LA PESTE HA PROCURATO TANTI LUTTI – DICE DON ABBONDIO – MA HA ANCHE RISOLTO MOLTI PROBLEMI
di Roberto Tumbarello
L’Italia è in recessione e in grave fase di denatalità. Ma i partiti di governo non l’hanno ancora capito e si limitano a lamentarsi senza prendere provvedimenti. Ognuno pretende che vengano realizzati i propri progetti per i quali servirebbero almeno 20 miliardi. Invece, disponiamo appena di otto miliardi e mezzo. Salvini ne vuole alcuni per avviare il Ponte sullo Stretto e per nuove assunzioni ai trasporti. Tajani, più modesto e comprensivo, chiede di aumentare le pensioni minime di 100 € al mese. Ma nemmeno questa ragionevole richiesta verrà esaudita. Ognuno dei Fratelli ha una lunga lista di richieste. Ma la Premier con la sua autorevolezza li ha zittiti tutti – non riesce a zittire solo il fidanzato e il cognato – con un “Decido io quali sono le priorità” e avvertito che i pochi soldi disponibili saranno dedicati 1) al taglio del cuneo fiscale per i lavoratori a basso reddito, 2) al caro energia per le imprese e al bonus benzina per le famiglie con reddito fino a 15mila € l’anno, 3) alle misure per l’incremento delle nascite.
In India, invece, il PIL cresce in maniera sorprendente, come le nascite, tanto da avere superato la Cina anche per numero di abitanti. Ora è il paese più popolato del mondo. Mi chiedo se di tanta ricchezza, di cui si attribuisce il merito al Premier Modi, che non mi sembra uno stinco di santo con i sudditi, goda il popolo o solo una ristretta cerchia, cioè la classe dirigente e quella produttiva. Nonostante il progresso economico ci sono ancora le caste: sacerdoti, nobili, guerrieri, commercianti, servi e gli intoccabili. I paria costituiscono il 20% della popolazione, circa 300 milioni di persone, che non sono considerati esseri umani. Però, avendo fatto soldi, gli indiani che contano cercano di liberarsi dei simboli della dominazione inglese. Tentano persino di cambiare nome al paese, che a partire dal G20, che si è tenuto questo week end a New Delhi, non si dovrebbe più chiamare India – nome deciso dai colonizzatori – ma Dherat. Però, India ha una storia e un fascino che Dherat non possiede e che sarà difficile imporre al mondo intero.
A differenza degli indiani e di tanti altri popoli, noi italiani siamo tutti uguali con tanti diritti e pochi doveri. Ma non ce ne rendiamo conto. Infatti, nonostante la tendenza negativa, viviamo nell’agiatezza. Certo, ci sono sacche di povertà ma limitate e fisiologiche. Se non ci riproduciamo è perché abbiamo scoperto che, a partire da 15 anni, conviene usare l’organo genitale per divertirci, visto che adesso, grazie alla pillola, anche le ragazze possono approfittarne senza rischio. Non siamo mica stupidi, come gli indiani, che ci mettiamo a fare figli che, poi, bisogna allevare oltre che mantenere ed educare.
Anche noi fino a qualche giorno fa ci illudevamo della piena occupazione e del PIL alle stelle. Poi è arrivata, improvvisa e inattesa, la notizia della recessione, che il ministro Giorgetti non ha più potuto nascondere. L’ha confermata anche all’annuale convegno di Cernobbio in cui da anni si confrontano governo e Confindustria, cioè politici al potere, imprenditori e produttori, che sentono parlare di crisi ma non ne percepiscono la gravità avendo altri redditi e tenori di vita. Gli italiani che speravano tanto in questo governo, ovviamente sono delusi. Infatti, da un’indagine di Pagnoncelli risultano in calo di consensi. Ma, come sempre, la colpa si dà agli altri. Questa volta dell’Europa che, per proteggere il valore dell’Euro, non ci concede la possibilità di aumentare il debito pubblico. Questa volta nel mirino di tutti e tre i leader dei partiti al governo c’è Gentiloni che da buon italiano dovrebbe spendere una buona parola anziché fare gli interessi dell’Europa, che il suo ruolo gli impone. Il presidente della commissione economica dice: “È vero che siamo in crisi, però c’è la grande risorsa del PNRR, che l’Italia sta trascurando. Rimbocchiamoci le maniche”. E giù accuse a Gentiloni di essere anti italiano. Però, indipendentemente da chi ci è contro o a favore, siamo gli ultimi tra i 27 paesi dell’Unione Europea col segno negativo, che non invoglia gli investimenti stranieri. I prezzi continuano ad aumentare in modo esagerato. La benzina sta raggiungendo quote mai viste e di conseguenza tante altre merci, soprattutto beni di prima necessità. Quando eravamo all’opposizione accusavamo i governi di inettitudine per molto meno. Infatti, c’è la sensazione diffusa che questo governo stia perdendo il controllo della situazione. Avendo calmierato i prezzi degli aerei, Ryanair minaccia di cancellare le tratte siciliane e sarde. Quindi, si profila anche una crisi del turismo. Non è solo l’economia in crisi, ma tutto il Paese. Truffe, disgrazie, crolli, femminicidi, evasione fiscale, delinquenza minorile, spaccio di droga, disastri, interi quartieri e città in mano alla criminalità organizzata. Lo stato non c’è.
