LA CAMPAGNA D’ESTATE DI PUTIN

LA CAMPAGNA D’ESTATE DI PUTIN

di Giuseppe Buttà

Alla fine della scorsa settimana, il mondo ha avuto la notizia di un colpo di scena in Russia: il capo banda della Wagner, il ‘cuoco di Putin’, stava per marciare su Mosca per abbattere Shoigu e Gerasimov, i maneggioni che avevano ingannato il suo padrone al punto da fargli credere, nel 2022, che l’Ucraina ‘nazista’ stesse per attaccare la ‘santa madre Russia’ e da indurlo a mettere in campo l’operazione militare speciale che va avanti da oltre 16 mesi.
S’è creduto così che si fosse davanti a una svolta, alla caduta del regime e, forse, anche, a una possibile fine della guerra. La svolta c’è stata. Ma in una direzione del tutto diversa.
A mio avviso, e spero di sbagliarmi, è stato messo in scena un tranello senza precedenti, tranne forse quello del ‘cavallo di Troia’. E questo sarebbe un cavallo, una delle cui zampe è l’altro servo di Putin, il bielorusso Lukashenko, che ha fatto la parte del mediatore geniale che ha messo in salvo, a Minsk, l’autore del simil-golpe e buona parte dei suoi scherani (pare 8.000).
Ora, il bielorusso dice di avere anche detto a Putin che, se gli fosse stato ordinato, avrebbe potuto uccidere il ribelle Prigozhin. Lo dice per due motivi; il primo è per dare l’impressione che Putin fosse così arrabbiato da volere il ‘cuoco’ morto, come il mondo s’attenderebbe visto che Putin suole ‘spegnere’ i suoi nemici; il secondo è per fare apparire di avere il ‘cuoco’ a suo servizio.
Ma qual è il tranello? È l’avere trasferito una tale ‘forza’ a soli 100 Km. da Kiev senza suscitare resistenze o allarmi. Putin – mentre giocherà anche la carta di una ennesima purga nell’esercito con l’eliminazione di Shoigu e Gerasimov, sostituiti da fedelissimi come la sua ex guardia del corpo Dyumin – ha ancora bisogno dei servigi dei contractor della Wagner non solo in Africa, dove i mercenari svolgono in diversi paesi un preziosissimo ruolo di garanzia dell’insediamento strategico della Russia nel Mediterraneo e in Africa, oltre che di ruberie e scambi commerciali che permettono alla Russia di aggirare le sanzioni occidentali.
Ma la mossa bielorussa vale soprattutto per la continuazione della guerra in Ucraina: per allentare la controffensiva ucraina nel Donbass, i russi vogliono riaprire il fronte settentrionale, dietro il quale sono già state appostate le armi atomiche tattiche, basi aeree e migliaia di soldati di Mosca, facendo partire dalla Bielorussia attacchi dei mercenari se non direttamente dell’esercito bielorusso del quale Lukashenko non si può fidare.
Lo scenario di guerra che si apre è quindi molto pericoloso e complesso perché Putin si sta preparando a tutto, sta mobilitando tutte le pedine di cui dispone – da Lukashenko alla Corea del Nord (e la Cina?) – e non facendosi trovare dal buon cardinale Zuppi in missione di pace.
Non c’è che da sperare che l’Occidente non si lasci prendere dalla paura e non si faccia sorprendere come il povero Priamo a Troia.

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