IL PD SECONDO BETTINI: INSEGUIRE IL M5S PER RINVERDIRE I FASTI DEL COMUNISMO
di Giuseppe Gullo
Cosa tocca leggere ad uno sconfortato elettore contrario alla destra, già abbastanza preoccupato per i risultati elettorali del 25 settembre e, ancora di più, dalla poca politica di cui si parla sul versante c. d. progressista! Nel bel mezzo della più grave crisi che ha colpito il PD dalla sua fondazione, mentre il gruppo dirigente di quel Partito brancola nel buio e non riesce a partorire una sola idea degna di formare oggetto di seria e approfondita discussione e il congresso della sua rifondazione viene fissato in un incerto domani, Goffredo Bettini, ex deputato, ex senatore, ex euro deputato, PCI-PDS-PD, ascoltato “consigliori” degli ultimi segretari democratici, presenta la sua ultima sofferta e meditata opera in un affollato dibattito all’auditorium di Roma, nel quale ospite d’onore era il capo del M5S.
Non sarò mai rammaricato a sufficienza per avere perduto l’occasione di assistere dal vivo a un così elevato dibattito nel corso del quale, leggo, l’autore ha sottolineato la necessità di ripartire dagli ideali traditi della Rivoluzione d’Ottobre e dall’ambizione di riscattare gli ultimi e i diseredati, ”l’ambizione di portare gli ultimi dentro il palazzo del potere»: «Non siamo stati capaci — ha detto Bettini in uno dei passaggi declamati con più sofferenza — di sottrarre le giuste istanze di liberazione dalle macerie del muro di Berlino».
Probabilmente l’ideologo ex PCI è rimasto talmente sconvolto dalla caduta del muro e dalle conseguenze che essa ha generato da essersi immerso nella lettura dei testi fondamentali del marxismo–leninismo in modo così completo da non rendersi conto appieno di quanto accadeva nel mondo, dall’Unione Sovietica alla Cina, dalla Corea del Nord alla Francia e al Regno Unito passando per l’Italia, dove un partito dichiaratamente post fascista ha portato al Governo la prima donna Presidente del Consiglio della sua storia. Non vede così le trasformazioni epocali della società che ha travolto impetuosamente tradizioni secolari, abbattuto barriere e confini e visto emergere nuove realtà fino a pochi decenni prima sostanzialmente marginali.
Mentre tutto questo e molto altro ancora accadeva e il fragore delle armi invadeva l’Europa, il Nostro pensa bene di ripartire dalla domanda fondamentale sulla quale intere generazioni di studiosi e politologi si sono misurati: “Perché ha fallito la Rivoluzione d’Ottobre? Quali sono le ragioni per le quali il capitalismo ha vinto e con esso le grandi Democrazie occidentali?” Domande da fare tremare i polsi per rispondere alle quali l’autore ha pensato bene di chiamare l’on. le Conte, di cui ovviamente conosce la grande dimestichezza con la storia del movimento operaio mondiale. Il dibattito, con queste premesse, è stato all’altezza delle aspettative. Conte ha spiegato che il suo movimento non può rinunciare ai suoi principi e alle sue tradizioni e pertanto non può allearsi con il PD che vuole cose diverse e punta a un programma massimalista che contiene, udite, udite!, la costruzione di un inceneritore per i rifiuti della Capitale. Quando uno dei presenti al dibattito, udendo il riferimento alle tradizioni, si è permesso di chiedere a quali si riferisse, si è buscato l’accusa di essere un massimalista! Vuoi vedere che, grattando grattando viene fuori che gli ultimi e i diseredati non hanno raggiunto le stanze del potere perché favorevoli a incenerire i rifiuti?
E’ impudenza, al limite dell’arroganza, richiamare proprie tradizioni, inesistenti con l’eccezione del vaffaday, in una discussione nella quale si fa riferimento ad un Partito che ha oltre un secolo di storia, che si è ispirato ad uno dei più grandi eventi rivoluzionari mai visti sulla terra, che ha avuto tra i suoi segretari Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti, che è stato il più grande Partito Comunista dell’Occidente e che ha dato migliaia di militanti alla lotta armata della Resistenza contro il nazi-fascismo.
Lo affermo da non comunista, da cittadino che conosce la storia politica del suo Paese e ne rivendica i meriti ed anche l’originalità della proposta, consapevole che il comunismo è stato storicamente sconfitto, pur avendo rappresentato una speranza e una grande illusione per milioni di uomini, e che l’odierno PD , erede di quel filone ideologico, stenta a fare definitivamente i conti con il proprio passato per approdare sul terreno di una moderna socialdemocrazia. I 5S , dichiaratamente populisti, hanno solo da imparare e molto dalla tradizione della sinistra, se si considera la disastrosa prova che hanno dato quando sono stati chiamati a governare il Paese sperperando un patrimonio elettorale, a mio giudizio immeritato, del 32,7% nel 2018 per arrivare al 15% del Settembre scorso.
La domanda alla quale il PD e il suo popolo devono dare una risposta al più presto, è un’altra: la sconfitta planetaria del comunismo e della sua utopia e la vittoria del modello di sviluppo dell’Occidente pongono alle forze progressiste la necessità di individuare le strategie politiche più idonee per garantire la pace nel mondo, rafforzare la democrazia e ampliare la sfera dei diritti individuali garantendone la fruizione a tutti i cittadini, ridurre gli squilibri sociali e le ingiustizie, combattere le vecchie e le nuove povertà, assicurare l’equilibrio tra i poteri dello Stato senza sconfinamenti e prevaricazioni; tutto questo si può perseguire alleandosi con i 5S? Credo di no, sono anzi convinto che il movimento fondato da Grillo viva solo di protesta e di risentimento che non portano da nessuna parte e non costruiscono nulla di buono per le nuove generazioni. Tornare alle origini non è possibile e sarebbe sterile e sbagliato. Serve il coraggio di fare i conti con la propria storia per interpretare i bisogni della società d’oggi.