Forse dovremo rinunciare a qualche piacere o comportarci meglio. Perché se tutto va così male non è solo colpa del governo, ma anche di tutti noi. Ci farà anche bene, viziati come siamo, cambiare modo irresponsabile di vivere. In compenso, però, se mancano i fondi per le spese necessarie, non ce ne saranno nemmeno per la costruzione del Ponte sullo Stretto, per la malevola Autonomia Regionale Differenziata e per la riforma delle pensioni che manderebbe tante persone a riposo – o piuttosto al lavoro in nero – attorno a 60 anni, età in cui oggi, pieni di energie, uomini e donne possono rendere di più. Vigerà ancora la legge Fornero, che forse è troppo restrittiva, ma tutela l’INPS dalla catastrofe nel periodo di denatalità e dalla mancanza di senso di responsabilità di politici che venderebbero la madre pur di racimolare qualche voto in più. Auguriamoci che il governo riusca a corrispondere le pensioni.
Né siciliani né calabresi, ma solo mafia e ‘ndrangheta, auspicano la realizzazione del ponte, mentre mancano strade, ferrovie, centrali idroelettriche, ospedali e soprattutto la sistemazione del territorio che crolla e frana ovunque, dalla Padania alla Sicilia. Lutti, devastazioni e danni enormi. Quel brav’uomo, che per salvare i mosaici di Ravenna e la città dall’alluvione ha aperto alle acque decine di ettari della sua proprietà, non ha ancora ricevuto un centesimo di indennizzo per bonificare le terre allagate, col rischio, se non si interviene tempestivamente, di perdere il raccolto dei prossimi anni.
Con l’autonomia differenziata, che consentirebbe alle regioni di gestire l’economia, la scuola e persino di legiferare, sarebbe come tornare alla divisione del paese in staterelli, che, almeno, un tempo, prima dell’unità d’Italia, erano opulenti. Basta leggere la saga dei Florio di Stefania Auci per averne un’idea. Oggi, invece, sono pieni di problemi, specialmente il meridione. Con l’improvvida riforma la Padania aumenterebbe la ricchezza mentre il centro-sud sarebbe ancora più povero. Senza neppure vergognarsene sedicenti patrioti barattano la frantumazione del Paese in cambio dei voti della Lega per la riforma costituzionale del presidenzialismo o del premierato. Tutto ciò a spese del Parlamento, cioè della rappresentanza popolare che conterà molto poco. Quindi, l’Italia non sarà più una repubblica parlamentare. Non si capisce quale sia l’interesse di Lega e Forza Italia di assecondare in tutto la Premier. Non si rendono conto di perdere ogni potere che passerà interamente nelle mani dei Fratelli d’Italia.
Continua il braccio di ferro tra la Lega, che adesso viaggia molto più a destra della Meloni e dei suoi fratelli, e gli altri partiti della maggioranza. L’ultima trovata di Salvini, è la castrazione chimica per i colpevoli di stupro e di molestie sessuali sui minori. Eppure si dice cattolico, e sbandiera un crocifisso blasfemo, strizzando l’occhio all’AFD, partito di nostalgici tedeschi del nazismo, La prossima tappa sarà la reintroduzione della pena di morte? Ovviamente Forza Italia è contraria, gli altri ci stanno riflettendo.
Anziché combattere il degrado diffondendo maggiore educazione e cultura in sostituzione del ruolo assente delle famiglie, il governo risolve il problema della criminalità minorile affidando più potere alla polizia. A Caivano, come in tante atre località malfamate, non c’è un fioraio né una libreria e neppure la banda musicale.
