IL M5S TRA GUERRA E PACE

IL M5S TRA GUERRA E PACE

di Giuseppe Gullo

Il Movimento 5S ha votato alla Camera contro la decisione di fornire nuove armi al Governo Ucraino per difendersi dall’aggressione dell’esercito russo. E’ la prima volta che ciò avviene dall’inizio della guerra ed è la prova di un’inversione di 360 gradi nelle scelte di politica estera del movimento fondato da Grillo, terzo partito italiano con il 15% dei voti.

Questa decisione, consacrata in un voto parlamentare, ha un’importanza enorme sia sul piano della collocazione del movimento nello scacchiere politico internazionale, sia per gli inevitabili riflessi di politica interna e delle alleanze presenti e future.

Il voto contro l’invio delle armi al popolo aggredito smentisce in modo stridente le decisioni che erano state assunte dai Governi guidati dall’attuale capo politico dei 5S, allora Presidente del Consiglio. Fu il Governo presieduto da Conte nel 2018 e nel 2019 nelle conferenze di Bruxelles e Londra ad approvare la risoluzione che impegnava i Paesi aderenti alla Nato a portare il bilancio delle spese militari fino al 2% del PIL proprio per fare fronte a necessità collegate ad interventi di sostegno a Paesi che ne avessero avuto bisogno. Lo stesso Conte, fino a qualche settimana fa, a nome dei 5S confermava la scelta di sostenere Kiev con l’invio di armi pur auspicando, come tutti, un soluzione pacifica e negoziata.

Adesso invece i Cinquestelle chiedono di non inviare armi schierandosi di fatto contro l’Occidente e a sostegno della Russia. Su questo piano non è consentita alcuna ambiguità, nessun tatticismo o scelta di comodo. La collocazione politica dell’Italia a fianco dei paesi occidentali non può essere messa in discussione per cavalcare malcontenti e disagi sociali. Nella storia repubblicana, dopo la dissoluzione dell’URSS, nessuno, neppure gli eredi del PCI, hanno fatto venire meno il loro sostegno alla politica estera atlantista del nostro Paese facendone un punto fermo sul quale si riusciva ad ottenere il massimo consenso delle forze politiche più rappresentative. Il Governo Draghi su questo punto ebbe l’appoggio parlamentare di FdI, unico Partito all’opposizione in quel momento. I 5S fanno adesso una scelta diversa che ci porterebbe dritti nel limbo dei Paesi che strizzano l’occhio a Putin e rinnegano tutta la storia che ha fatto dell’Italia una nazione ricca ed evoluta. Trasformismo e tatticismo? Sicuramente, Mancanza d’idee chiare e di volontà di coerenza e serietà? Certamente, ma soprattutto, dilettantismo e comportamenti che non tengono conto di quanto sia importante essere affidabili nella comunità internazionale.

Questo è l’aspetto più grave e inquietante. A esso deve esserne aggiunto un secondo che ha un rilievo importante sulla politica nazionale. Quale tipo di collaborazione, di alleanza, di intesa e di accordo sarebbe possibile fare con un movimento politico che assume una posizione come quella sopra riferita in politica estera? La risposta è univoca e non consente margini di discussione.

In molte occasioni anche recenti, in presenza di scelte dei 5S improntate a rifiuti ingiustificati, sono stati avanzati dubbi e perplessità sulle alleanze da costruire e presentare agli elettori. Sta avvenendo per la candidatura a Presidente della Regione Lazio nella quale il NO alla costruzione dell’inceneritore per i rifiuti di Roma è diventato condizione imprescindibile per confermare la coalizione che ha governato fino a oggi. Oppure la difesa a oltranza del reddito di cittadinanza nonostante la prova certa degli enormi abusi che tuttora si vanno consumando intorno a questo provvedimento. Bazzecole, in senso politico ovviamente, di fronte a un macigno quale quello rappresentato dalla rottura della solidarietà e della collaborazione coi paesi con cui siamo alleati dalla fine del secondo conflitto mondiale e coi quali condividiamo i principi della Democrazia Liberale sui quali si fonda il nostro Paese e la sua Costituzione. Le formazioni politiche che non hanno retroterra culturale e si fondano solo sul risentimento e sulla lotta a “privilegi” di cui loro stesse sono beneficiarie, nel momento in cui si tratta di prendere posizione sui grandi temi che coinvolgono scelte di civiltà, di modello culturale ed economico, annaspano, sono ondivaghi, guardano al piccolo beneficio immediato e perdono di vista il valore di principi che sono architravi sulle quali si regge la Democrazia.

Mi viene spontaneo chiedere ai dirigenti e ai militanti del PD, che si accingono a scegliere la nuova linea politica nel congresso e guardano ai 5S come alleati privilegiati per le future battaglie di opposizione al Governo di destra che guida il Paese, se ritengono possibile che vi sia un’alleanza con una forza politica che intende collocare l’Italia fuori dall’alleanza atlantica e occidentale? Se così fosse, ma spero che sia escluso, verrebbero cancellati quarant’anni di storia come se nulla fosse accaduto. Torniamo a parlare di problemi veri e seri e lasciamo ai prestigiatori di provare a  mostrare una realtà che non c’è, tenendo ferma e difendendo la scelta dell’alleanza occidentale, che non era affatto scontata nel 1946 ma che si è dimostrata giusta e lungimirante a maggiore ragione oggi che la violenza della guerra nel nostro Continente insidia i decenni di pace di cui abbiamo goduto.

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