UN POSSIBILE APPROCCIO COMUNE DEGLI EUROPEI VERSO LA CINA

UN POSSIBILE APPROCCIO COMUNE DEGLI EUROPEI VERSO LA CINA

di Michele Genovese*

Per cercare di comprendere quale sia attualmente un ipotizzabile sentimento comune degli europei nei confronti del gigante cinese, occorre innanzitutto farsi un’idea circa la genesi e lo sviluppo di un presumibile comune sentire. I meccanismi di formazione dell’opinione pubblica in Europa sono molteplici e complessi, influenzati e spesso determinati dall’ampia diversità di approcci sociali, culturali, e spesso anche dal multilinguismo che contraddistingue i diversi Stati e opera talvolta perfino all’interno di alcuni di essi.
Naturalmente, gli strumenti di informazione giocano un ruolo fondamentale, detenendo il potere di selezionare e presentare sotto varie angolazioni le notizie: accanto a quelli tradizionali come la libera stampa, la radio e la televisione, i più recenti media digitali e social media acquistano spazi sempre più rilevanti e sono preferiti dalle giovani generazioni, anche se in molti casi non si può fare affidamento sull’autenticità delle fonti e talvolta si prestano alla diffusione di vere e proprie fake news.  La varietà di formazioni sociali e politiche come le libere associazioni, i sindacati, i partiti politici e le istituzioni governative hanno un impatto significativo sull’opinione pubblica attraverso dichiarazioni ufficiali, politiche e campagne elettorali. In Europa, anche l’Unione Europea gioca un ruolo importante con le sue comunicazioni e politiche comuni, disponendo tra l’altro di un forum molto autorevole di dibattito pubblico e di formazione di leggi sopranazionali come il Parlamento Europeo. In particolare, varie Organizzazioni Non Governative (ONG) e movimenti spontanei spesso sensibilizzano e attivano iniziative su specifiche problematiche sociali, ambientali o politiche e possono mobilitare l’opinione pubblica attraverso campagne e manifestazioni.
Anche eventi internazionali come guerre, crisi economiche, disastri naturali o pandemie possono rapidamente modellare l’opinione pubblica poiché le persone cercano risposte e soluzioni immediate. La cultura e le arti – attraverso potenti strumenti di diffusione delle idee come il cinema e l’audiovisivo, i libri, la musica ed altre forme di espressione intellettuale – contribuiscono a plasmare le opinioni pubbliche su temi sociali e politici.  In parallelo, studi e ricerche condotte da università e centri di ricerca specialistici influenzano fasce forse più limitate dell’opinione pubblica, fornendo dati e analisi che influenzano un pubblico spesso altamente qualificato che assicura con il proprio prestigio un non trascurabile effetto moltiplicatore.  Infine, ma tutt’altro che ultimo, il sistema educativo influenza significativamente la formazione delle opinioni attraverso l’insegnamento della storia, della politica e della cultura civica.
Tutti questi fattori, potenziati da profonde e vitali diversità di visioni e schieramenti politici, oltre che da complesse tradizioni etniche e culturali, interagiscono in modi complessi e spesso imprevedibili, rendendo la formazione dell’opinione pubblica un processo dinamico e multiforme. La percezione degli europei riguardo alla Cina è complessa e può variare anche notevolmente tra i diversi paesi membri dell’UE e, all’interno di ciascuno di essi, a causa di diversità culturali e ideologiche. Un po’ dappertutto si avverte un senso di apprensione per la velocità di sviluppo di tutto il sistema economico, produttivo e sociale di un Paese immenso, capace di realizzare progressi straordinari e di convertirsi con rapidità inattesa nella “manifattura del mondo” tanto da essere considerato talvolta più come un “rivale sistemico” piuttosto che un tradizionale partner commerciale.
Nonostante ciò, c’è ancora una significativa divisione di opinioni. Molti europei considerano la Cina un “partner necessario” per ragioni economiche legate all’imprescindibile varietà di produzioni industriali spesso ad alto contenuto tecnologico e per le illimitate potenzialità di recepire produzioni europee specialmente di alta qualità in un mercato vastissimo e con domanda illimitata.
Tuttavia, c’è una crescente consapevolezza dei rischi connessi alle relazioni economiche e commerciali con la Cina, specialmente per quanto riguarda la sicurezza tecnologica e industriale. La delocalizzazione di un vastissimo numero di imprese europee in Cina ha offerto straordinarie occasioni di sviluppo per imprese mature e con costi di produzione non più competitivi, ma ha innegabilmente ridotto i livelli occupazionali in Europa, frenando la competitività di settori economici molto sensibili.