Ma che interesse ha la Premier di modificare la Costituzione e istituire il premierato che limiterà anche la funzione del Capo dello Stato – non sarà più di garanzia e al di sopra delle parti, ma un presidente politico – e, come dicevamo, il ruolo del Parlamento, rendendolo un’aula inutile oltre che sorda e buia. Se le cose vanno male così, figuriamoci dopo la riforma. Servirebbe, invece, restituire dignità alle Camere ridando agli elettori la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, che, da una trentina d’anni, con la complicità della Consulta, sono decisi dalle segreterie dei partiti. Poi, abbiamo la sfacciataggine di lamentarci se la metà degli elettori disertano le urne. Del resto, le coalizioni di destra al governo sono sempre durate per l’intera legislatura, con l’eccezione del primo Berlusconi, per mancanza di esperienza. Durano poco e quindi saranno apparentemente favoriti dalla riforma solo i governi di sinistra, litigiosi, immaturi e non più adeguati ai tempi. Ma c’è sotto qualcosa che ci sfugge. È mai possibile che la destra voglia fare al PD questo regalo, semmai un giorno avessero la maggioranza? Come mai? Che cosa nasconde l’insolita generosità politica? Qual è il vero scopo recondito della riforma? Perché i Fratelli d’Italia, che si dicono patrioti, la barattano con l’autonomia regionale differenziata, che è un tradimento alle regioni del Sud, già abbastanza penalizzate dalla posizione geografica? Che abbiano scoperto che col premierato non abbandoneranno più il potere?
Ormai liberatisi del controllo di Berlusconi, persino i governatori di regioni povere come Calabria, Basilicata e Sicilia ubbidiscono stupidamente agli ordini di scuderia e assecondano l’insano progetto della Lega che fa sempre gli interessi del Nord pur prendendo voti anche nelle regioni del Sud. Che ingratitudine! Tutti con l’effigie di Alberto da Giussano all’occhiello della giacca anziché quella di San Gennaro e Santa Rosolia, che gli concedono il miracolo di esistere. Invece, il personaggio lombardo, leggendario ma mai esistito – si dice che abbia contribuito alla vittoria della Lega Lombarda nella battaglia di Legnano nel 1176 – di voti ormai ne procura sempre meno.
Finalmente un saggio altolà di Salvini alla Premier che, per agevolare Maurizio Lupi e soprattutto Renzi, che non è mai stato di sinistra, neppure quando era segretario del PD e premier, è propensa a diminuire la soglia di sbarramento alle elezioni europee dal 4 al 3%. Infatti, Renzi, ereditò nel 2014 da Enrico Letta il 40.08% dei consensi e alla fine della legislatura nel 2018 portò il PD al 16%. “Noi con l’Italia” fa già parte della coalizione di maggioranza, mentre “Italia Viva” ancora no. Ma è già pronta a fare da stampella al governo nel caso di eventuali defezioni se servissero voti alla Meloni, com’è già accaduto. Eppure c’è sempre un 2% che gli è affezionato e lo vota ancora. Calenda, invece, ha finalmente capito che non ci si può fidare.
Ammirevole da parte della Premier la difesa del fidanzato e la solidarietà grazie alla quale probabilmente la loro unione si coronerà col matrimonio. Se bevi, poi viene il lupo, non è paragonabile alle premurose raccomandazioni della sua mamma che – come lei stessa riporta – con amore le ricordava di stare sempre vigile e con gli occhi aperti. Mamma le dava un consiglio, gentile Signora, non la colpevolizzava. Quella di Giambruno, invece – peggio per te, se non stai attenta – è un rimprovero. Inoltre, lei reclama per lui lo stesso diritto di espressione che hanno tutti i cittadini italiani. Ma non può non rendersi conto che la maggiore visibilità che lui ha è dovuta a lei. Ecco perché forse dovrebbe essere più cauto o, meglio ancora, non parlare proprio, se non ha qualcosa di veramente intelligente da dire. Anche De Angelis aveva il diritto di esprimere la propria opinione. Ma se poi ciò che diceva veniva pubblicato in prima pagina da tutti i giornali italiani e stranieri era per il ruolo che occupava, non per il diritto che aveva di esprimere le proprie idee. Ogni giorno tanti italiani dicono corbellerie perché ne hanno il diritto. Ma nessuno le riprende. Quelle di un ministro o di un familiare della Premier hanno un valore maggiore perché non sono solo un diritto, ma un privilegio. Al posto suo, gentile Signora, non confonderei le amorevoli preoccupazioni della mamma, con le parole del suo compagno.
