DA PARIGI PER “IMMAGINARE LA PACE”

DA PARIGI PER “IMMAGINARE LA PACE”

di Giuseppe Gullo

L’iniziativa più importante per discutere della prospettiva di pace in Ucraina e nel Medio Oriente è stata assunta recentemente a Parigi dalla Comunità di Sant’Egidio presieduta da Andrea Riccardi. Era nota da tempo la stima conquistata dalla Comunità e la grande considerazione acquisita dal suo Presidente sia nella più alta Gerarchia vaticana che negli ambienti vicini al Governo in carica. Ne è testimonianza il fatto che Riccardi, oltre ad avere continua udienza nei palazzi della Santa Sede, riveste l’incarico di Presidente della Società Dante Alighieri dopo essere stato Ministro dell’integrazione nel Governo Monti.
Il convegno tenutosi a Parigi sul tema “Immaginare la Pace” con riferimento a tutti i conflitti in corso e a quello ucraino in modo specifico, ha avuto una eco molto ampia per il respiro internazionale e per l’intervento del Presidente francese Macron. Vale la pena citare i protagonisti dell’incontro e cioè l’Arcivescovo di Parigi Ulrich, il Sindaco della Capitale francese Hidalgo, il gran Rabbino di Francia Korsia e il Rettore della grande Moschea di Parigi Hafiz. Pochissime istituzioni al mondo, anche pubbliche, sarebbero state in condizione di riunire in una stessa occasione di dibattito tante personalità di così grande livello europeo e internazionale. Ciò che rileva maggiormente tuttavia è il contenuto di ciò che è stato detto. Macron, alfiere del sostegno militare più ampio all’Ucraina fino a ipotizzare un intervento diretto delle forze Nato, in un intervento molto articolato ha proposto tre vie: “riumanizzare lo sguardo, perché la guerra disumanizza l’altro; riconoscere l’altro per coabitare, perché la guerra lo vuole distruggere; immaginare la pace, perché la pace può nascere solo da uno sforzo creativo“. Mi sembra la stessa lunghezza d’onda del Cardinale Pizzaballa, che parla della necessità di ascoltare come primo passo essenziale per smuovere posizioni che appaiono inamovibili. Queste parole dette nello stesso giorno nel quale in Libano si contano oltre 500 morti e la violenza e la distruzione sono sotto gli occhi del mondo e l’allargamento dei fronti degli scontri rappresenta un pericolo concreto di nuove tragedie, potrebbero apparire vane speranze prive di ogni possibilità di reale riscontro. È necessario, tuttavia, crederci e impegnarsi senza sosta per ottenere un tavolo nel quale tutte le parti si possano confrontare anche duramente ma con buona volontà e spirito costruttivo. Il prezzo che pagano i popoli in guerra è altissimo e aumenta in modo esponenziale ogni giorno che passa segnato da morte e distruzione.
Riccardi dice che è necessario tornare alla cultura della pace e ha ragione. Così come afferma una grande verità Macron, allorché sostiene che la pace ha ragioni più precarie rispetto alla guerra che difende interessi più forti e consolidati. L’Ucraina, che ha visto invadere il suo territorio; Israele, che ha subito un’aggressione spietata da Hamas. Tuttavia, il compromesso e la precarietà sono necessari per umanizzare i rapporti tra i popoli che sembrano seguire soltanto la brutalità della forza e della sopraffazione. Il Presidente della Comunità sottolinea che ormai in Occidente è scomparsa la memoria della guerra con la fine della generazione che l’ha vissuta. Questo dato di fatto, assolutamente naturale, ha contribuito ad annacquare la cultura della Pace come bene fondamentale per tutti i popoli. Occorre quindi rilanciare quel valore sforzandosi di “immaginare” il mondo senza conflitti armati e operando perché questo si realizzi.

 

Fonte Foto: Wikimedia CommonsRaymond94220CC BY-SA 4.0

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