I GIOCHI EUROPEI SULLA PELLE DELL’ITALIA

I GIOCHI EUROPEI SULLA PELLE DELL’ITALIA

di Giuseppe Gullo

È molto probabile che fino al 18 luglio, data nella quale il Parlamento Europeo voterà per eleggere a maggioranza assoluta il Presidente della Commissione, assisteremo a numerosi colpi di scena. Il punto di partenza, per quanto riguarda l’Italia, è l’accordo raggiunto dai capi di Stato e di Governo con una maggioranza qualificata costituita dal PPE, dai Socialisti e dai liberali che prevede la riconferma di Von der Leyen alla presidenza della Commissione, del portoghese Costa alla presidenza del Consiglio e del primo ministro estone Kallas quale Alto Rappresentante per la politica estera. Se questo organigramma passasse, come pare probabile, l’Italia, paese fondatore e terza Forza economica e per popolazione dell’unione, resterebbe esclusa dalla scelta dei vertici dell’Unione. Non solo, si verificherebbe per la prima volta uno strappo senza precedenti realizzando una situazione paradossale. I capi dei due governi, pesantemente sconfitti nelle elezioni del 9 giugno, Scholz e Macron, che rappresentano Germania e Francia, sarebbero gli artefici e i garanti dell’accordo in forza di un’influenza che chiaramente prescinde dai numeri conseguiti e trova fondamento in una rete di relazioni personali e politiche che consentono al Presidente francese e al Cancelliere tedesco di essere i leaders riconosciuti della maggioranza comunitaria, e lo stesso candidato socialista alla presidenza del Consiglio dei Capi di Stato e di Governo, il lussemburghese Nicolas Schmit, appare in una posizione marginale e di fatto fuori dai giochi per le cariche più importanti.
All’interno degli schieramenti politici italiani si verificherebbe una situazione di grande confusione con posizioni e ruoli molto diversi dei vari partiti. In Italia il maggiore partito della destra al Governo, FdI, sarebbe escluso dalla maggioranza di governo dell’UE e dalle cariche più importanti. Meloni subirebbe un evidente isolamento, sia come primo Ministro sia come Presidente dell’ ECR che raccoglie i rappresentanti della destra moderata. La reazione della Premier italiana, che ha definito l’accordo in contrasto col voto popolare e si è astenuta sulla conferma di Von der Leyen mentre ha votato contro le altre due indicazioni, dà il segno del forte malumore e del tentativo di lasciare una porta socchiusa per cercare un qualche coinvolgimento. Non sarà facile anche per lo sbarramento che cercherà di creare il PD che non vuole, comprensibilmente, avere nella maggioranza i deputati di FdI perché i margini di manovra sono molto ridotti. I tre raggruppamenti che formano la maggioranza hanno circa trenta voti più della soglia necessaria per eleggere i vertici comunitari e, ove decidessero di allargare il consenso, potrebbero rivolgersi ai verdi piuttosto che a ECR. Meloni sconta il prezzo di alleanze europee da tempo orientate verso aree non in sintonia, se non addirittura ostili, alla precedente e all’attuale maggioranza.
La posizione della Lega, secondo partito della coalizione al Governo in Italia, è nettamente contraria alla maggioranza che si è formata a Bruxelles in compagnia delle forze dichiaratamente euro scettiche come il partito lepenista francese, l’ungherese Orban e gli spagnoli di Vox tanto da gridare al colpo di Stato di fronte all’accordo raggiunto a Bruxelles. Al contrario Forza Italia fa parte organicamente della maggioranza e dei Popolari europei ed è quindi in una posizione molto diversa rispetto a FdI di cui è partner nel Governo nazionale. Questa situazione, secondo alcuni osservatori, dovrebbe essere il grimaldello col quale la Presidente italiana penserebbe di scardinare la maggioranza che si è formata. Impresa molto difficile, al limite dell’impossibile, tenendo conto anche dei nove europarlamentari di FI, sicuramente non tale da potere incidere sull’ autonomia della maggioranza.
A sinistra il PD è dentro la maggioranza e il PSE e si muove per mantenere fuori FdI e aprire, se necessario, ai Verdi. I 5S, molto ridimensionati dal risultato elettorale, sono fuori da tutto maggioranza e opposizione, e in pratica non sono cercati da nessuno. La scelta del PD, sul piano nazionale, significa una opzione privilegiata con AVS e un allontanamento dalle posizioni dei pentastellati. Potrebbe essere un momento chiarificatore per la costruenda alternativa all’attuale Governo. Resta il fatto politicamente grave di una marginalizzazione dell’Italia guidata dalla destra che l’assegnazione eventuale di un Commissario di peso non potrà addolcire. Siamo nella lista dei Paesi di minore peso e di nessuna influenza, sebbene la nascita dell’Unione sia stata nel segno di Roma. Aggrapparsi allo spauracchio dei franchi tiratori per rientrare nei giochi politici sa proprio di azzardo.

fonte foto: Flickr.comEuropean ParliamentCC BY-NC-ND 2.0 Deed

Commenta questo articolo

Wordpress (0)
Disqus (0 )