L’ossessione dell’etnia italica non è solo del ministro Lollobrigida e della politica nazionalista e sovranista, ma della nostra cultura strettamente limitata alla penisola. Infatti, siamo inzuppati nel Mediterraneo e solo i padani hanno contatti con altre culture d’oltralpe. Ecco perché sono un po’ più evoluti. Persino il cinema, che dovrebbe essere internazionale, rincorre il diritto all’identità nazionale. Pierfrancesco Favino, attore che più ci rappresenta all’estero – come un tempo Sofia Loren e Marcello Mastroianni, che però, erano su un altro livello – contesta che, dopo avere interpretato Gucci, l’americano Adam Driver sia stato scelto anche per il ruolo di Enzo Ferrari. Secondo Savino, che ambiva a questo ruolo, ma, dopo il provino, non fu reputato idoneo, i personaggi italiani dovrebbero essere interpretati da attori nostrani. Ovviamente non calabresi né siciliani, che magari hanno tratti piuttosto magrebini oltre che il colore della pelle. Quello sprovveduto di Luchino Visconti scelse inopinatamente Burt Lancaster per il Gattopardo. Con Leopoldo Trieste, Giuliano Gemma o Franco Interlenghi, invece, sarebbe stato un successo mondiale. I ricchi – Favino lo è – credono di avere diritto a tutto, e quando non lo ottengono si sentono defraudati. La povera gente, invece, si accontenta di qualsiasi cosa le diano. Spesso di niente.
Erano invitati in ottobre a Copenaghen gli ambasciatori di Russia, Iran e Bielorussia alla consegna dei Premi Nobel. Ma poi gli svedesi ci hanno ripensato e ritirato l’invito. Non sono paesi degni. Anche l’anno scorso rimasero dietro la porta della reggia, essendo scoppiata la guerra in Ucraina. Comunque, saranno di nuovo invitati a Oslo, dove il parlamento norvegese assegna il Nobel per la Pace, solo perché la pace non ammette discriminazioni.
L’Italia è piena di presidenti emeriti della Corte Costituzionale, seppure la carica in realtà da un bel po’ non significa granché perché quasi tutti i giudici lo diventano a turno pochi mesi prima della pensione, dopo nove anni di attività, per poter godere di un aumento di benefit ed essere considerati presidenti emeriti. Credo che sia una distorsione della Costituzione, nonostante la Consulta sia preposta a farla rispettare. Amato è uno dei tanti. Ex Premier, un tempo conosciuto come Dottor Sottile, una mattina si sveglia e concede un’intervista nella quale, per creare un’altra polemica e dissenso oltre che turbare i rapporti già abbastanza compromessi con la Francia, dichiara che l’aereo dell’Itavia, precipitato nei pressi di Ustica il 27 giugno 1980, fu abbattuto da un missile lanciato dai francesi per uccidere Gheddafi che credevano a bordo di un mig militare quella notte. Amato aggiunge che fu Craxi ad avvertire il leader libico di non prendere quell’aereo. Salvini e Tajani, e altri creduloni, hanno subito invitato i ministri francesi loro omologhi a dire la verità. La Meloni, più saggia, invece, chiede ad Amato di fornire elementi concreti, oltre che un’opinione, se ne è in possesso. I figli di Craxi sono prontamente intervenuti per ricordare – Amato non ci aveva pensato – che il padre non poteva avvertire Gheddafi nel 1980 perché solo sei anni dopo divenne capo del governo e quindi in grado di venire a conoscenza di qualche informazione dai servizi segreti.
Pur essendo parecchi anni che non intervisto più nessuno, ricordo come si fa e quali domande si porgono per scoprire se le rivelazioni sono attendibili o hanno lo scopo di dare visibilità a un personaggio dimenticato. Non discuto la possibilità che i francesi abbiano sbagliato mira e colpito un aereo della compagnia italiana Itavia anziché il mig libico. Ma non ritengo Craxi così cinico e crudele – anzi, lo escludo – da avvertire Gheddafi di non salire sul suo mig e non le autorità italiane che era in corso un’esercitazione NATO per mascherare un assassinio, quindi di non fare volare alcun aereo civile quella notte. Secondo la versione di Amato sembrerebbe che Craxi, cui lui deve la carriera politica e l’odierna autorevolezza, avesse più a cuore la vita del leader libico che quella degli 81 passeggeri.
