GRANDE È LA CONFUSIONE SOTTO IL CIELO DELLA POLITICA, MA LA SITUAZIONE NON È ECCELLENTE
di Giuseppe Gullo
Liberato il campo dalla ridicola vicenda che ha interessato l’ex ministro della cultura e ha catturato l’interesse del mondo politico e dell’opinione pubblica alla stessa stregua del gossip che riguarda personaggi dello spettacolo, riprende quota la discussione relativa al cosiddetto campo largo. In realtà è improprio dire che il dibattito in corso riguardi i contenuti e il destino dell’alleanza politica che si dovrebbe contrapporre alla destra ora al governo. Di fatto, da tempo ormai la discussione verte sui veti che vengono posti sull’adesione del partito di Renzi al campo largo della sinistra, mentre la sola ipotesi che Calenda faccia la stessa scelta di Renzi sta terremotando il partito di Calenda, abbandonato da chi non vuole aderire all’alleanza “Arlecchino” con PD, M5S e AVS.
Sullo sfondo vi è la questione più importante e cioè il destino prossimo futuro del Movimento 5Stelle, secondo partito della costruenda alleanza, che, sconfitto nelle elezioni europee del giugno scorso, sta vivendo uno scontro durissimo tra il suo fondatore e garante Grillo e il leader maximo Conte che, dopo avere presieduto i due governi affidati al partito di maggioranza relativa del 2018, vuol mettersi in proprio. Il livello dello scontro tra il fondatore del Movimento e il suo attuale capo politico ha raggiunto in queste ore vette molto aspre con l’intervento di Grillo sul suo blog, che ribadisce l’intangibilità di alcune regole, tra cui quella del limite di due mandati, e l’intervista di Conte che contesta ruolo e leadership dell’elevato. Si tratta di una sfida all’ultimo sangue, e solo uno dei due contendenti resterà in campo.
L’ex Presidente del consiglio non è disposto ad accettare tutele e desidera avere le mani libere per portare avanti a suo piacimento le alleanze con alcuni degli altri partiti che sono in questo momento all’opposizione. In verità la vicenda politica dell’autodefinito “avvocato del popolo” è del tutto particolare e anomala. Privo di qualunque esperienza politica, del tutto sconosciuto al di fuori del mondo accademico del quale fa parte come allievo del prof. Alpa, noto civilista e avvocato d’affari, ha iniziato la sua carriera politica partendo dal vertice, e cioè dalla Presidenza del Consiglio dove è arrivato, mentore l’avv. Bonafede, non rimpianto Ministro Guardasigilli, bruciando tutte le tappe e insediandosi nelle stanze che prima di lui erano state occupate da personalità del livello di De Gasperi, Andreotti, Spadolini, Craxi, Amato, Ciampi, per citarne solo alcuni. Dopo tre anni e mezzo di Governo, con due maggioranze diverse e una quantità di disastri in politica interna e internazionale, è riuscito nella benemerita impresa di far perdere al movimento più della metà dei voti alle politiche e più di due terzi alle europee. Adesso è schierato in modo deciso contro l’ingresso di Renzi nella coalizione che il PD cerca di far nascere ritenendolo il primo responsabile della crisi del secondo governo da lui presieduto. La politica non c’entra niente, solo spirito di rivalsa.
Dall’altro lato, l’uomo del vaffa day non accetta di restare ai margini del movimento che ha creato e di cui è stato il nume tutelare fino all’arrivo di Conte. In una simile situazione, tutto può accadere all’interno del partito pentastellato e cioè che vi sia una vera e propria scissione con la creazione di due movimenti o che la vittoria di uno dei due induca l’altro ad abbandonare la politica. I nodi del M5S sono venuti al pettine e sono molto aggrovigliati con aspetti di insofferenza personale e di interessi economici rilevanti conseguenti alle somme controllate dal gruppo parlamentare.
Il PD e le altre formazioni del cosiddetto campo largo stanno ovviamente a guardare sperando che l’esito dello scontro non si risolva in un danno per il loro progetto politico. La segretaria del PD sta cercando in tutti modi di trovare un comune terreno di confronto e di azione politica che unisca tutte le forze di opposizione alla destra, con scarsi risultati nonostante le sue cautele e i silenzi su questioni di eccezionale importanza. Una versione aggiornata del “benaltrismo “veltroniano. Queste ambiguità, che sono state colte da molti osservatori politici, sono così evidenti da far dire che più che un campo largo quello di cui si discute è un campo “fisarmonica” nel quale, a seconda delle opportunità, i problemi politici si allargano o si restringono alla bisogna.
E tuttavia, alcuni temi sono ineludibili e su di essi non sarà possibile fare “melina”, per utilizzare un termine sportivo. La distanza tra la posizione europeista e filo atlantista di Calenda e quella tiepida e sostanzialmente filorussa di Conte è abissale e sicuramente non colmabile. Le dichiarazioni rese dal capo politico dei 5S a Cernobbio sono la negazione della posizione occidentale di sostegno deciso all’Ucraina. Può l’alleanza “fisarmonica” far finta di nulla dando fiato a uno strumento che finisce per emettere suoni stonati e stridenti? Le alleanze si fanno su proposte politiche condivise, che debbono costituire la spina dorsale di un programma di Governo. In caso diverso, il primo vento farà cadere il castello di carte e con esso ogni aspirazione a sostituire un Governo che, almeno in molti dei suoi componenti, ce la mette tutta per superare la soglia dell’impresentabilità. Con qualche eccezione, come quella del Ministro Lollobrigida che si è sobbarcato la fatica di seguire la nazionale di calcio proprio a Budapest chissà perché; forse per garantire alla mensa degli azzurri i prodotti dell’agricoltura biologica nostrana?
fonte Foto: Flickr.com – Governo.it – Giovanni Favia – CC BY-SA 2.0 – CC BY-SA 3.0