che quello che può accadere, per quanto poco probabile, e che prima o poi accadrà? È sempre solo questione di tempo.
Fonte Foto: Flickr – Guglielmo Celata – CC BY-SA 2.0 Deed