ELEZIONI AMMINISTRATIVE E PROSPETTIVE POLITICHE
di Giuseppe Gullo
I risultati delle amministrative hanno dato una precisa indicazione sull’orientamento degli elettori, forse in misura più chiara del voto europeo. Il centrosinistra, nella versione campo largo, non solo ha retto bene ma in generale è andato avanti confermandosi nei principali capoluoghi e conquistandone di nuovi. Questo dato ha consentito alla segretaria del PD di dichiarare che l’alleanza vittoriosa è destinata a ribaltare il risultato delle elezioni politiche e di vincere la sfida del 2027. È ben comprensibile e giustificabile la reazione di Schlein che aveva subito sin dal suo insediamento una serie pressoché continua di sconfitte. Allo stesso modo il tentativo di Meloni di minimizzare l’entità della sconfitta fa parte del gioco delle parti e della volontà di apparire in condizione di controllare la situazione e procedere senza contraccolpi nell’attività di Governo.
Lo stato delle cose è più complesso e tale da porre problemi ad entrambi gli schieramenti.
La maggioranza ha superato indenne il voto europeo ma non quello amministrativo. Le realtà locali sono state molto attente nella scelta degli amministratori dando fiducia, in larga parte, alla migliore qualità delle proposte del centro sinistra rispetto a quelle del campo opposto. In questo senso non vi è omogeneità tra il voto amministrativo e quello politico ed è un errore cercare di trasferire l’esito del primo sul secondo. Vi è stato inoltre l’effetto del calo della percentuale dei votanti di circa 17 punti che ha penalizzato la destra, il cui elettorato era evidentemente meno motivato rispetto a quello del versante opposto. Questo ha indotto un politico di lungo corso qual è La Russa a proporre una modifica delle legge elettorale comunale abolendo il ballottaggio. Grossolano e inutile tentativo di cambiare le regole del gioco per renderle più adeguate a risultati che si presumono possano essere migliori. Va invece sottolineata positivamente la fidelizzazione dell’elettorato che vota centro sinistra rispetto a quello di orientamento diverso. I problemi veri nascono nel momento in cui si dichiara con molta leggerezza che quello delle amministrative è lo schieramento che contenderà la vittoria alla destra nelle future competizioni politiche. L’antico vizio di partire dai cartelli elettorali e non dai programmi riemerge come se le passate esperienze non siano servite ad insegnare qualcosa.
I 5S, in forte sofferenza e in evidente declino, accentueranno le proposte dalle quali hanno preso le mosse e che hanno causato molto danno al Paese e alla sua economia. Le origini del movimento e il modo in cui si è sviluppato fino a raggiungere alle politiche del 2018 l’eccezionale risultato del 32% non lasciano dubbi sul fatto che avranno il sopravvento le parole d’ordine “anticasta” e la volontà di cavalcare rivendicazioni populiste nella speranza, auspicabilmente vana, di recuperare il molto terreno perduto. Aumenterà il pacifismo di facciata che chiude gli occhi per non vedere che l’Ucraina ha necessità di avere le armi dei paesi occidentali anche per trattare dignitosamente i termini di un accordo che ponga fine alla guerra. Crescerà l’euro scetticismo nel momento in cui l’Italia ha maggiore necessità di avere nelle Istituzioni europee ruolo e influenza anche per la collocazione ambigua del Governo e dei partiti che lo sostengono, fatta salva la posizione di FI. Il giustizialismo che pervade il movimento sarà sempre più feroce impedendo qualunque seria riflessione sui tentativi di riforma in atto. Si tenterà nuovamente di replicare l’adozione di provvedimenti che hanno dissanguato le casse dello Stato e favorito truffe miliardarie.
Tutto questo e altro ancora, che a livello locale non emerge, diventerà inevitabilmente motivo di differenziazione in un programma di Governo. A quel punto la scelta sarà tra l’omissione e la genericità con la conseguenza che alla prima verifica parlamentare l’alleanza salterà. Il Governo dell’ulivo, ben più strutturato dell’ipotetica alleanza della quale parliamo, naufragò proprio per l’ambiguità e la genericità degli accordi aprendo la strada alla sua sconfitta e alla fine alla sua scomparsa.
Confronti politici diversi ma di eguale rilevanza si prospettano sulla sinistra della coalizione dove AVS, forte di un buon risultato elettorale, intenderà mantenere e rafforzare alcune sue battaglie identitarie. Su alcune di esse sarà complicato raggiungere una sintesi politica accettabile come per esempio sulla questione palestinese e sul superamento della dipendenza del Paese in materia di fonti energetiche.
Nei tre anni che ci separano dalle elezioni politiche sarebbe necessario promuovere un confronto aperto e serio per la redazione di un programma di Governo alternativo all’attuale nel quale i principali punti siano chiari, condivisi e vincolanti per chi vi aderisca, prendendo l’avvio dalla ferma opposizione al premierato accompagnata da una precisa proposta su legge elettorale e forma di Governo, dal sostegno al referendum abrogativo del Rosatellum per il quale è in corso la raccolta delle firme e a quello sull’autonomia differenziata che penalizza fortemente la parte più debole del Paese. Serietà e chiarezza sono necessarie e non fidanzamenti e ammiccamenti senza una reale volontà di stare lealmente insieme sino al termine della Legislatura.