IL CONTINUO CORTOCIRCUITO TRA MAGISTRATURA E POLITICA
di Giuseppe Gullo
Commentare qualunque provvedimento dell’autorità giudiziaria senza conoscere le prove sulla base delle quali è stato adottato è profondamente sbagliato. L’errore – per dire del caso esploso in questi giorni – riguarda ovviamente sia coloro che vedono nell’indagine della procura di Genova, la conferma di una gestione allegra della Regione, sia quelli che sul versante opposto lamentano un’eccessiva durezza della Magistratura intesa a colpire una Giunta schierata dalla parte del Governo nazionale, impegnato nella difficile opera di una significativa riforma dell’ordine giudiziario, duramente osteggiata dall’Associazione Nazionale dei Magistrati.
Ciascuna di queste posizioni ha argomenti seri a sostegno del proprio assunto, fatte salve le esagerate affermazioni di alcuni personaggi politici, come l’ ex Guardasigilli Orlando, che si avventura in giudizi etici di carattere generale che ci aveva risparmiato qualche giorno prima in occasione della polemica politico giudiziaria che ha investito la Regione Puglia e il suo capoluogo.
Lo sforzo che invece è necessario è quello di esaminare quanto sta accadendo col massimo possibile di obiettività sulla base delle notizie che ha pubblicato la stampa e che sono state riprese dai media.
L’accusa, certamente grave, ruota intorno ai rapporti del Presidente ligure con importanti imprenditori relativi all’assegnazione di appalti e a denaro o altri benefit che sarebbero state erogati dai beneficiari agli amministratori regionali o a loro fiduciari. Addebiti pesanti ai quali gli accusati dovranno dare risposte chiare nei tempi necessari, che non potranno essere brevissimi. Sicuramente la Procura ritiene di avere in mano prove solide, oltre alle registrazioni che sono state riferite dai giornali e che ricordano più una fiction “sgarrupata” che una storia di vere e proprie tangenti milionarie. Peraltro l’esperienza insegna che il denaro di provenienza illecita, se vi è stato un qualche passaggio, viene sempre trovato se e quando la ricerca sia stata ben fatta.
Tutto questo si vedrà a bocce ferme e a temperatura normale quando il fuoco non sarà più vivo come in questo momento.
Alcune considerazioni tuttavia debbono essere fatte:
a) In primo luogo, spicca all’attenzione la natura dei provvedimenti e il momento in cui sono stati emessi.
La procura ha chiesto e ottenuto misure cautelari nei confronti degli indagati a un mese di distanza dalla scadenza elettorale europea. Vi era un’urgenza assoluta che non consentiva di attendere alcune settimane prima di procedere? Forse! Chi ha esperienza di inchieste di questo genere sa bene che, in linea di massima, quattro settimane non spostano nulla e che è interesse dello stesso inquirente allontanare qualunque ombra dal suo operato. Era necessario ricorrere alla misura della carcerazione o sarebbe stato sufficiente per i pubblici amministratori il ricorso alla sospensione dalle funzioni? È il caso di ricordare che la carcerazione sia domiciliare che in casa di pena è prevista tassativamente in tre soli casi. Toti stava scappando? Se sospeso dalle funzioni, avrebbe potuto reiterare il reato o inquinare le prove? Le risposte sono chiaramente che no, non poteva; e allora? Il fatto è che l’impatto mediatico è diverso per cui l’inchiesta senza persone private della libertà personale viene ritenuta di serie B.
b) E poi, chiediamoci: la Procura è proprio serena e obiettiva nella valutazione dei fatti sottoposti al suo esame?
Sarà necessario avere una completa conoscenza degli atti per esprimersi.
Tra i tanti commenti che sono stati fatti, quello del Ministro della Difesa è sembrato il più coraggioso e pertinente. Crosetto già nel caso dei dossier della DNA aveva dimostrato di non temere le indagini giudiziarie, anzi ne aveva promossa una, quella di cui dicevamo, che aveva scoperto “un verminaio”, secondo l’immaginifica definizione del Procuratore di Perugia, senza che peraltro nessuno dei vermi in questione sia stato spostato dal formaggio nel quale continua a vivere e ingrassare. Adesso Crosetto va oltre. Afferma, senza mezzi termini, che quanto aveva dichiarato mesi fa in merito a malumori all’interno della Magistratura contro la destra al governo e a conciliaboli per preparare un’offensiva giudiziaria, trova conferma. Aggiunge che se i parametri di valutazione dell’operato di un pubblico amministratore dovessero essere quelli che vengono fuori parzialmente dall’inchiesta ligure “non vi sarebbe Sindaco, Presidente di Regione, amministratore delegato di ente pubblico esente da responsabilità come probabilmente gli stessi magistrati“. Crosetto coglie nel segno. Se il CSM monitorasse le nomine di consulenti, amministratori giudiziari, curatori fallimentari, delegati alle vendite immobiliari e simili in ciascun Tribunale si renderebbe conto di qual è il sistema che viene adottato. Ma, com’è noto, non tutti i casi sono uguali sebbene abbiano grandi analogie. Le zone franche sono off limits. Finora almeno.
È un caso che nelle stesse ore il presidente dell’ANM, in apertura del congresso dell’associazione, pubblicamente e solennemente alla presenza del Presidente della Repubblica, abbia espresso l’assoluta e totale contrarietà dei Magistrati contro le riforme preannunciate e in primo luogo contro la separazione delle carriere tra magistrati requirenti e giudicanti? Difficile pensare a coincidenze del tutto fortuite. C’è un brutto clima nel quale, più che il pericolo di ingerenze esterne, bisogna temere entrate a gamba tesa dall’interno, nel tentativo di orientare il voto.