LA MESSINA DI UNA VOLTA E IL MUSEO DIMENTICATO DI OGGI
di Giuseppe Gullo
Mentre le cronache nazionali riferiscono con giusto clamore le notizie delle spese multimilionarie sostenute dalla Regione siciliana in varie parti d’Europa per promuovere l’immagine dell’isola, le statistiche della scorsa estate collocano la Trinacria al primo posto per presenze di turisti tra le Regioni della penisola, e i dati dei visitatori nell’anno 2022 nei parchi archeologici e nei musei siciliani confermano la crescita molto rilevante di persone interessate a conoscere i tesori custoditi in questi siti.
Il primato spetta al parco di Naxos-Taormina con quasi 850.000 visitatori, seguito dalla Valle dei Templi con poco più di 800.000 e da quello di Siracusa con oltre 760.000. Dati molto importanti e in forte crescita rispetto all’anno precedente, nel quale ha molto pesato in negativo la pandemia. Tra i musei non sono stato in condizione di conoscere i numeri di visitatori di quasi tutti a eccezione di quello di Messina con 22.419, e Riso di arte moderna e contemporanea di Palermo con 21.246. Sarebbe ovviamente molto interessante conoscere i dati del museo Abatellis di Palermo, Orsi di Siracusa e Ursino di Catania per potere avere un quadro più completo da comparare con i visitatori di Messina .
E’ molto importante anche il fatto che la provincia di Messina ha la percentuale più alta di posti letto alberghieri, oltre il 25% ,quasi cinque punti in più di Palermo che la segue. Questo a conferma della vocazione turistica del territorio messinese nel quale fanno da traino Taormina e le isole Eolie a livello delle più rinomate località della penisola per presenze di turisti italiani e stranieri. Tra quest’ultimi i Tedeschi, Francesi e Inglesi costituiscono quasi i 2/3 degli ospiti.
Il capoluogo ha una posizione marginale e beneficia molto poco del vantaggio di avere due tra le località più richieste in assoluto. In pratica accade che i turisti che hanno come meta Taormina e il suo comprensorio si spostano direttamente dall’aeroporto di Catania verso il centro ionico, mentre quelli che intendono raggiungere le Eolie vanno a Milazzo dall’aeroporto di Catania senza sostare a Messina. Nessuna delle attrattive della città dello Stretto riesce a portare visitatori se non i croceristi che dalle navi vengono trasferiti a Taormina con una sosta in città di poche ore.
Avviene in conclusione che un magnifico Museo con bellissime opere tra cui Antonello e Caravaggio e uno spazio espositivo di prim’ordine diventi residuale e debba accontentarsi di 22.419 visitatori rispetto ai quasi 850.000 del vicino parco di Naxos-Taormina. Chi ha visitato il MuMe sa bene che non ha nulla da invidiare ai migliori musei a sud di Napoli e dovrebbe certamente avere un numero molto più elevato di visitatori.
Come fare a portarvi molta più gente? Ovviamente la risposta è molto complicata e può essere data in modo plausibile solo tenendo conto della realtà. Mi è capitato di vedere recentemente un video che contiene una ricostruzione di Messina nel XVIII secolo. Sono immagini bellissime che mi hanno ricordato in larga misura Napoli e il suo meraviglioso patrimonio architettonico. Il terremoto del 1783 ha distrutto in parte quella realtà mirabile. Messina però fu ricostruita recuperando ciò che era possibile salvare e costruendo la nuova città con criteri architettonici affidati a grandi architetti e urbanisti. Questo consentì alla città di mantenere la sua anima e la sua bellezza, dalla palazzata ai palazzi nobiliari e della ricca borghesia imprenditoriale e commerciale. Quest’altra città, di cui restano documenti fotografici molto eloquenti, venne distrutta dal terremoto del 1908. Questo terribile evento non solo causò molte migliaia di morti e la distruzione di numerosi e importanti monumenti e edifici pubblici e privati, ma convinse gli amministratori dell’epoca, chiaramente sotto choc, che era necessario abbattere tutto anche ciò che si sarebbe potuto salvare e recuperare tranne pochi monumenti. Il piano regolatore del 1911 segnò la fine della storia millenaria della città che aveva avuto il porto più importante del Mediterraneo e aveva conteso a lungo a Palermo il primato in Sicilia. Il tritolo e le ruspe eseguirono lo scempio. Il risultato è che Messina è una città del novecento che ha perso, quasi completamente, i segni del suo passato e non ha avuto nessun urbanista che ne abbia disegnato un profilo moderno, nuovo, ardito e capace di darle un’immagine originale e immediatamente riconoscibile.
Il MuMe paga questo prezzo e sconta l’essere di un livello più alto rispetto all’architettura della città. Il turista che ama l’arte sfiora soltanto la città e va altrove. Allora? Il Museo deve agganciarsi e far parte del circuito del comprensorio di Naxos-Taormina diventandone parte integrante. Se anche solo la metà dei visitatori del parco ionico, distante meno di un’ora da Messina, venisse al MuMe per apprezzare le bellezze che custodisce sarebbe un meritato riconoscimento della qualità che ha e potrebbe rappresentare un volano per cercare di risollevare un’economia boccheggiante.