ALLA RICERCA DELLA PACE IMPOSSIBILE
di Giuseppe Gullo
È forse giunto il momento di dire, anzitutto a noi stessi, che la realizzazione della pace nel nostro tormentato pianeta è un’illusione. E’ un’aspirazione giusta, sacrosanta, ma in pratica non realizzabile. È amarissimo e doloroso doverlo riconoscere ma corrisponde alla realtà dei fatti. Sarebbe pretenzioso cercare di tracciare, anche per grandi linee e a volo d’uccello, gli avvenimenti che attraverso le guerre hanno segnato il mondo partendo dalle civiltà di alcuni millenni anteriori alla venuta di Cristo fino al c. d. secolo breve, che ci siamo lasciati alle spalle, e alle tragiche vicende di questi giorni. Il dato costante è che i popoli si sono sempre combattuti e che i vincitori alla fine hanno avuto anche la possibilità di scrivere gli avvenimenti a loro piacimento. Ed è contato poco chi aveva ragione o torto, chi aveva aggredito e chi aveva subito.
Ciò che è rimasto e che ha segnato il corso della storia è la volontà del vincitore e la sua capacità di mantenere il potere con la forza delle armi. Vae victis! La locuzione di Brenno del 390 a. c. segna in modo lapidario e incisivo la regola che, purtroppo, ha retto per millenni i rapporti tra i popoli e i loro governanti. Per non risalire troppo lontano nel tempo, se pensiamo al XX secolo e alle tragedie che si sono consumate in quei decenni, non possiamo che prendere consapevolezza delle immani vicende che l’hanno caratterizzato. Centinaia di milioni di morti in guerre sempre più cruente e più estese sul piano territoriale. Nello stesso periodo di tempo, abbastanza breve se rapportato ai secoli precedenti, l’umanità, o per meglio dire una parte di essa, ha fatto passi in avanti inimmaginabili sul piano della conoscenza e della tecnica fino ad arrivare a imitare con l’intelligenza artificiale i meccanismi di formazione del pensiero. Guerra e sviluppo sembrano due facce dello stesso meccanismo, una buona che consente a una parte degli uomini di vivere meglio e più a lungo, l’altra dannata che causa milioni di morti, sofferenze indicibili, sfruttamento e sopraffazione. Sembrerebbe quasi che il manifesto dei Futuristi e l’elogio della guerra che Marinetti teorizzò all’inizio del 900 abbiano avuto conferma. Le organizzazioni internazionali costituite per impedire l’insorgere di nuovi conflitti hanno fallito il loro scopo e sopravvivono come apparati autoreferenziali.
Le guerre dunque come elemento costante, tragico e maledetto, che sembra connaturato all’uomo e alla sua esistenza. Quale tipo di guerra? I pacifisti non possono che rispondere ogni forma di guerra, ogni violenza dell’uomo sull’uomo. Eppure vengono subito introdotte delle distinzioni tra guerre “giuste”, sostanzialmente riconducibili a quelle che reagiscono ad atti di aggressione da parte di terzi, e le altre che nascono da altri tipi di conflitti. Il discrimine nella realtà diventa labile e la stessa sua definizione incerta e comunque non obiettiva. Fu “giusta” la guerra del popolo vietnamita contro le potenze che ne avevano invaso il territorio? Certamente sì, sebbene anche in quel conflitto che mobilitò, forse come nessun altro, l’opinione pubblica mondiale e costrinse la più grande potenza militare del pianeta a ritirarsi ignominiosamente, si verificarono azioni militari non necessarie che causarono morti e distruzione anche da parte degli aggrediti. Fu “giusta” la guerra di liberazione italiana dal fascismo? Certamente sì, sebbene alcuni episodi che segnarono quei mesi furono di violenza gratuita, per non dire di quelli, assolutamente ingiustificati, che segnarono l’immediato dopoguerra. Mi riferisco alle foibe e alla fucilazione di Mussolini e della Petacci. L’esecuzione del Duce, ex in quel momento, e l’esposizione dei cadaveri a Piazzale Loreto, fu certamente un ingiustificato atto di violenza contro un prigioniero di guerra inerme e sconfitto che, in base a tutte le leggi, avrebbe avuto diritto a un giusto processo e alla punizione che sarebbe stata decisa all’esito.
Le regole della Democrazia non ammettono eccezioni, mai e nei confronti di chiunque. Un conto è cadere nel corso di un’operazione bellica, cosa diversa è venire fucilato perché sei stato il massimo rappresentante di un regime autoritario, peraltro per un lungo periodo sostenuto dalla larga maggioranza degli Italiani. Per non dire della Petacci la cui responsabilità non può essere stata diversa da quella di avere assecondato le pulsioni erotiche del capo del fascismo. Nulla che ne giustificasse la fucilazione e, peggio ancora, l’esposizione del cadavere al pubblico ludibrio.
La guerra è dunque, purtroppo, un dato permanente e ineliminabile nella storia delle Nazioni. Vi è un rimedio contro questo cancro devastante e inguaribile? Nessuno ne conosce la formula e temo che così sarà in futuro. Saggezza vuole che i Paesi come il nostro, che si trovano per una serie di eventi positivi nel campo della Democrazia liberale, abbiano consapevolezza della grande importanza che ha il mantenimento quanto più possibile rigoroso del rispetto di quelle regole che oggi costituiscono la reale differenza tra i popoli, e che sono conquiste che vanno difese ogni giorno senza mai superare la linea di demarcazione che separa la guerra dalla barbarie.
Fonte Foto: Wikimedia Commons – Sailko – CC BY 3.0 Deed
Lucida e imparziale descrizione della situazione mondiale. Una sola certezza, il mondo è sempre andato avanti così e così continuerà ad andare. Troppe cose dividono l’umanità, quella che sembra la più evidente è il colore della pelle, ma forse è la differenza meno importante. Inutile andare ad elencarle tutte, sarebbe una lista lunghissima pertanto andiamo direttamente al numero uno : la sete di potere attraverso la potenza del dio denaro con il risultato di mettere tutti contro tutti.
Homo homini homini lupis.