UNO SGUARDO ALLE PROSSIME REGIONALI
di Giuseppe Gullo
La notizia che le prossime elezioni regionali sono fissate a febbraio è stata ripresa da tutti i giornali e ha provocato movimenti abbastanza concitati negli opposti schieramenti in vista della scadenza elettorale. D’altro canto era abbastanza comprensibile che il Governo di destra da poco in carica intendesse cogliere l’opportunità della “luna di miele” che segue quasi sempre l’insediamento di un nuovo esecutivo e che solitamente è di breve durata e inizia a scemare per poi scomparire appena la durezza dei problemi fa sentire il suo peso reale.
E’ probabile che nella decisione di anticipare il più possibile la scadenza elettorale abbia un peso anche la confusione nella quale si trova il PD alle prese con una difficilissima fase pre congressuale nella quale al momento sembrano prevalere i tatticismi e le dichiarazioni di disponibilità piuttosto che l’approfondimento dei contenuti. La posta in gioco è alta e riguarda il Governo delle due Regioni più importanti del Paese, Lazio e Lombardia, nelle quali sono uscenti Giunte di diverso colore che hanno avuto in questi anni storie molto diverse. In Lombardia il centro destra ripropone l’uscente Fontana azzoppato dalla rottura della Moratti, chiamata in Giunta in piena pandemia come salvatrice della mitica sanità lombarda, e dalla poco brillante per non dire opaca gestione complessiva del Presidente in scadenza. Fontana resta pur sempre il candidato delle forze sulla carta in maggioranza e come tale quello da battere. La Lombardia, peraltro, dall’introduzione dell’elezione diretta del Presidente della Regione ha sempre avuto Governatori di destra prima con Formigoni e poi con Maroni e adesso con Fontana.
Il PD, dopo avere rifiutato il confronto con la Moratti, ha indicato Maiorino, ex assessore di Milano ed eurodeputato. I grillini, dopo avere dichiarato di volere correre da soli, hanno aperto a una convergenza sulla candidatura proposta dal PD dichiarando una sostanziale condivisone del programma. La Lombardia, che sulla base dei dati delle ultime elezioni ha una maggioranza di elettori di destra, esprime a Milano e Bergamo sindaci di sinistra, sebbene quello di Milano non sia organico a nessun Partito e quello di Bergamo potrebbe anche uscire dal PD.
Il capoluogo lombardo ha avuto nel lontano passato una serie di sindaci socialisti ricordati per il loro buongoverno e dopo, in epoca a noi più vicina, i primi sindaci leghisti di una grande città prima di tornare con Pisapia a un primo cittadino di area progressista. Tutto ciò conferma che vi è chiaramente una situazione elettorale in movimento, non consolidata che, riguardando la Regione più ricca e industrializzata del Paese, merita un’attenzione particolare. Proprio su questo versante, quello produttivo, è arrivata un’indicazione significativa da parte del Presidente di Confindustria che ha criticato aspramente il contenuto della manovra economica del Governo fornendo così, indirettamente e consapevolmente, un importante assist a chi ha fatto opposizione in Regione e ha lo stesso ruolo nel Governo centrale.
Questi elementi, unitamente alle defezioni nelle fila della destra, offrono una grande opportunità per tornare, dopo molti lustri, alla guida del Pirellone. La sinistra può solamente complicarsi la vita con scelte sbagliate e autolesioniste. Se sceglie un comportamento politico chiaro e lineare può vincere. La vera questione è questa ed è inutile girarci intorno. Ne è ulteriore dimostrazione quanto sta accadendo proprio in questi giorni sulla questione elettorale regionale. Mentre in Lombardia si procede con una prospettiva certa di accordo su un comune candidato, nel Lazio i 5S hanno già fatto sapere che correranno da soli sebbene arrivino alla scadenza elettorale dopo un lungo periodo di collaborazione con posti di rilievo nel Governo della Regione. Tutto questo per l’opposizione alla costruzione all’inceneritore per i rifiuti della Capitale! Appare incredibile a chiunque abbia un minimo di buonsenso e di equilibrio eppure è così. Si compromette la possibilità di continuare l’esperienza di Governo della Regione nella quale c’è la Capitale, retta da un Sindaco PD, solo per una contrarietà di principio a un’opera della cui necessità, peraltro, quasi tutti sono consapevoli.
Vado oltre. Se anche questa scelta contraria all’inceneritore fosse giusta, sarebbe sufficiente per fare saltare un accordo di tal genere rinnegando anni di collaborazione? La risposta è assolutamente scontata per chiunque abbia una visione della politica corretta e lineare e non “talebana”. Una coalizione richiede sempre una certa duttilità, un compromesso, la ricerca di una via di mezzo tra differenti visioni su alcuni problemi purché sia mantenuto integro e valido lo spirito e il contenuto dell’alleanza. Se PD e 5S governano ancora la Regione, senza strappi e significative frizioni, per quale valido e comprensibile motivo debbono presentarsi separati alle elezioni? Se qualcuno ha una risposta convincente, si faccia avanti. La verità, a mio giudizio, è che i 5S vanno dietro a valutazioni e scelte non politiche ma dettate da ragioni del tutto particolari mantenendo una libertà di azione e di alleanze del tutto strumentali. Il PD in evidente confusione mentale e in sindrome congressuale, subisce e annaspa rischiando non solo di perdere le elezioni ma soprattutto identità e riconoscibilità. Il che forse è il vero obiettivo di Conte & C..