GLI IMBONITORI DA TALK SHOW AL TEMPO DEL COVID
di Giuseppe Gullo
Poco più di un anno fa, prima che le truppe Russe invadessero l’Ucraina portando la guerra nel cuore dell’Europa e creando una situazione di eccezionale gravità e pericolo per la pace mondiale, tutti i mezzi d’informazione erano giustamente concentrati sulla lotta alla pandemia. Nel nostro Paese si era sviluppata con successo la campagna di vaccinazione di massa che era riuscita a ridurre in modo considerevole il numero di contagi e quello dei decessi causati dal Covid. Di pari passo, secondo un costume che è molto diffuso nel Belpaese, prendeva corpo e consistenza la polemica, a tratti virulenta, dei no vax. Venivano fuori personaggi provenienti da ambienti i più disparati, intellettuali veri o presunti, medici o sedicenti tali, paramedici, gente comune, dietrologi sempre pronti a vedere il grande complotto delle multinazionali e la congiura per ”alleviare” gli oneri della previdenza abbattendo il numero degli aventi diritto. Nel contempo il sistema sanitario era sottoposto ad una pressione mai sperimentata che causava preoccupanti scricchiolii in ogni parte del Paese, mentre grandi strutture venivano approntate con uno sforzo ed una rapidità che non sapevamo di avere utilizzando un’enormità di risorse per vincere una battaglia che sembrava disperata.
Negli occhi di tutti, prima che le tragiche vicende della guerra le soppiantassero, vi erano le immagini dell’interminabile fila di camion militari che trasportavano bare mentre ogni famiglia piangeva congiunti morti senza neppure il conforto di un ultimo saluto. Ricordi vicini nel tempo che ci sembrano quasi di un’altra vita, di periodi che tendiamo a rimuovere ma che sono realtà viva e palpitante impressa nei cuori di tutti. Chi potrà mai dimenticare il silenzio surreale delle nostre città, solitamente caotiche e rumorose, interrotto dal canto di giovani che cercavano con spontaneità e ottimismo di esorcizzare l’incubo? O le bandiere che apparivano all’improvviso sui balconi e le finestre con grandi cartelli che affermavano “ce la faremo”, per rassicurare se stessi e gli altri sulla provvisorietà di quanto stava accadendo? O l’attesa ansiosa di conoscere i numeri dei contagi e dei morti sempre più alti e impressionanti? O la paura di ricevere la notizia del parente, dell’amico o del conoscente ricoverato per una patologia senza ritorno con una sigla che ricordava un campo di sterminio? In tutto quest’incubo che sembrava senza fine, i soliti personaggi alla ricerca di notorietà a tutti i costi, cercavano di inoculare come un veleno il dubbio del complotto globale, della grande macchinazione, della strage voluta e programmata, dell’Umanità in balia di un piccolo gruppo di super potenti e super delinquenti che avevano organizzato e realizzato una strage di Stato globale per la quale non c’era difesa se non la ribellione, la rivoluzione o il rifiuto.
Dove sono finiti costoro? Che hanno da dire di fronte alla vittoria della scienza e del progresso?
I fatti sono andati come sappiamo e vediamo. Resta il dubbio che se l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale un anno fa non fosse stata giustamente concentrata a seguire le terribili notizie della guerra in Ucraina, l’azione di mistificazione dei no vax non sarebbe finita e, forse, saremmo ancora a discutere del “pericolo” dei vaccini e dell’”acqua sporca” che contenevano. E’ triste dovere rilevare come solo una tragedia globale, della quale non si scorge la fine, abbia potuto far tacere imbonitori e falsi profeti. Eppure è stato così per mesi, con i talk show e i giornali invasi da chi era “contro” in base ad un errato concetto della “libertà” e dell’autodeterminazione, che in realtà non era né l’una né l’altra cosa bensì il compiacimento di essere contro, di immaginare scenari apocalittici costruiti in laboratori del male e della cospirazione con una grande Spectre che insidiava l’esistenza stessa del pianeta senza uno 007 che potesse salvarlo.
Non dobbiamo dimenticare tutto questo non solo perché fa parte di un periodo che ha segnato profondamente la nostra vita e le cui conseguenze ancora sentiamo, ma soprattutto in quanto abbiamo imparato cosa significa perdere la “normalità”, le piccole e grandi cose di ogni giorno della cui importanza forse non avevamo piena coscienza. Abbiamo scoperto la sensibilità di persone sconosciute come di chi nell’androne di un condominio ha apprestato un piccolo tavolo con libri e DVD che chiunque poteva prendere a condizione di sostituirlo con un altro, con l’invito a farsi coraggio e a utilizzare al meglio il tempo di riposo forzato. Un volto rimasto sempre anonimo, scomparso improvvisamente così com’era apparso, a testimonianza che chi tende la mano non vuole essere ringraziato.
Certamente un periodo molto complicato per tutti.
Analizzandolo ogni pesona ha dovuto impostare o inventare diversamente la propria giornata:
Ogni capo famiglia ha dovuto inventarsi il proprio lavoro tramite PC.
Gli studenti hanno continuato sempre più isolandosi a seguire le lezioni in video conferenza.
La situazine economia già traballante ha evidenziato maggiormente le lacune sia dal punto di vista logistico e da quello sanitario.
Certamente le strutture sanitarie hanno avuto grandi sofferenze caricando di un eccessivo impegno lavorativo i Medici, Paramedici e aziende a loro collegate.
E’ nostro dovere sempre ringraziare tutti coloro che si sono immolati anche a volte tralasciando la propria famiglia,
I Farmacisti che per la loro presenza capillare nel territorio si sono affiancati ai medici diventando un punto di riferimento nella continuazione terapeutica,nella vaccinazione e nel esecuzione dei tamponi.
Certamente ci sono stati degli errori ma uno in particolare la non considerazione della soprainfezione che ha causato numerossissimi decessi.
Tale situazione non ci ha fatto valutare bene cosa stava accadendo alle spalle della nostra nazione.
Un fatto gravissimo una invasione da parte di una Russia verso Ucraina.
Credo che questo atto di violenza fa ricredere tutti noi
che le guerre non sarebbero state più vissute da nessun popolo invece è successo.