IL PROCESSO A DAVIGO FA EMERGERE UN GIALLO DEGNO DI AGATA CHRISTIE

IL PROCESSO A DAVIGO FA EMERGERE UN GIALLO DEGNO DI AGATA CHRISTIE

di Giuseppe Gullo

Nel disinteresse dei mezzi d’informazione il processo a carico dell’ex magistrato Davigo va avanti davanti al Tribunale di Brescia. Per merito del Presidente del Collegio giudicante e delle parti il clima è disteso con pieno rispetto dei ruoli e delle prerogative di ciascuno; ciò consente lo svolgimento del dibattimento in modo tranquillo senza che vi siano le interruzioni e le sovrapposizioni che capita frequentemente di incontrare in processi importanti; la qualità dei testi escussi, magistrati, membri laici del CSM e funzionari dello stesso organo consente di apprezzare le circostanze in cui si svolge il processo.
Nel corso dell’ultima udienza del 23 Febbraio u.s. è stato sentito, tra gli altri, il dr Ardita, anch’egli ex componente del CSM, ex procuratore aggiunto di Catania e di Messina, parte civile nel processo, eletto nella stessa lista di Davigo di cui era il principale collaboratore prima che intervenisse un’improvvisa e traumatica rottura dei rapporti che indusse l’ex PM di Milano a non rivolgere più la parola al collega divenuto suo avversario.
Ardita ha ricostruito le tappe attraverso le quali era nata, da una costola di Magistratura Indipendente, la nuova formazione della quale era divenuto leader insieme a Davigo. Per riferire esattamente quanto ha dichiarato il PM catanese, tutto avrebbe preso le mosse da un saggio sulla “democrazia verticale” da lui predisposto e accolto con entusiasmo da molti, tra i quali Davigo che lo sottoscrisse come coautore. Confesso di avere ignorato l’esistenza di questo fondamentale testo che ha “rivoluzionato” il diritto costituzionale prima di ascoltare la dichiarazione in questione. Mi era capitato di leggere molti anni fa importanti contributi del prof. Sartori sull’argomento, ripresi da molti studiosi in numerosi lavori anche recenti. Dell’opera dell’ex componente del CSM però non mi era capitato di leggere nulla. Mi era nota una parte della sua produzione letteraria relativa ad altri argomenti come ad esempio “Catania bene”, uno spaccato della società etnea degli anni 80 del novecento edito da Mondadori.  Niente invece sulla produzione letteraria relativa all’influenza di logge, lobby, potentati economici, multinazionali che di fatto sottraggono il potere decisionale al popolo e comprimono la democrazia reale. Rispetto a questa insidia, è la tesi, si erge come un baluardo la funzione decisiva e salvifica della magistratura, come guardiano della legalità e del rispetto delle regole fondamentali contenute nella Costituzione. Peccato che frequentemente negli ultimi decenni sia stato proprio il “guardiano” a invadere i campi degli altri poteri alterando le regole del gioco.
È vero che spesso vengono trascurati approfondimenti che meriterebbero ben altra udienza. Talvolta la strada del sapere è irta di spine.
Per tornare alla testimonianza, Ardita ha ricostruito la nascita e lo sviluppo del sodalizio con Davigo, l’abbandono di M. I. e la fondazione di Autonomia e Indipendenza, la partecipazione all’elezione del CSM e l’elezione sua e di Davigo. Solo dopo avvenne la rottura sulla scelta del Procuratore di Roma, con Davigo schierato a favore di Prestipino e lui invece schierato per Creazzo, con Davigo che vuole fargli terra bruciata intorno screditandolo come inaffidabile e di fatto sodale del gruppo dell’hotel Champagne, fino ad arrivare alla circolazione delle copie dei  verbali della deposizione di Amara che lo indicavano come componente della loggia Ungheria.
Dal racconto di Ardita e da quello di altri testimoni viene fuori un film con forti connotazioni di giallo, con incontri più o meno riservati lontani da occhi e orecchi indiscreti, dossier anonimi che passano di mano in mano e che scottano talmente da finire bruciati perché solo la cenere può garantire l’innocuità.  Lo scenario è quello di una lotta di potere senza esclusione di colpi per conquistare a favore di amici e sodali i posti veramente decisivi per determinare e indirizzare le sorti di tutto ciò che conta, con consiglieri che cambiano improvvisamente opinione su questo o quel candidato e tentativi di vendette dirette e trasversali. In tutto questo scontro tra titani, i vasi di coccio si rompono uno dopo l’altro e cercano disperatamente un salvagente, spesso avvalendosi della facoltà di non rispondere ovvero trincerandosi dietro non ricordo e balbettii imbarazzati.
Chi ha tempo e voglia può ascoltare su Radio Radicale questo lungo racconto con interpreti eccellenti, il cui copione è ancora aperto e non esclude colpi di scena degni della migliore Agata Christie.

Fonte Foto. Linfocito B, Wikimedia Commons

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