Le relazioni tra l’UE e la Cina sono inoltre influenzate dalla politica estera degli Stati Uniti. La strategia americana di contenimento della Cina ha indotto l’Europa a prendere una posizione talvolta poco amichevole su alcune questioni, nonostante alcune difficoltà insite nella cooperazione transatlantica.  I risultati delle elezioni europee, uniti a possibili cambiamenti politici negli USA, potrebbero ulteriormente modificare questa dinamica nel prossimo futuro.
In conclusione, anche se è estremamente difficile individuare tendenze chiare ed generalizzate, il caleidoscopio dei movimenti politici, sociali, linguistici e talvolta anche etnici che caratterizza il continente europeo – mentre l’Unione Europea  cerca di bilanciare la necessità di cooperazione economica con la Cina con la protezione dei propri interessi strategici e di sicurezza –  sembra evidenziare che la percezione pubblica europea rimane divisa tra considerazioni pratiche ed economiche e crescenti preoccupazioni geopolitiche.
Recenti avvenimenti come la crisi pandemica o lo schieramento su diversi fronti in relazione a crisi politico/militari hanno certamente influenzato l’opinione che gli europei hanno della controparte cinese, e viceversa. Queste situazioni di sfiducia non giovano a nessuno, se si considera come prioritaria l’esigenza di una convivenza rispettosa delle rispettive esigenze in un quadro complessivo di tolleranza, comprensione e reciproca collaborazione.
Il raggiungimento di relazioni ottimali richiede un approccio multidimensionale che consideri aspetti economici, politici e culturali. Per prima cosa, occorre che i Governi e le rispettive articolazioni politiche e ministeriali, pur mantenendo inalterate le rispettive visioni geopolitiche, un alto livello di dialogo diplomatico e di cooperazione multilaterale, rafforzando il dialogo politico e incrementando gli incontri a tutti i livelli per discutere questioni bilaterali e globali, come il cambiamento climatico, la sicurezza internazionale e il commercio. Una genuina collaborazione all’interno di organizzazioni come le Nazioni Unite, l’Organizzazione Mondiale del Commercio e il G20 sarà indispensabile per affrontare sfide comuni e promuovere la stabilità globale.
L’intensificazione del commercio e degli investimenti non mancherà di dare corpo all’intensificarsi delle reciproche relazioni promuovendo interessi vitali di sviluppo e benessere reciproci. In questa prospettiva, accordi commerciali equilibrati saranno certamente in grado di tutelare gli investimenti, proteggendo gli interessi delle rispettive aziende e garantendo parità di accesso ai mercati. Corollario indispensabile è la promozione di scambi tecnologici e l’incentivazione della cooperazione in settori come la tecnologia verde, l’energia rinnovabile e l’intelligenza artificiale, promuovendo progetti congiunti di ricerca e sviluppo.
L’ ampliamento dei programmi di scambi e mobilità culturali ed accademici non potrà che incrementare la comprensione reciproca, rafforzando i legami sociali. Il perseguimento di standard globali in materia di lavoro, ambiente e diritti umani nei rapporti commerciali e di investimento e una collaborazione avanzata in materia di sicurezza cibernetica, con lo sviluppo di protocolli comuni per affrontare le minacce informatiche, deve costituire un tema di collaborazione rafforzata e costante.
Nel quadro complessivo dello sviluppo sostenibile, è auspicabile il supporto rafforzato nei confronti di progetti comuni di infrastrutture sostenibili e rispettosi dell’ambiente, oltre allo sviluppo di politiche congiunte per ridurre le emissioni di carbonio e promuovere l’uso di energie rinnovabili.
Questi temi non costituiscono certamente un semplice elenco di speranze e desideri, essi possono essere discussi in comune nel reciproco interesse e trovare soluzioni e metodi attuativi di comune accordo. Il loro perseguimento consentirebbe il raggiungimento di obiettivi più ampi e avanzati, come la promozione di iniziative di stabilità  in regioni d’interesse comune, come l’Asia orientale e il Medio Oriente, attraverso la diplomazia preventiva, il mantenimento della pace e la gestioni di crisi politiche, ambientali e sanitarie, condividendo informazioni e risorse per affrontare crisi sanitarie future e coordinare gli sforzi di aiuto umanitario  per migliorare la capacità di risposta e la resilienza delle comunità colpite. Si tratta indubbiamente di un programma di vastissima portata che richiede fiducia reciproca e lungimiranza, la cui realizzazione richiede un sincero impegno comune, capacità diplomatica e tanta buona volontà per trovare compromessi e soluzioni reciprocamente vantaggiose.

