Ad albero caduto, accetta, accetta!
di Peppino Gullo
L’antico aforisma “ad albero caduto, accetta, accetta”, ripreso da Giovanni Verga, mi è tornato alla memoria leggendo la notizia della nuova inchiesta per abuso d’ufficio nei confronti dell’ex Procuratore capo di Milano Greco, andato in pensione lo scorso novembre. È la terza indagine, in pochi mesi, che lo vede coinvolto. La prima relativa a una presunta omissione conseguente alla ritardata iscrizione nel registro degli indagati dell’avv. Amara per le deposizioni rese sulla c. d. Loggia Ungheria, è stata archiviata. La seconda originata dalla denunzia per diffamazione presentata dall’ex collega Davigo, è pendente e con ogni probabilità lo vedrà imputato davanti al Tribunale di Brescia. L’ultima, non per importanza, è la contestazione di avere sostanzialmente favorito gli amministratori del Monte Paschi di Siena, omettendo di indagare su fatti aventi rilevanza penale relativi alla gestione di derivati per centinaia di milioni di euro.
Non mi risulta che vi sia un precedente di un procuratore della Procura più importante d’Italia, insieme a quella di Roma, che, una volta pensionato, abbia avuto un seguito di così numerose inchieste collegate alle funzioni svolte. C’è da aggiungere che il dott. Greco ha dimostrato di non avere alcuna intenzione di abbandonare la ribalta, tant’è che, tre mesi dopo il pensionamento, è stato nominato super consulente alla legalità del Comune di Roma. L’incarico è importantissimo, all’altezza del personaggio, dovendo controllare l’utilizzo dell’enorme flusso di denaro di Roma Capitale. Non so quanto percepisce il dr Greco per quest’incarico né se ha facoltà di avvalersi di collaboratori presi fuori dall’organico del Comune. Mi sembra chiaro però che esso gli conferisce un grande potere e una forte influenza non solo a Roma ma su tutto il territorio nazionale.
Per carità, un ex Magistrato che negli ultimi trent’anni, dai tempi di “mani pulite”, è stato dentro le inchieste più importanti del Paese non avrebbe potuto accettare un incarico qualunque, com’era accaduto qualche mese prima al suo omologo di Roma, Pignatone, nominato Presidente del Tribunale della Santa Sede. Non vorrei essere irriverente, ma è come dire che dopo avere retto la giustizia penale a Roma caput mundi non resta che il Regno dei cieli. Pignatone però è andato via da Piazzale Clodio senza conseguenze, designando il suo successore poi disarcionato dal Consiglio di Stato e rimanendo solo sfiorato dalle rivelazioni di Palamara, che lo cita di continuo attribuendogli il ruolo di capo della cordata che lo ha affossato senza riuscire tuttavia a farlo entrare come indagato in qualche indagine, anche per il mancato funzionamento, in quella sola occasione, del troian inserito nel suo cellulare.
È probabile che le strade dei due ex Procuratori non si incrocino a differenza di quanto avverrà, con ogni probabilità, con gli ex colleghi ancora in servizio a Roma, coi quali Greco dovrà necessariamente interloquire a ragione del suo incarico. L’asse Roma-Milano è quello fondamentale in tutti i settori, compreso quello giudiziario, e chissà se questo spostamento del dott. Greco dalla capitale degli affari a quella istituzionale, come è stato per un altro verso per il dott. Davigo, non sia foriero di sviluppi interessanti.
Io credo che siamo alla vigilia di scelte molto importanti nel settore giudiziario. L’iter parlamentare della proposta Cartabia di riforma del sistema elettorale del Csm è già in affanno per la presentazione di 700 emendamenti anche da parte dei gruppi che fanno parte della maggioranza. La possibilità di varare la nuova legge prima del rinnovo dell’organo di autogoverno a luglio, sono minime. La scadenza elettorale referendaria è molto vicina e, nonostante se ne parli pochissimo, i quesiti sono talmente rilevanti e incidono direttamente sui diritti dei cittadini da far ritenere che l’attenzione intorno ad essi crescerà. Nello stesso tempo alcuni processi che si annunciano gravidi di sorprese sono alle porte mentre il CSM più screditato di sempre si appresta a fare nomine importantissime destinate a incidere per anni sulla realtà giudiziaria italiana.
C’è molta carne al fuoco e speriamo che l’arrosto non vada in fumo!