SCHLEIN, DALL’ALLUVIONE ROMAGNOLA AL PARTITO CACOFONICO

SCHLEIN, DALL’ALLUVIONE ROMAGNOLA AL PARTITO CACOFONICO

di Giuseppe Gullo

La Segretaria del PD da Bologna, intervenendo a un’iniziativa de “La Repubblica”, ha fatto dichiarazioni molto importanti. Parlando nella sua Regione di cui è stata vice-presidente fino a otto mesi fa, e che è stata duramente colpita da eventi climatici di eccezionale violenza, ha posto giustamente al primo posto nella scaletta delle priorità la tutela dell’ambiente e l’adozione di un piano nazionale straordinario per la tutela del territorio. Proposito lodevolissimo e degno della massima considerazione. Il fatto è che questa dichiarazione d’intenti viene dopo la spaventosa alluvione che ha devastato gran parte dell’Emilia Romagna governata da molti anni dal PD. Nessuno, ovviamente, ha chiesto alla Schlein quali provvedimenti fossero stati presi dal Governo regionale negli ultimi vent’anni per prevenire, limitare e possibilmente risolvere il problema della salvaguardia del territorio. Non solo. Per quanto riguarda il piano nazionale a tutela dell’ambiente, sarebbe stato interessante sentire dalla Segretaria quali sono stati al riguardo i provvedimenti adottati o solo proposti dal suo Partito nel lungo periodo di partecipazione al Governo con responsabilità di primo piano. Non è difficile immaginare che le risposte sarebbero state imbarazzate.
Il fatto è sempre lo stesso. L’emergenza detta l’agenda. Il ruolo impone il copione delle dichiarazioni. In questo momento la collocazione del PD è tale per cui invoca provvedimenti che non ha adottato quando era al potere e che non ha realizzato mentre era, come è, al Governo della Regione che ha competenza in materia quanto meno concorrente con quella dello Stato. La memoria corta è tipica di questo tipo di comportamento. Se poi la tragedia fosse avvenuta malauguratamente altrove, per esempio in Sicilia, vi sarebbe stata l’opportunità di tirare fendenti, ovviamente fondati, contro la miopia e la scarsa preveggenza dei Governi di destra, con l’aggiunta di qualche collusione mafiosa che fa sempre molta audience. Ma in Emilia Romagna questo non è possibile dirlo. Dal Luglio 1970, data della istituzione della Regione, sino a oggi i Presidenti sono sempre stati del PCI, PDS, PD con l’eccezione del socialista Boselli per pochi anni (3) sostituito nientemeno che da Bersani. In 50 anni ci sarebbe stato il tempo di fare interventi mirati a tutela del territorio; o no?!
Un’opposizione seria e propositiva, in una simile contingenza, fa anzitutto una seria autocritica, chiarisce le ragioni, se ve ne sono, per le quali non è stato fatto ciò che sarebbe stato necessario e, si dice solo oggi, urgente; dopo di che avanza proposte concrete e fattibili. Diversamente siamo al teatrino al quale assistiamo tutti i giorni ad esempio per quanto riguarda la RAI. Tutti i Governi che si sono succeduti, appena hanno potuto, hanno lottizzato e messo ai posti di comando uomini di loro fiducia, alcuni eccellenti, altri buoni, molti mediocri. Fermo restando il fatto che quando questo viene fatto da “A” è l’esercizio di un diritto e un fatto democratico. Appena la stessa cosa viene fatta da “B” è un abuso e un attacco alla Democrazia e al pluralismo. Chi è senza peccato….. Meglio, in queste occasioni, “subire” e trarre insegnamento per il futuro nel senso che, a parti invertite, si assuma formalmente e seriamente l’impegno che il comportamento, una volta al Governo, sarà improntato solo ed esclusivamente a giudizi che tengano conto dei risultati raggiunti dall’azienda, della qualità dei programmi e ovviamente dell’audience ,che conta e conta molto.
Non è “prudente” e neppure indice di grande consapevolezza lanciarsi in discussioni come se ci fosse una tabula rasa. La Schlein nel bene, moltissimo, e nel male rappresenta una storia che non è cancellata né dall’età (la sua) né dalla collocazione politica ma fa parte del patrimonio di tutto il Paese. Nella stessa intervista, la Segretaria afferma che il suo Partito deve essere libero e dialettico ma non “cacofonico”.  La Schlein è donna di buone letture, nata e cresciuta in un ambiente di intellettuali di alto livello. Deve tuttavia parlare al popolo, agli elettori e cercare di farsi capire. L’aggettivo che ha usato per dire, credo, che non si deve superare un certo limite nel manifestare la propria diversa opinione, sembra usato per non farsi capire, per non chiarire ciò che pensa. Se intende, come sembrerebbe da molti segnali – da ultimo quello di un vice-capogruppo alla Camera non iscritto al PD ed eletto in altra lista – che il suo PD deve essere un contenitore di movimenti e istanze diverse e anche esterne alla sua organizzazione, deve mettere nel conto la “cacofonia” come una componente permanente di un soggetto complesso e multiforme con molte sensibilità anche confliggenti. Il punto è: qual è il limite oltre il quale non è consentito andare? Sulla fornitura delle armi all’Ucraina il voto contrario di alcuni parlamentari PD al Parlamento Europeo e la dichiarazione di Cacia fresco di nomina, sono cacofonie o stecche?

 

Fonte Foto: Wikimedia Commons – Erroscia

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