DEMOCRISTIANI IN MOVIMENTO, MA IL CENTRO È SENZA RAPPRENTANZA

DEMOCRISTIANI IN MOVIMENTO, MA IL CENTRO È SENZA RAPPRENTANZA

di Giuseppe Gullo

La notizia del convegno organizzato da Graziano del Rio con ospiti d’onore Romano Prodi e Marco Ruffini che ha appena lasciato la Direzione dell’agenzia delle entrate, merita attenzione. Il promotore dell’incontro non è soltanto un importante esponente del PD, nel quale ha ricoperto rilevanti incarichi interni e su designazione di quel partito è stato più volte Ministro e Presidente del gruppo parlamentare, è soprattutto un erede legittimo della DC.

Il curriculum politico di Del Rio è in questo senso chiaro e univoco. Cattolico praticante, allevato alla scuola della Chiesa romagnola abituata alla coesistenza, in posizione quasi sempre minoritaria, col migliore esempio di amministrazione e gestione pubblica del PCI, ha mantenuto negli anni stretti legami con la gerarchia ecclesiastica. Gli esperti di queste vicende accreditano il medico emiliano, padre di sei figli, di uno stretto rapporto con il Cardinale di Bologna nonché presidente della CEI, spesso inviato del Papa per cercare di risolvere questioni internazionali scottanti come il conflitto in Ucraina. Del resto, basta leggere la biografia politica dell’attuale senatore per rendersi conto che fin dall’inizio della sua militanza la sua collocazione è stata sempre nell’ambito dei c.d. cattolici democratici. Si è avvicinato alla politica aderendo ai gruppi dossettiani e alla fondazione La Pira, che ha presieduto. Nelle Istituzioni ha esordito come consigliere comunale di Reggio Emilia percorrendo poi tutto il cursus honorum tradizionale: Sindaco del capoluogo emiliano, consigliere regionale, deputato e sempre più in alto fino a ricoprire la carica di Sottosegretario alla Presidenza con Renzi e di Ministro delle infrastrutture con Letta.

Del Rio chiama adesso a raccolta l’area cattolica del Pd e si rivolge di fatto a tutti gli elettori che si richiamano ai valori che hanno fatto la DC, il partito egemone fino ai primi anni 90 del Novecento e dai quali provengono coloro che hanno votato PPI, Margherita e poi PD. Ispiratore dell’iniziativa è Romano Prodi, DC non pentito, che vanta l’unica vittoria elettorale del fronte progressista su Berlusconi e la sola presidenza italiana della Commissione europea. In ragione dell’età il Professore è il padre nobile di questa riflessione politica che ha tutto il sapore della legittima rivendicazione di una rappresentanza che è stata importantissima fino al 1994 e si è andata via via assottigliando fino a diventare marginale. È vero che molti esponenti di primo piano del PD provengono da quell’area da Letta a Gentiloni e che Mattarella ricopre da dieci anni la carica di Capo dello Stato, ma la vittoria della Schlein nelle primarie di due anni fa con la sua linea politica ondivaga e filo movimentista ha sancito la sconfitta del centrismo cattolico moderatamente progressista.

La convocazione dei cattolici democratici vecchi e nuovi, da Prodi e Castagnetti alle organizzazioni sindacali e assistenziali che si richiamano alla tradizione religiosa del nostro Paese, attesta il tentativo di fissare paletti precisi nella linea politica dei Democratici con l’occhio ben attento alla scadenza della legislatura, naturale o anticipata che sia, e all’elezione del Presidente della Repubblica, il cui mandato scade tra quattro anni, non pochi ma tali da necessitare di un’adeguata preparazione.

Del Rio, che ha sostenuto Bonaccini nella sua corsa sfortunata alla segreteria del PD,  pone al PD il problema della presenza e della rappresentanza dei valori dei cattolici democratici nel Partito sicuramente con l’appoggio della Chiesa e dei tanti enti e organizzazioni collaterali che a essa fanno riferimento e in rappresentanza dell’elettorato che chiede maggiore attenzione ed apertura nei confronti di un moderatismo interessato alle novità ma contrario agli antagonismi e alle conflittualità sociali.
L’antico problema della rappresentanza del centro, dei ceti medi, di coloro che sono per misure di progresso e di cambiamento che non stravolgano l’equilibrio sociale ma lo rafforzino riducendo le disparità e le diseguaglianze, si ripropone con forza nel momento in cui Italia Viva oscilla tra confluenza nel PD, non gradita a molti ostili a Renzi, e ammiccamenti con gli eredi, politici e non, del Cavaliere mentre Azione sembra che non abbia le idee chiare sulla collocazione in un quadro politico che tende a una forte polarizzazione, mentre cresce la polemica personale tra i Leaders che si propongono e accreditano come rappresentanti del Centro.
I tempi della politica non consentono di attardarsi su polemiche che interessano solo a pochi, mentre i veri problemi urgono e chiedono risposte chiare e tempestive. 

Fonte Foto: Flickr.comFrancesco PierantoniCC BY 2.0

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