*Giornalista e scrittore; L’articolo è stato pubblicato in inglese ed in cinese dai quotidiani “Global Times” e “China Daily” e da diverse testate edite a Shanghai.

 

A POSSIBLE COMMON APPROACH OF EUROPEANS TOWARDS CHINA

In order to try to understand what a hypothetical common feeling of Europeans towards the Chinese giant is currently; we must first get an idea of ​​the genesis and development of a presumed common feeling. The mechanisms of formation of public opinion in Europe are multiple and complex, influenced and often determined by the wide diversity of social and cultural approaches, and often also by the multilingualism that distinguishes the different States and sometimes even operates within some of them.
Naturally, the information tools play a fundamental role, holding the power to select and present news from various angles: alongside traditional ones such as the free press, radio and television, the most recent digital media and social media are acquiring increasingly relevant spaces and are preferred by the younger generations, even if in many cases the authenticity of the sources cannot be relied upon and sometimes they lend themselves to the spread of real fake news. The variety of social and political formations such as free associations, trade unions, political parties and government institutions have a significant impact on public opinion through official statements, policies and electoral campaigns. In Europe, the European Union also plays an important role with its common communications and policies, having among other things a very authoritative forum for public debate and the formation of supranational laws such as the European Parliament. In particular, various Non-Governmental Organizations (NGOs) and spontaneous movements often raise awareness and activate initiatives on specific social, environmental or political issues and can mobilize public opinion through campaigns and demonstrations.
Even international events such as wars, economic crises, natural disasters or pandemics can quickly shape public opinion as people look for immediate answers and solutions. Culture and the arts – through powerful tools for the dissemination of ideas such as cinema and audiovisual media, books, music and other forms of intellectual expression – contribute to shaping public opinions on social and political issues. In parallel, studies and research conducted by universities and specialized research centers influence perhaps more limited segments of public opinion, providing data and analyses that influence an often highly qualified public that ensures a non-negligible multiplier effect with its own prestige. Last but not least, the educational system significantly influences the formation of opinions through the teaching of history, politics and civic culture.
All these factors, enhanced by profound and vital differences in political visions and alignments, as well as by complex ethnic and cultural traditions, interact in complex and often unpredictable ways, making the formation of public opinion a dynamic and multifaceted process. The perception of Europeans regarding China is complex and can vary significantly between the different EU member states and, within each of them, due to cultural and ideological differences. Almost everywhere there is a sense of apprehension for the speed of development of the entire economic, productive and social system of an immense country, capable of achieving extraordinary progress and of converting with unexpected speed into the “manufacturing of the world” so much so that it is sometimes considered more as a “systemic rival” rather than a traditional commercial partner.
Despite this, there is still a significant division of opinion. Many Europeans consider China a “necessary partner” for economic reasons linked to the essential variety of industrial productions often with high technological content and for the unlimited potential to receive European productions especially of high quality in a vast market with unlimited demand.
However, there is a growing awareness of the risks associated with economic and commercial relations with China, especially about technological and industrial security. The relocation of a very large number of European companies to China has offered extraordinary development opportunities for mature companies with production costs no longer competitive, but has undeniably reduced employment levels in Europe, slowing down the competitiveness of very sensitive economic sectors.
