CARACCIOLO: DUE SPETTRI CHE AGITANO LA GEOPOLITICA ITALIANA
di Giuseppe Gullo
Uno dei massimi esperti italiani di geopolitica, Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes, nel corso di un recente intervento sull’atteggiamento italiano davanti ai drammatici avvenimenti che stanno sconvolgendo il pianeta, ha fatto alcune affermazioni che meritano attenzione. Caracciolo ha preso in esame i rapporti tra l’Italia e i tre più importanti paesi protagonisti, in positivo e in negativo, della politica mondiale: USA, Cina e Russia. Per quanto riguarda i rapporti con gli Stati Uniti, di cui ha sottolineato le attuali grandi difficoltà interne e internazionali, ha detto testualmente che essi sono regolati da accordi segreti sottoscritti alla fine della Seconda Guerra Mondiale, mai resi pubblici. Ho ascoltato più volte l’intervento diffuso dai social nel quale Caracciolo ha aggiunto che essi (gli accordi) probabilmente sono anticostituzionali. Il riferimento lascia senza parole e induce a fare alcune considerazioni da semplice cittadino della Repubblica.
Lo scenario è quello che consegue alla vittoria degli alleati angloamericani sul nazifascismo e alla liberazione degli Stati occupati dai tedeschi, tra essi l’Italia dopo l’8 settembre. Le nazioni che hanno perduto la guerra subiscono ovviamente la dura legge del “vae victis” che da sempre regola i conti dopo le guerre. La Germania e la sua capitale, simboli del “male assoluto” pagheranno il prezzo più alto con lo smembramento dello Stato durato 35 anni ed una “deminutio” sul piano internazionale che, in parte, dura ancora. L’Italia conquista la Democrazia e la Libertà ma, secondo Caracciolo, sub condicione.
Quali sono queste limitazioni? Quali facoltà erano riconosciute agli Alleati ed in particolare agli USA che con il piano Marshall hanno contribuito in misura rilevante alla rinascita economica dell’Italia? Quali misure sarebbero state adottate se il nostro Paese avesse cambiato alleanze? Domande pesanti alle quali possono essere date risposte per così dire immaginifiche, ma che fanno venire in mente mille cose. È mai esistito il fattore K? O vi è stato piuttosto il fattore States che fu quello che Kissinger fece balenare alla mente di Moro che si batteva per portare il PCI al Governo? Il caso Sigonella innescò i meccanismi degli accordi segreti che portarono all’allontanamento di Craxi e alla sua fine politica e fisica?
Le considerazioni fin qui fatte prendono le mosse, per quanto riguarda i presunti protocolli segreti con gli USA, da un presupposto rimasto non verificato, che vanno incontro ad alcune obiezioni difficilmente superabili.
La prima è che qualunque tipo di trattato internazionale, per essere valido ed efficace, deve essere ratificato del Presidente della Repubblica (art. 87 Cost.) previa autorizzazione alla ratifica da parte del Parlamento con apposita legge (art. 80 Cost.), com’ è avvenuto con la L. 1 agosto 1949 n. 465 che ha autorizzato la ratifica del Trattato del Nord Atlantico (NATO), firmato a Washington, e anche dall’Italia, il 4 aprile 1949. In mancanza di formale ratifica, come nel caso dei protocolli segreti ipotizzati da Caracciolo, nessun trattato internazionale potrebbe produrre alcun effetto per lo Stato, almeno sin dal momento dell’entrata in vigore della Costituzione Repubblicana (1° gennaio 1948). La seconda è relativa alle eventuali possibili sanzioni nei confronti dell’Italia nel caso di violazione degli accordi. Gli USA avrebbero certamente potuto bloccare aiuti e finanziamenti, ma per farlo non avrebbero avuto alcun bisogno di agire in forza di segreti accordi che, se anche ci sono stati, appartengono ormai alla Storia. Altre contropartite, come ad esempio l’installazione di basi militari o rapporti di intelligence, erano invece assolutamente comprensibili nello scenario della guerra fredda sulla base dello stesso Trattato NATO, e comunque non tali da richiedere accordi segreti che, proprio come dice Caracciolo, sarebbero comunque in odore di incostituzionalità sopravvenuta se non coperti da quella ratifica.
L’osservazione a sostegno della tesi dell’esistenza di accordi segreti nasce ovviamente dall’interesse degli USA di erogare fondi importanti a un Paese sconfitto per renderselo amico dopo la frattura della guerra, che, paradossalmente, era stata proprio l’Italia a dichiarare agli USA, e non il contrario. Ebbene, il piano Marshall ha dato allora all’Italia, tra il 1947 e il 1955, un miliardo e 250 milioni di dollari, una cifra enorme che contribuì non poco a favorire la ricostruzione della Penisola. Somme anche più elevate vennero date a Gran Bretagna e Francia, alleate contro il nazifascismo, e somme minori alla Germania che aveva subito i danni maggiori. Dal punto di vista americano quella scelta corrispondeva alla necessità di creare o rafforzare un legame coi paesi europei, anche con quelli sconfitti, in termini che hanno consentito agli USA di essere per oltre 50 anni leader indiscusso dell’Occidente il che giustifica ampiamente quella scelta che si è rivelata lungimirante, e se emergerà qualche documento post-bellico potremo avere in merito idee più chiare per ricostruire la storia di quegli anni, senza che questo possa
comunque avere un significato politico per l’oggi, tanto esso è diverso da quel lontano passato.
Nello stesso intervento, Caracciolo s’interroga poi sulla “missione paramilitare” russa in Italia in piena pandemia. Nessuno ha mai creduto che gli uomini di Putin abbiano dato un contributo pur minimo alla battaglia sanitaria contro il virus, vinta dalla ricerca americana e dalle grandi multinazionali del farmaco. E allora cosa sono venuti a fare? La domanda è legittima. La risposta potrebbe darla la commissione parlamentare d’inchiesta che il Governo ha detto di volere istituire e che ancora non ha visto la luce. Vi sono sicuramente ampie zone d’ombra in quel periodo, a cominciare dal fatto, rimasto per fortuna isolato, di un Presidente del Consiglio che durante il suo mandato ha mantenuto il controllo diretto sui servizi segreti, ai cui vertici ha messo persone di sua assoluta fiducia. Episodio quest’ultimo particolarmente inquietante, sia perché avvenuto appena due anni fa sia in quanto ha visto protagonista un paese come la Russia, che non è mai stato nostro alleato e che ha anzi dimostrato con l’invasione dell’Ucraina le sue mire espansionistiche e un totale disprezzo per il diritto internazionale. Se ha avuto coperture non autorizzate dal Parlamento sarebbe bene chiarirlo nell’interesse della trasparenza del sistema democratico.
Fonte Foto: Wikimedia Commons – Sannita – CC BY-SA 3.0 Deed