SENZA POLITICA ESTERA COMUNE NON SI VA LONTANO

SENZA POLITICA ESTERA COMUNE NON SI VA LONTANO

di Giuseppe Gullo

In questi giorni il dibattito politico si concentra sui problemi della redazione della legge di bilancio e della conseguente ripartizione delle poche risorse disponibili nei vari settori che ne fanno richiesta o ne hanno bisogno. Accanto a questo tiene banco la questione dell’immigrazione clandestina e la difficoltà del Governo ad intessere rapporti internazionali proficui. sia con Paesi alleati, sia coi Paesi nord africani. per contenere il fenomeno. Quest’ultima considerazione ha dato modo a osservatori attenti delle cose politiche di rilevare come una delle maggiori debolezze del Governo di destra sia la disomogeneità in politica estera. In realtà è un eufemismo definire non omogeneo ciò che in effetti è contrastante in modo evidente. La Presidente del Consiglio, assunta la responsabilità della guida del Governo, ha condotto in prima persona ed efficacemente la politica estera schierando l’esecutivo chiaramente su posizioni europeiste, atlantiste e filo Ucraina. Ciò non era scontato, considerate le posizioni anteriormente prese da FdI. Ha prevalso il senso di responsabilità e l’interesse a mantenere l’Italia in linea con le scelte dei grandi paesi europei. La Lega al contrario ha accentuato le posizioni anti europeiste, nazionaliste e filo russe promuovendo a tal fine, anche recentemente, manifestazioni pubbliche con Marina Le Pen e invocando il ritorno a una piena sovranità nazionale.
Si tratta di posizioni confliggenti tra i due maggiori Partiti della coalizione di Governo che sicuramente indeboliscono il ruolo e l’influenza italiana in ambito comunitario e internazionale. Con tutta evidenza è questione marginale anche in vista delle prossime elezioni europee e della ulteriore divaricazione che esse creeranno. Una simile divergenza su temi di così elevata importanza, in situazioni politiche “normali” avrebbe causato la caduta del Governo; oggi, nel Belpaese si fa invece finta di niente e si prosegue come se la questione riguardasse un dissenso, che so, sul sito di una discarica. L’analisi deve essere più approfondita e riguardare in generale il modo in cui i Governi che si sono succeduti hanno operato in questo fondamentale settore dell’attività politico-istituzionale. A ben guardare, negli ultimi anni l’Italia ha avuto una linea politica in questa materia estremamente altalenante e preoccupante.  Dal 2014 a oggi i responsabili del Dicastero sono stati: Mogherini, Gentiloni, Alfano, Moavero, Di Maio e Tajani.  Con l’eccezione di Gentiloni, esponenti politici di secondo piano dei quali pochi conservano memoria e che sicuramente non hanno lasciato alcun segno sulla poltrona che è stato occupata in passato da De Gasperi, Saragat, Nenni, Andreotti,  Martino, Fanfani, Moro, Malfatti, per citarne alcuni soltanto. Quale politica estera degna di tal nome avrebbe potuto promuovere l’ex Ministro Di Maio che ha “gestito” la Farnesina per oltre tre anni? Eppure sui tavoli della politica internazionale si giocano importantissime partite con riflessi nazionali altrettanto rilevanti.
L’acme fu toccato con il Conte I, Ministro Moavero, allorché il vice premier Salvini andava e veniva da Mosca con relativi report fotografici sulla piazza rossa e abbracci con politici e gerarchi russi. Nello stesso tempo il Presidente del Consiglio, Conte, in contrasto con i nostri alleati tradizionali e con la politica estera atlantista da sempre perseguita, instaurava con la Cina rapporti politici e commerciali, via della seta compresa, di cui ancora oggi il Paese paga le conseguenze negative. E così, in mano agli euro scettici e ai filo russo-cinesi l’Italia ha rischiato di perdere qualunque credibilità senza acquisire nuovi mercati e rischiando di perdere quelli tradizionali.
Oggi, tra le tante debolezze che abbiamo sempre avuto, dobbiamo subire anche quella di non essere ritenuti affidabili su una delle poche certezze sulle quali dal secondo dopoguerra, e fino a qualche anno fa, si è fondata la ricostruzione e la crescita del Paese: l’appartenenza al mondo Occidentale con lealtà e solidarietà.

 

Fonte Foto: Wikimedia CommonsKaga tauCC BY-SA 4.0 Deed

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