DIARIO LIBERALE DI DOMENICA 4 SETTEMBRE 2022

DIARIO LIBERALE DI DOMENICA 4 SETTEMBRE 2022

di Roberto Tumbarello

È Orban il riferimento della destra per le politiche della famiglia. Più agevolazioni e soldi per quelle numerose. Ferie a genitori e nonni, asili nido, sconti fiscali per tutti. Qualcuno vorrebbe prendere ad esempio lo statista ungherese che tifa per Putin, come Le Pen. Non si doveva neppure aspettare che vincesse la destra per imitarlo. Però, se le donne sono in carriera e tolgono valore agli uomini, come possono mettere al mondo figli e poi occuparsene? Stanno occupando tutti i posti di lavoro: negli ospedali come medici, nella scuola, nelle università e a capo delle grandi aziende. Forse finiremo per prendere un consulente talebano!

Visto che non intendono dargli il Viminale, cui ambisce anche Fratelli d’Italia, Salvini aspira a guidare il governo. Perché mai chi prende più voti deve fare il Premier? È norma costituzionale, oltre che prassi italica, che a designare il Presidente del Consiglio sia il Capo dello Stato. Il Parlamento si limita ad approvare. È stato sempre così, e, da ultimo, lo è stato per Giuseppe Conte addirittura due volte, e poi per Mario Draghi, che non erano neppure parlamentari. Per di più fu Salvini a proporre per errore, anziché un candidato di centro destra, il Mattarella bis al Quirinale. Adesso si aspetta, in caso di vittoria della destra, che il Presidente, da gentiluomo qual è, ricambi il favore. Tanto, uno meglio di lui dove lo trova?

Non ce l’ho con la Lega né coi leghisti, nonostante mi disprezzino in quanto meridionale. Come dargli torto? Molti di noi ne ingrossano le file anziché difendere il territorio, la sua storia e le tradizioni. Posso giustificare i terroni di seconda e terza generazione di immigrati, che credono di potersi integrare rinnegando le umili origini che credono puzzare di miseria e di mafia, anziché essere orgogliosi della loro antica civiltà e della dignità degli antenati. Non è la povera gente che ne avrebbe tutte le ragioni, a volere mischiare le carte della Storia, ma i rampolli delle famiglie privilegiate che anche al Sud saltano senza vergogna sul carro del vincitore.

Se non sono mediocri nell’UE non li vogliono. Ora cercano di limitare il turismo russo negando il rilascio del visto. È un provvedimento stupido, come mettere al bando Tolstoj e Tchaikovsky. Come in ogni dittatura, tranne i gerarchi, nessun russo approva il regime di Putin. Le elezioni sono una farsa. Il patriarca degli ortodossi Kirill, come qualsiasi prelato, è alleato del potere purché consenta la libertà di culto e qualche arricchimento personale. Pio XI fece il concordato con Mussolini. Lasciateli entrare perché poi riferiscano come si vive nei paesi liberi. Perché abbia la possibilità di emigrare chi non ne può più della cattività. Tanto le spie non hanno bisogno del visto. Godono persino dell’immunità diplomatica.

Ci sono anche in Inghilterra gli evasori fiscali, ma la maggioranza dei contribuenti auspica l’aumento delle tasse. Vogliono che s’incrementino i servizi pubblici, l’assistenza sanitaria e la promozione della cultura. E servono più soldi nelle casse dello stato. Se no, quali altre risorse ci sono? Da noi, invece, seppure d’impossibile realizzazione, la flat tax è un’esca per catturare il voto degli ingenui. Tant’è vero che il centro destra la promette sempre, ma pur avendo governato per 12 anni, non l’ha mai applicata. In Italia la costituzione prevede un sistema fiscale improntato a criteri di progressività. Sarebbe un provvedimento incostituzionale oltre che ingiusto.

Ormai l’agenda Draghi è il programma che tutti i mediocri sbandierano. Vincente era Draghi non la sua agenda. Il nostro è un paese di rimpianti e remake. Ci sono ancora fascisti, socialisti, democristiani e persino comunisti, che festeggiano con champagne la morte di Gorbaciov. In Italia esiste solo il passato, nessuna nuova idea dalle lontane “convergenze parallele” di Moro. La verità è che manca anche chi rassomiglia ai protagonisti di quell’epoca d’oro, che non si sono riprodotti. È il momento dei minuscoli, che, per sentirsi più grandi, eliminano i migliori. Meno male che non possono vederci i grandi di un tempo. Se no, tornerebbero per prenderci tutti a calci nel sedere.

Giorgia Meloni assicura che non esiste più il fascismo. Non se n’è andato con la guerra e la limitazione di libertà. L’occasione è recente, la campagna elettorale. Non c’è neppure un Mussolini da rimpiangere dopo avere consentito ai nazisti di violentare gli italiani. Se la signora dovesse vincere non rivolti come un calzino l’Italia che ci consente benessere e libertà come in nessun altro paese al mondo. Basta farlo funzionare un po’ meglio, magari combattendo corruzione e criminalità. Chiudere le frontiere e isolarci è un ritorno al passato e si rischia il disastro. Orban e la Le Pen non sono modelli da seguire, come pure i suoi alleati, ma cattive amicizie da abbandonare se si è veramente cresciuti.

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