EU-China relations are also influenced by US foreign policy. The US strategy of containing China has led Europe to take a sometimes-unfriendly stance on certain issues, despite some of the difficulties inherent in transatlantic cooperation. The results of the European elections, combined with possible political changes in the US, may further change this dynamic in the near future.
In conclusion, while it is extremely difficult to identify clear and generalized trends, the kaleidoscope of political, social, linguistic and sometimes even ethnic movements that characterize the European continent – ​​while the European Union tries to balance the need for economic cooperation with China with the protection of its strategic and security interests – seems to highlight that European public perception remains divided between practical and economic considerations and growing geopolitical concerns.
Recent events such as the pandemic crisis or the deployment on different fronts in relation to political/military crises have certainly influenced the opinion that Europeans have of their Chinese counterparts, and vice versa. These situations of mistrust do not benefit anyone, if the priority is given to the need for coexistence that respects each other’s needs in an overall framework of tolerance, understanding and mutual cooperation.
Achieving optimal relations requires a multidimensional approach that considers economic, political and cultural aspects. First, it is necessary for Governments and their respective political and ministerial branches, while maintaining their respective geopolitical visions unchanged, to develop a high level of diplomatic dialogue and multilateral cooperation, strengthening political dialogue and increasing meetings at all levels to discuss bilateral and global issues, such as climate change, international security and trade. Genuine collaboration within organizations such as the United Nations, the World Trade Organization and the G20 will be essential to address common challenges and promote global stability.
The intensification of trade and investment will not fail to give substance to the intensification of mutual relations by promoting vital interests of mutual development and well-being. In this perspective, balanced trade agreements will certainly be able to safeguard investments, protecting the interests of the respective companies and ensuring equal access to markets. An essential corollary is the promotion of technological exchanges and the encouragement of cooperation in sectors such as green technology, renewable energy and artificial intelligence, promoting joint research and development projects.
The expansion of cultural and academic exchange and mobility programmes can only increase mutual understanding, strengthening social ties. The pursuit of global standards on labour, environment and human rights in trade and investment relations and advanced collaboration on cyber security, with the development of common protocols to address cyber threats, must be a theme of strengthened and constant collaboration.
In the overall framework of sustainable development, it is desirable to strengthen support for joint projects of sustainable and environmentally friendly infrastructure, as well as the development of joint policies to reduce carbon emissions and promote the use of renewable energy.
These issues are certainly not a simple list of hopes and wishes, they can be discussed jointly in mutual interest and find mutually agreed solutions and implementation methods. Their pursuit would enable the achievement of broader and more advanced goals, such as promoting stability initiatives in regions of common interest, such as East Asia and the Middle East, through preventive diplomacy, peacekeeping and the management of political, environmental and health crises, sharing information and resources to address future health crises and coordinating humanitarian aid efforts to improve the response capacity and resilience of affected communities. This is undoubtedly a far-reaching program that requires mutual trust and foresight, the implementation of which requires sincere joint commitment, diplomatic ability and a lot of good will to find compromises and mutually beneficial solutions.

Journalist and writer; The article was published in English and Chinese by the newspapers “Global Times” and “China Daily” and by several media published in Shanghai.

Fonte Foto: Flickr.comWhatleydudeCC BY 2.0 Deed

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