Dopo l’abbattimento del DC9 dell’Itavia, accanto al quale avrebbe viaggiato per un lungo periodo per proteggersi dai missili dei francesi e della NATO che volevano abbatterlo, pare che il mig libico si sia allontanato da quella zona. Poi, per esaurimento del carburante, precipitò in Calabria sui monti della Sila. Più che nuove prove, che non ci sono, le rivelazioni di Amato sono dovute probabilmente al caldo di agosto o all’età che avanza. Se no, in presenza di nuovi elementi di prova, una persona della sua statura, se lucida e responsabile, si sarebbe rivolta alla procura non a un giornale.
Non capisco. Anzi, rabbrividisco al pensiero che nel 2030 l’Unione Europea si amplierà ulteriormente. Non è bastato l’errore di ammettere l’Ungheria, che poi con Orban è diventata una dittatura. Quali altri paesi di affinità culturale e sociale intendiamo aggregare alla già affollata istituzione? È talmente difficile sin d’ora gestirla, domani sarà impossibile! Non si capisce se lo facciamo apposta o per ignoranza. Già il fatto che a proporre l’ampliamento sia il belga Charles Michel, ancora presidente dell’istituzione dopo lo smacco a Ursula von der Leyen che ha condiviso con Erdogan, è da rigettare. All’incontro della delegazione europea in Turchia nell’aprile del 2022, alla Von der Leyen, perché donna, non fu concesso di sedersi in poltrona, come a Erdogan e Michel, che, anziché alzarsi e andarsene, si accomodò accanto a Erdogan come se nulla fosse successo.
L’Ungheria fu ammessa non perché avesse interessi comuni ai paesi europei, ma per evitare che fosse attratta nell’orbita della Russia, di cui ora, invece, è alleata Siamo così sprovveduti da volerla allargare all’Europa fisica, ma non culturale e politica, che è già rappresentata nel Consiglio d’Europa, di cui l’UE sarebbe poi un doppione. Che cosa c’entrano Albania, Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord, Serbia e Montenegro? Non hanno la nostra stessa civiltà, né la morale, nemmeno la religione e la scrittura. L’unico legame col Montenegro per noi italiani, risale al 1896, quando la principessa Elena, figlia del re Nicola I, andò in sposa a Vittorio Emanuele di Savoia che, quattro anni dopo, il 29 luglio 1900, in seguito alla morte del padre Umberto I, assassinato dall’anarchico Gaetano Bresci, divenne re d’Italia.
Più in là Il presidente del Consiglio Europeo auspica che entrino nell’Unione anche Kosovo, Moldavia e Georgia. Aiutiamoli economicamente, se è questo lo scopo, senza farli entrare in un’istituzione che dovrebbe essere un’icona del progresso sociale e punto di riferimento di tutti i paesi del mondo. Conto su Lollobrigida, cultore dell’identità italiana – e spero anche europea – per influenzare moglie e cognata a non trascinare l’Italia in un’avventura politica che deformerebbe la struttura dell’Unione Europea e la sua funzione originaria. È già difficile fare dialogare gli attuali paesi tra loro. Quelli che si affacciano sul Mediterraneo non hanno alcuna affinità con quelli del Nord. Però, la mancanza di lungimiranza mi fa temere che anche la Turchia, nonostante sia una dittatura islamica, possa diventare europea
A Napoli, onorevole Premier, in un istituto tecnico paritario per ragionieri, cioè non statale, si è scoperto che ci sono solo le quinte. Vuol dire che è consentito iscriversi direttamente all’ultimo anno, per conseguire il diploma, senza avere seguito l’intero corso di studi. Si tratta di un diplomificio, non di una scuola, cioè di una truffa evidente, ma il Ministero non se n’è ancora accorto per cui sembra d’accordo. Chissà quante altre ce ne sono in Italia. Capisco che non è facile moralizzare un paese corrotto come il nostro, quindi non vale neppure la pena perderci tempo. Ma almeno cominciamo a chiudere i focolai che si appiccano nelle scuole e nelle università che sono più facili da individuare e anche più pericolosi perché è lì che si formano gli individui. Se no, sembriamo complici di tale immoralità.
Ha sentito, onorevole Premier, il nuovo programma politico di Bandecchi? Terni è solo il predellino, ora mira a Palazzo Chigi. “La superbia andò a Roma a cavallo e tornò a piedi”, si dice. E la sinistra non c’entra. È una lotta intestina tra noi di destra. Bandecchi è convinto che se c’è riuscita lei, per lui sarà una passeggiata.. Chiunque al posto suo gli toglierebbe le munizioni. Lei che cosa aspetta a difendere l’Italia?