DALLA FRANCIA E DAGLI USA I RISCHI PER LA DEMOCRAZIA LIBERALE
di Giuseppe Gullo
L’attesa per la scadenza elettorale di novembre, nella quale sarà eletto il nuovo Presidente degli Stati Uniti, sta assumendo toni a un tempo drammatici e paradossali. L’importanza del risultato è così rilevante per tutto il mondo, in particolare per i paesi alleati degli USA, da tenere con il fiato sospeso l’intera opinione pubblica del pianeta. L’eventualità, purtroppo per nulla remota, della vittoria di Trump con le conseguenze che comporterebbe nel momento in cui due guerre sanguinose coinvolgono Europa e Medio Oriente col reale pericolo di ampliamento dei conflitti, tiene tutti con l’attenzione massima per cercare di intuire umori e prospettive. Il recente confronto televisivo tra i due candidati, anticipato su richiesta di Biden, nel quale il Presidente uscente ha mostrato impietosamente i limiti già da tempo noti e ha confermato la spregiudicatezza e la ferocia dello sfidante, è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Si è messo in moto un dibattito sull’opportunità che Biden faccia un passo indietro e sono state avanzate candidature alternative, per prima quella di Michelle Obama, di cui negli Usa nessuno parla.
Per cercare di capirci qualcosa in più rispetto a quanto diffondono i media, è opportuno sentire sensazioni e opinioni di chi vive direttamente la complessa e multiforme realtà americana.
Chi ha avuto la possibilità di farlo, come chi scrive, resta per molti versi sorpreso e sconcertato, e in conclusione sente aumentare preoccupazione e incertezza. Il quadro che viene fuori da un discorso approfondito sulla società del continente nordamericano ha vaste aree in chiaro scuro con prevalenza dei colori che danno sul nero rispetto al bianco. La prima evidenza riguarda l’istruzione. Il livello medio è fortemente scaduto man mano che è aumentato il disimpegno della mano pubblica a sostegno della scuola. Questo ha comportato l’impossibilità dei ceti meno abbienti di sostenere i rilevanti costi per l’istruzione dei figli. Oggi l’università negli States costa tra i 40.000 e i 65.000 dollari l’anno, cifra non sostenibile per milioni di famiglie. L’istruzione secondaria superiore costa circa la metà di quella testé indicata, comunque molto alta e proibitiva per una parte notevole della popolazione. La conseguenza ovvia è l’aumento esponenziale del numero di giovani con conoscenze molto limitate di molto inferiori a quelle della scuola media italiana. Tra questi milioni di persone trova terreno fertile il trumpismo, cocktail velenoso di arroganza, millanteria, falsità e irrealizzabili promesse.
Di pari passo procede la completa privatizzazione dell’assistenza sanitaria che è di altissimo livello per chi ha i mezzi per pagare le costose assicurazioni e praticamente inesistente per tutti gli altri. I tradizionali problemi di convivenza etnica tra i cittadini che hanno un diverso colore della pelle, al quale solitamente corrisponde un differente status sociale, si sono accentuati dopo la fine dell’era Obama che per molti rappresentava il momento di svolta epocale, alla quale ha fatto da contrappeso la reazione del mondo più retrivo dei repubblicani ultra conservatori.
L’accentuazione della realtà dell’America delle metropoli, della conoscenza e dello sviluppo e di quella delle aree interne molto arretrate dal punto di vista culturale e sociale, ha creato una netta divaricazione nel tessuto sociale mai veramente coeso.
Tutto negativo, dunque? Ovviamente no. Un europeo che vive in America, dove svolge un’attività nella fascia alta della scala sociale, avverte questa fortissima contraddizione tra il mondo della ricerca avanzatissima, della grande impresa, della libertà di iniziativa che genera lavoro e ricchezza e settori sempre più ampi che sembrano puntare verso il basso e costituiscono massa di manovra, spesso inconsapevole, di chi intende mostrare i muscoli e rinnegare alleanze tradizionali, la Nato anzitutto, e conquiste sul piano dei diritti civili, della dignità del lavoro e del welfare.
Il pessimismo è attenuato dalla fiducia negli apparati, produttivo, militare, della ricerca avanzata, dell’istruzione, dei servizi segreti e di sicurezza nazionale che sarebbero in condizione di evitare passi sconsiderati a chiunque si insedi alla Casa Bianca.
Resta l’amara constatazione che nel giro di pochi mesi due Paesi simbolo dei valori della Democrazia, Francia e Usa, potrebbero imboccare la strada rischiosissima di scelte neo reazionarie che occorre combattere con le armi della Democrazia e dell’impegno civile.
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