IL CICLONE TRUMP INVESTE L’EUROPA. È ORA?

IL CICLONE TRUMP INVESTE L’EUROPA. È ORA?

di Giuseppe Gullo

A poco più di un mese dal suo insediamento Trump ha scosso dalle fondamenta il sistema di alleanze che, con alti e bassi, ha retto le democrazie occidentali dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. In verità, per quanto è dato sapere, anche nella politica interna, con migliaia di “ordini esecutivi”, sta procedendo con la furia di un ciclone per tagliare rami secchi, rendite di posizione, pastoie burocratiche che, secondo quanto dichiara di continuo, impediscono o ostacolano pesantemente le attività produttive negli Usa. Quest’incarico lo ha affidato a Musk con una delega piena a fare tutto ciò che ritenga utile per eliminare con un machete spese improduttive e burocrazia. 

Un’attività a 360 gradi che sta impressionando il mondo intero e che trova l’Europa completamente impreparata e impaurita. Probabilmente stiamo assistendo piuttosto attoniti alla fine di una lunga fase nata dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale e alla nascita di un nuovo “ordine” pieno di incognite, di dubbi, di legittime preoccupazioni e del timore di potere vedere sovvertito il periodo di pace e prosperità che ha riguardato l’Occidente. Naturalmente i consuntivi in sede storica si fanno dopo decenni dalla fine del ciclo. Non è azzardato tuttavia ritenere che le generazioni nate dopo il 1945 nei Paesi che fanno parte del blocco occidentale abbiano vissuto il più lungo e ricco periodo della loro storia nel corso di metà del “secolo breve” e dei primi due decenni dell’attuale.

Per quanto ci riguarda più da vicino due sono le questioni molto rilevanti con le quali stiamo di già facendo i conti e di cui avvertiremo maggiormente gli effetti molto presto. Una premessa è necessaria, sebbene così ovvia da potere sembrare pleonastica. La legge dura e ineluttabile della Democrazia non consente eccezioni se non a costo di rinnegare uno dei suoi principi fondanti. Chi vince libere elezioni ha il diritto di governare e chi perde ha il dovere di opporsi con gli strumenti previsti dalle leggi. I convincimenti personali, le simpatie, i giudizi etici, religiosi e di costume, del tutto legittimi, non possono superare il limite del confronto anche aspro ma sempre limitato dal dovuto rispetto del risultato elettorale.

La politica commerciale trumpiana fa dell’uso dei dazi sulle importazioni un’arma di “tutela” del mercato degli States e di condizionamento politico nei confronti dei partners. Per l’Italia, la bilancia dei pagamenti con gli Usa, dati 2023, si è chiusa con un saldo attivo di 42 miliardi di dollari. Cifra importante, probabilmente cresciuta nel 2024 e fondamentale soprattutto in alcuni settori come quello agro alimentare, dell’alta moda e della meccanica. Secondo uno studio pubblicato dal Sole 24 ore il costo per le imprese italiane sarebbe tra i quattro e i sette miliardi di dollari. Un pesante fardello che sicuramente avrebbe ripercussioni sulla nostra economia soprattutto nei settori indicati. Un problema in più per l’economia italiana, che avrebbe invece necessità di aumentare le esportazioni in una fase di crescita vicina allo zero.

Il secondo e più grave problema è quello della radicale revisione dei rapporti con l’Europa e la presenza Usa nella Nato. Nella gestione dei rapporti con la Russia, in relazione alla guerra in Ucraina, Trump ha escluso l’UE e perfino l’UK, storica alleata di tutte le amministrazioni americane. Ha aperto un canale di comunicazione diretta ed esclusiva con Putin e sta andando avanti a tappe forzate verso una conclusione che sembra già preannunciata: la fine della guerra con un accordo bilaterale. L’UE balbetta, non ha idee né iniziative da assumere. Macron, che ha tentato di supplire al vuoto degli organi comunitari, ha fatto il classico buco nell’acqua fallendo completamente l’obiettivo e evidenziando sempre di più l’inadeguatezza di Von der Leyen, fresca di rielezione, e delle Istituzioni europee nel loro complesso. Parallelamente la dichiarazione del Presidente americano di volere ridimensionare o addirittura annullare la presenza Usa nella Nato ha gettato nel panico le Cancellerie del Vecchio Continente, che mai come in questo momento hanno dato prova di non avere una sola idea spendibile su problemi vitali per la stessa sopravvivenza della Comunità. 

Il deficit è politico. Il grido di Draghi è fin troppo eloquente: Europa se ci sei, batti un colpo!

Fonte Foto: Pexels.comJohannes PlenioLicenza

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